Se n'era interessato in campagna elettorale, coinvolgendo anche l'associazione ambientalista, eppure «appena insediati, hanno fatto il contrario». È l'accusa di Roberto De Pietro, del gruppo etneo, al sindaco acese Roberto Barabagallo, dopo che la giunta ha approvato l'atto finale di un progetto che minaccia di devastare la riserva naturale. Guarda le foto
Timpa di Acireale, Legambiente vs Comune «Grottesca burocrazia in difesa di se stessa»
«Gli interventi previsti provocheranno indubbi danni alla fauna, alla flora e all’ambiente marino». Caratterizzato da «una ricca biodiversità vegetale e animale». Così, già nel 2008, la docente di Biologia marina dell’università di Catania Grazia Cantone avvertiva in una relazione della pericolosità del progetto sulla Timpa di Acireale. Eppure il piano è stato ripreso dopo anni dall’attuale giunta acese che, con una delibera di inizio mese, ha approvato la realizzazione di una barriera sottomarina nello specchio di mare davanti Grotta delle Colombe. Nonostante in campagna elettorale l’attuale sindaco Roberto Barbagallo avesse persino organizzato un incontro sul tema, invitando Legambiente Catania. «In quell’occasione avevo spiegato in una relazione tutto quello che l’amministrazione non avrebbe dovuto fare. Ma loro, appena insediati, hanno fatto il contrario», racconta l’ambientalista Roberto De Pietro.
Il progetto parte da lontano e, dal 2006, prevede la realizzazione di un sentiero e di azioni per evitare la naturale erosione costiera. Il sentiero viene effettivamente creato, «sebbene non in pietra lavica come previsto, ma in cemento rivestito, e con un iter complicato, comprese alcune sanatorie», spiega De Pietro. Per quanto riguarda il tentativo di mettere in sicurezza la natura, invece, tra il 2008 e il 2009, vengono posati tre strati di grandi reti metalliche. «Tagliando la macchia mediterranea, togliendo i massi instabili e provocando un’erosione fino a cinque metri – continua il volontario di Legambiente – Proprio quello che avrebbero voluto evitare e in una concentrazione tale che, se fosse avvenuto naturalmente, ci sarebbero voluti secoli». Dopo la posa delle reti, tutto tace. Compresa la risposta sul progetto alternativo presentato da Legambiente e che mirava a evitare l’erosione artificiale delle acque che scaricano vicino alla Timpa e non a mare, in modo controllato.
Tutto tace, appunto, almeno fino a quando la Regione siciliana non si fa viva «per dire che, se non viene finito il progetto, si riprenderanno le somme dei finanziamenti». Così si arriva all’oggi e alla delibera per una barriera di pietrame lavico lunga 217 metri. «Approvata dalla giunta in considerazione del fatto che il progetto è corredato dei pareri favorevoli degli organi preposti competenti e lassessorato regionale al Territorio e ambiente espresse giudizio favorevole di compatibilità ambientale – fa sapere il Comune di Acireale in una nota – Lattuale Amministrazione ha dovuto tener conto anche la pena della revoca del finanziamento complessivo per unopera già in parte realizzata». «Una grottesca burocrazia che difende se stessa», risponde De Pietro. Riferendosi a un progetto che avrebbe avuto un iter burocratico misterioso, senza dimenticare la sua applicazione all’interno della riserva naturale e sito di interesse comunitario Timpa di Acireale. Per questi e altri motivi l’associazione annuncia un esposto alla Procura. «Ma, al di là dell’aspetto formale, la cosa pazzesca è tutto il fatto in sé – conclude – Si sono scambiati gli ambienti naturali per cantieri».