L'occasione è stata utile per scattare una fotografia sul panorama turistico sull'Isola, alla luce della pandemia che apre a nuovi scenari e analizzando la distribuzione provinciale degli alloggi disponibili e lo stato delle infrastrutture sull'Isola
Confcommercio, la prima conferenza di sistema per il futuro Il turismo siciliano dopo il Covid tra posti letto e competitor
«Siamo chiamati a ricostruire, tutti insieme, il futuro delle nostre imprese». È un periodo storico in cui, oltre a riaffermare le ragioni
della libertà, della democrazia e del diritto internazionale, è fondamentale fronteggiare sfide straordinarie che
richiedono flessibilità delle politiche di bilancio e sostegno degli investimenti». Con queste parole Gianluca Manenti, presidente di Confcommercio Sicilia, ha dato il via ai lavori della prima conferenza di sistema tenutasi a Marsala. «Un futuro difficile ma che non deve farci paura – ha proseguito Manenti – un futuro che ci vedrà impegnati anche a gestire e controllare le opportunità
che derivano dalle politiche tradizionali di coesione insieme a quelle di ambito europeo».
Un incontro in cui a farla da padrone sono state le relazioni degli esperti. La prima si è concentrata sul turismo e sulla reputazione
della Sicilia. Il destination reputation index classifica il settore alberghiero isolano
con un indice pari al 7,9, l’extra alberghiero con l’8,1, le attrattive all’8,7 e la
ristorazione all’8,3. Le indicazioni arrivano da Josep Ejarque, esperto di destination
management e destination marketing. Per quanto riguarda altri fattori, la Sicilia risulta
essere, nella scala di indici da 0 a 100, a quota 90 per mangiare e bere, 85 per
l’accoglienza, 82 per attrattive, 75 per mare e spiagge, 70 per alloggio e convenienza
ma si arriva, com’è facilmente intuibile, a 50 per quanto riguarda i trasporti.
Con
riferimento, invece, alla distribuzione provinciale dei posti letto, primeggia, nel settore
alberghiero, con 31885 unità (pari al 25,4 per cento) e nel settore extralberghiero con 17779
unità (pari al 20,4 per cento) la provincia di Messina; seguono Palermo (26290
nell’alberghiero e 13.817 nell’extralberghiero), Trapani (17.325 alberghiero e 15.685
extralberghiero), Siracusa (12.466 alberghiero e 7.505 extralberghiero) e Catania
(12.071 alberghiero e 11.312 extralberghiero).
Altro dato interessante è quello che riguarda le destinazioni turistiche competitor della
Sicilia: a Malta gli arrivi nel 2021 sono pari a un milione (permanenza media 8,7 giorni),
660mila nel 2020 (7,9 giorni di permanenza media) e 2,7 milioni nel 2019 (7 giorni di
permanenza media. Nelle Baleari gli arrivi nel 2021 sono stati 8,7 milioni (permanenza
media 5,1 giorni), 1,7 milioni nel 2020 (4,1 giorni permanenza media) e 13,7 milioni
nel 2019 (5,6 giorni). In Sicilia, gli arrivi nel 2021 sono stati 2,5 milioni (permanenza
media 3,5 giorni), 2,2 milioni nel 2020 (3,4 giorni) e 5,1 milioni nel 2019 (3,1 giorni).
Ejarque affronta anche la prospettiva del turismo post-Covid: destinazioni vincenti
propongono e offrono benefici personali al turista e fanno leva sul perché,
sull’esperienza nella destinazione; destinazioni in stallo propongono prodotti, facendo
leva sul “cosa”, cosa fare nella destinazione; destinazioni perdenti, invece, propongono
il territorio, fanno leva sul vedere. Neanche nel 2022 il turismo potrà ridiventare
normale. Una nuova normalità è attesa, invece, nel 2023.
In relazione allo scenario del turismo per la Sicilia, il Covid non è stato un disruptor ma ha accelerato le tendenze già in atto: un mercato dell’incoming diverso, una
domanda turistica diversa, comportamento d’acquisto diverso, un customer journey
variato, comportamento dei turisti in destinazione diverso.
Dalla relazione di Andrea Appetecchia, responsabile Osservatorio logistica e trasporto
merci dell’Isfort, l’analisi riguardante le infrastrutture nell’isola: l’attraversamento dello
Stretto rimane un vincolo competitivo rilevante. Per 3 modalità su 4 la Sicilia è
sostanzialmente tagliata fuori dalle principali direttrici di traffico, per non parlare del
fatto, poi, che all’interno del contesto siciliano si avverte un grave squilibrio tra
quadrante Nord orientale e quadrante Sud occidentale, uno squilibrio che non è
confermato del tutto dalle vocazioni produttive. La Sicilia ha decisamente puntato sul
quadrante Nord orientale (Palermo, Messina e Catania).
Ma c’è il paradosso che i distretti produttivi della Sicilia non sono tutti collocati nel quadrante Nord orientale,
come i sistemi locali a vocazione agricola dell’Agrigentino o del Ragusano o i sistemi
locali della petrolchimica e della farmaceutica del Siracusano.
Gli squilibri regionali sono dati: da un sistema autostradale frammentato e bisognoso di
una profonda opera di manutenzione; da un sistema ferroviario che deve avvicinare
l’alta velocità al fine di potere connettere Reggio/Villa a Roma in tre ore e quindi le
città metropolitane siciliane utilizzando navi ro-ro per ridurre nell’immediato i tempi di
attraversamento e potere ottenere un collegamento Palermo-Roma in meno di cinque
ore in presenza di attraversamento stabile, come il Roma-Torino; dal sistema portuale
che, a partire dai tre grandi porti commerciali di Augusta, Palermo e Messina deve
essere potenziato nelle infrastrutture fisiche lato mare e lato terra.
«Queste indicazioni – ha affermato il presidente regionale Confcommercio Sicilia Gianluca
Manenti – ci servono per capire quali dovranno essere le strategie da attuare nel breve e
medio periodo. Non possiamo più perdere tempo. E anche con il supporto delle
istituzioni dobbiamo essere in grado di attivare delle linee strategiche univoche per
garantire le risposte che il nostro settore, ma direi l’economia in generale, si attende».