La sicilia continua a pagare un prezzo altissimo in termini economici, produttivi ed occupazionali per via della crisi, ma anche a causa della incapacità del governo regionale di introdurre correttivi adeguati. L'utilizzo della cassa integrazione ne è un esempio, così come costituisce un segnale inconfutabile l'aumento dell povertà con percentuali a due cifre che impressionano per dimensione.
La formazione nelle ‘grinfie’ delle spa
La Sicilia continua a pagare un prezzo altissimo in termini economici, produttivi ed occupazionali per via della crisi, ma anche a causa della incapacità del Governo regionale di introdurre correttivi adeguati. L’utilizzo della Cassa integrazione ne è un esempio, così come costituisce un segnale inconfutabile l’aumento dell povertà con percentuali a due cifre che impressionano per dimensione.
In questo marasma generale caratterizzato dall’assenza di investimenti delle imprese, si pone in controtendenza il settore della formazione professionale. Infatti, il trasferimento delle attività formative sul Fondo sociale europeo (Fse) ha reso appetibile il settore alle società di capitali. Diverse spa hanno letteralmente ‘aggredito’ l’Avviso 20/2012 per lucrare utili senza valorizzare e promuovere i lavoratori del sistema formativo verso un impiego produttivo in termini di ricadute sul mercato del lavoro; anzi, facendo esattamente il contrario, licenziando per assumere forze fresche pagate meno.
In molti casi, diversi Enti formativi hanno speculato sull’utilizzo della Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd) per il proprio personale, ottenendo comunque il finanziamento a valere sull’Avviso 20/2011. Speculazioni bell’e buone, insomma.
Ma se i lavoratori sono posti in Cassa integrazione, tolti i casi di presunte minacce perpetrate sul posto di lavoro a danno del lavoratore, chi si dovrebbe occupare della formazione indirizzata ai lavoratori sospesi per riqualificarli e tentare il reinserimento lavorativo? La verità è che chi è in Cigd, non potendo lavorare, è impossibilitato ad erogare la formazione professionale in favore dei lavoratori posti in mobilità. Quindi non solo la crisi, non solo l’impennarsi dei dati sull’accesso in Cassa integrazione del personale della formazione professionale, ma anche l’incapacità degli Enti formativi di fornire risposte al mercato del lavoro.
Tema, tra l’altro, reso ancora più spinoso dal fatto che proprio dagli Enti formativi ci si attenderebbe una possibile soluzione per riqualificare quel personale posto in mobilità e che, prima o dopo, sarà necessario inserire di nuovo nel difficilissimo mondo del lavoro.
In un articolo pubblicato su quotidiano La Sicilia dello scorso 17 settembre, Aurelio Guccione, esperto di economia sociale e formatore ha fatto una chiara e condivisibile analisi del settore.
“Peccato – spiega Aurelio Guccione, esperto di economia sociale e formatore – che la Regione Sicilia abbia del tutto smantellato il settore della Formazione. Tra l’altro, colpendo soprattutto gli Enti storici che da decenni svolgono un ruolo sociale insostituibile. Oggi rischiamo di perdere professionalità eccezionali proprio a causa di una politica regionale che mi pare irresponsabile. Oggi il settore della formazione poggia interamente sul Fondo sociale europeo che, però, ha delle regole incompatibili con quelle della formazione. Il risultato è che finiscono per essere avvantaggiati i capitani di impresa, che pensano solo al profitto aggredendo i fondi europei e si rovinano quegli Enti storici che sono diretta emanazione delle associazioni dei lavoratori”.
Questa testata giornalistica da tempo sostiene queste ragioni e insiste nel ritenere approssimativa e probabilmente clientelare la riforma della formazione professionale voluta da Lombardo, Albert e Centorrino. Inoltre, continua Guccione, un ulteriore problema è dato proprio dalla scarsa propensione delle imprese a formare i propri dipendenti. “Le cifre – spiega il nostro interlocutore – dicono che in Italia la formazione continua è di tre punti percentuali al di sotto della media europea. Ed occorre precisare che in tale percentuale è già inserita la formazione relativa alla sicurezza in azienda. Nulla a che vedere con il miglioramento delle performance professionali. Credo che la crisi sia – prosegue Gucciardi – dovuta anche a questa mancata forma di investimento da parte delle aziende. Il personale ben formato, infatti, può arginare la crisi e fornire leve e competenze per risollevare le sorti dell’impresa”.
Scarsa la percentuale di erogazione della formazione continua da parte delle aziende in favore dei propri dipendenti. E meno male che Confindustria ha più volte denunciato gli sprechi nel settore della formazione professionale per poi mostrarsi incapace di gestire la formazione per i dipendenti delle aziende associate.
Intanto, sempre per tenere viva la pressione su Ludovico Albert, uomo sponsorizzato in Sicilia dal Pd romano (Bersani, D’Alema e Fassino), diciamo subito che oltre 500 lavoratori del settore hanno depositato in assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale, lo scorso 17 settembre, un atto di diffida. Si tratta di un tentativo di ripristinare la legge regionale numero 24 del 1976 a suon di sottoscrizioni. Peraltro sono ancora in corso le raccolte di firme su base regionale. Un’ennesimo spaccato degli effetti devastanti prodotti dalla innovazione ‘epocale’ del settore della formazione professionale targata Pd. La redazione attende sempre la replica dell’interessato che ad oggi non saprebbe, con ogni probabilità, cosa dire.