25 Aprile: in Sicilia tornano i mafiosi

Scampagnate e arrostite di carne durante una (si spera) bella giornata da passare in compagnia di amici: questa la ‘forma’ del rituale di festa del giorno commemorativo che ci è sempre stato proposto come quello della ‘liberazione’ dal nazi-fascismo, il 25 aprile 1945. Si prende come commemorativa una data chiaramente nazionale, in realtà poco specificante le diversità di questa ‘liberazione’, a seconda delle aree geografiche nazionali interessate.
La Sicilia fu nominalmente fuori dal vortice nazi-fascista già nel luglio 1943, tramite lo sbarco anglo-americano iniziato tra Gela, Pachino e Siracusa. Essa, dunque, fu ‘liberata’ prima del resto d’Italia: ma cosa comportò tale ‘liberazione’? Facciamo un freddo ma esaustivo elenco:
1) gli anglo-americani, d’accordo con i servizi segreti antifascisti italiani, permisero il ritorno dei maggiori esponenti mafiosi sull’Isola, così da avere dei buoni alleati che conoscessero la popolazione e il territorio da tenere a bada, popolazione che, lo ricordiamo, era l’unica rispetto al resto dell’Italia successivamente liberata ad essere considerata ‘nemica’ e non ‘cobelligerante’, poiché gli accordi con il governo post-mussoliniano di Badoglio non erano ancora stati presi;
2) nonostante le simpatie per il separatismo, gli anglo-americani riconsegnarono la Sicilia all’Italia a causa di questioni internazionali, ovvero per evitare di aver scontri con la Russia sovietica, la quale pretendeva, in cambio del suo ‘sì’ ad una Sicilia indipendente, di avere una base militare nel Mediterraneo che fosse proprio in Sicilia o in altre zone strategiche, arrivando addirittura a chiedere di Gibilterra. Chiaramente, la richiesta fu respinta dalla controparte;
3) la riconsegna siciliana all’Italia ha innescato un’escalation di violenza in cui mafia, massoneria e politica istituzionale videro unificarsi in un sodalizio che costrinse la situazione siciliana ad incanalarsi verso un percorso di stasi socio-politica che continua tutt’oggi: emigrazione forzata, clientelismo, rifiuto di un’evoluzione civile, rifiuto di un’evoluzione economica.

Riflettendo su quanto la data del 25 aprile sia commemorativa di una reale ‘liberazione’, piuttosto che di un ennesimo luttuoso avvenimento per una parte di territorio italiano che non ha effettivamente nulla da festeggiare per la situazione in cui si trova, situazione il cui percorso ha avuto lo start proprio a causa degli avvenimenti di quegli anni, cos’è che si dovrebbe festeggiare, per noi siciliani? In questo senso, allora, il 25 aprile non è che l’ennesimo ‘specchio per le allodole’ di un’Italia che vuole affogare la sua popolazione in un oceano di illusioni filo-nazionalistiche, costruite ad hoc per mantenere inalterato una struttura politica che fa comodo a troppi.

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