Di davide d'avenia
Onore agli azzurri, pensiamo al mondiale
di Davide D’Avenia
Una fantastica incompiuta. Tale rimarrà l’Italia che nella finale del campionato europeo è stata abbattuta dai colpi spagnoli. Risultato finale impietoso, 4-0 a favore delle “furie rosse”, epilogo che però non rende merito al grande Europeo fatto dagli azzurri di Cesare Prandelli.
La conquista della finale è sostanzialmente merito del tecnico della nazionale, capace di compattare il gruppo e soprattutto di creare un nuovo stile di gioco, proprio più vicino agli spagnoli che all’italica tradizione “catenacciara”. Stile di gioco che però non si è visto proprio in finale contro gli spagnoli, forse per la stanchezza accumulata in un mese con tantissime gare ravvicinate e sforzi sovrumani per sconfiggere Inghilterra prima, e Germania poi.
Sottolineare i grossolani errori di Prandelli nella finale non significa, però, non rendergli merito per il grandissimo lavoro svolto fin qui. Un lavoro che ci ritroveremo caro per il prossimo mondiale, quello che tra due anni ballerà al ritmo della musica brasiliana.
Forse è mancato un po’ di coraggio, lì dove non doveva mancare, in finale, per compiere l’ultimo passo verso la gloria. Schierare un difensore, Chiellini, al rientro da un infortunio muscolare, sulla fascia è un rischio troppo grosso, pagato a caro prezzo dopo appena 10′ con il gol di Silva. Nel calcio certi errori si pagano, e sciupare un cambio dopo appena un quarto d’ora per un difensore è un “harakiri” da principiante.
Situazione inspiegabile tanto quella del cambio di Thiago Motta, altro giocatore proveniente dall’infermeria, e che, come da malinconico copione, si rompe dopo appena cinque minuti. Forte squilibrio in parità numerica, eccessivo in inferiorità. Con l’Italia in dieci si tenta di portare in porto la nave senza ulteriori danni, ma gli ultimi due colpi di cannone spagnoli sono dietro l’angolo.
Una finale che disegna gli equilibri a favore della Spagna in maniera netta, forse troppo per quello che si è visto nell’arco dell’Europeo. Ma la storia non si fa ne con i se e ne con i ma. Onore agli azzurri, pensiamo ai mondiali.