Il 73enne, al centro dell'inchiesta 12 apostoli della procura etnea, scriveva libri e poesie sotto pseudonimo. Testi che, secondo una testimonianza, faceva leggere anche alle ragazze presunte vittime di abusi. Tra questi, c'è Amore maturo: storia di una ragazzina violentata, che si innamora di un 60enne. Guarda le foto
12 apostoli, il Pietro Capuana scrittore segreto La letteratura liberatoria di Emanuele Giordano
«Lui scrive libri con lo pseudonimo di Emanuele Giordano, lui mi ha dato un libro che trattava la storia di una ragazzina che aveva una relazione con un uomo più grande, nonostante il disappunto della società». «Lui» è Pietro Capuana, il 73enne che secondo la procura di Catania sarebbe a capo di una organizzazione a delinquere finalizzata all’abuso su minori. È R., una delle ragazze che lo hanno denunciato, a raccontare ai magistrati che l’arcangelo di Lavina ha un alter ego letterario. La giovane si riferisce in particolare al romanzo Amore maturo, titolo che è già un programma. Il volumetto, 64 pagine edite da Aceg (associazione cattolica Emanuele Giordano, con sede in via Roma 51 ad Aci Bonaccorsi, lo stesso indirizzo del Cenacolo), è del 1991. L’edizione è stata curata – come per le altre opere – dal giornalista Carmelo Di Mauro. Che, contattato al telefono, conferma la versione di R.: «Sì, è uno pseudonimo utilizzato da Capuana. I libri pubblicati – continua – sono circa una ventina». Romanzi, ma anche raccolte di poesie.
Come Pessoa, Capuana utilizza una identità alternativa, un eteronimo, per pubblicare storie. Ma non è Pessoa. Anzi. Amore maturo non meriterebbe dieci righe sul giornalino di paese, se non fosse per l’autore. La prosa è ampollosa, ripetitiva, non particolarmente brillante. Anche il nome e il cognome del suo alias sembrano provenire da un universo di senso che non sorprende, per un uomo che si dice vicino al padre eterno: Emanuele deriva dall’ebraico Immanuele e significa «Dio è con noi», mentre il Giordano è il fiume dove, secondo le scritture, vennero battezzati Gesù e i primi cristiani.
A colpire, tuttavia, è la trama del romanzo: Giorgia Darling, una ragazza giovane e inesperta del mondo, viene violentata sulla spiaggia da Simone, un coetaneo. Un evento che cambia il modo di percepire la vita della protagonista, e che le permetterà di conoscere, per caso, David Lasson, luminare internazionale di cardiologia, vedovo sulla sessantina. I due, l’anziano e la fanciulla, si innamorano perdutamente. Cercano di resistersi perché «la società non capirebbe», ma è tutto inutile. La passione prorompe, la coppia si sposa e concepisce un figlio. David però morirà prima della sua nascita. E se il decesso per infarto di un esperto di cardiologia – anche sul piano simbolico – può lasciare perplessi, l’epilogo non è da meno: a occuparsi dei bisogni di Giorgia e di suo figlio sarà proprio Simone, il suo stupratore, perdonato dalla ragazza che anzi, premurosamente, lo aiuterà a liberarsi dalla tossicodipendenza.
La violenza sessuale subita da Giorgia è la chiave di volta di Amore maturo. Nei giorni successivi, la ragazza sviluppa una presa di coscienza: i suoi discorsi, a volte degli autentici sermoni, sono sempre di più impastati di un elemento che si potrebbe definire femminismo, ma in una versione malintesa e caricaturale. «Forse quella esperienza aveva creato in Giorgia la donna, la vera donna, facendole scoprire la sua identità», scrive il narratore Giordano. «Una donna non è un oggetto, né una schiava, come invece insegnano le leggi orientali», spiega la protagonista, pur sempre impigliata a qualche luogo comune.
Pagina dopo pagina, il sesso si installa nell’andamento svogliato del romanzo e diventa un presenza ossessionante. Nel quinto capitolo – intitolato Donna a tredici anni – Giorgia racconta al professore il suo primo incontro con il desiderio. Avvenuto appunto all’età di 13 anni. Per un uomo molto più grande di lei, che però non la vuole. «Fui io a baciarlo, ad accarezzare il suo collo e il suo petto villoso. Per tutta risposta si alzò e scappò via gridando: “Sei pazza? Mi vuoi mandare in galera!?”. Mi chiuse la porta in faccia mentre gli urlavo: “Finocchio, finocchio“». Frammenti da un capolavoro. Eppure, la giovane conclude: «Io gli avrei dato la mia verginità e non me ne sarei pentita, anche se ero piccola». «Quante sofferenze – sospira – perché a torto sentivo di fare l’amore con un uomo e avevo solo tredici anni». Poco più avanti si trova un brano in cui la ragazzina si fa quasi oracolare: «Viviamo una grande realtà, oltre quella del nostro pensiero: la realtà sessuale», e le scuole «si devono adattare a tale consapevolezza se non si vuole che il mondo degli adolescenti si trasformi in un covo di mostri e maniaci».
L’illuminazione post stupro di Giorgia non prevede però un avvicinamento alla politica e all’impegno civile. E il suo femminismo, a ben vedere, è molto lontano dalla parità di genere propugnata dal movimento per i diritti delle donne o dai partiti: «Anche se aveva aderito per inerzia, perché donna, trovava banali, senza senso quei comizi, i congressi di quei partiti che appoggiavano il sesso femminile. I movimenti femministi già da tempo si muovevano in tutta Europa: un gran vociare… niente di concreto!», pontifica Giordano. Ma sull’importanza dell’educazione sessuale nella pubertà non ammette sconti. «Su certi argomenti… tabù! – spiega a una madre all’antica – E allora viene informata da un’amica, che possibilmente vive in una situazione peggiore della sua, dai giornali pornografici o dalla televisione mediante certi films spinti».
C’è ancora spazio per qualche battuta della protagonista sui «froci». Se nella mentalità di Giorgia l’omosessualità non è peccato e anzi va tutelata come naturale forma di diversità, la ragazza ha di sicuro qualche problema nel capirne l’origine: «Nessuno li può condannare: sono così per cause fisiologiche, cause ormonali». Nemmeno il fenomeno delle dipendenze viene rappresentato in modo particolarmente realistico. Simone, finito a chiedere l’elemosina per strada, «drogato e alcolizzato», viene disintossicato in pochi giorni, come per magia. «Era fuori pericolo, era uscito dalla morsa della droga».
Come detto, il romanzo viene pubblicato nel 1991. Non viene messo in vendita. Non è dato sapere quale sia il numero di copie della prima stampa. Nella prefazione, Carmelo Di Mauro ricostruisce la bibliografia di Giordano/Capuana: la sua prima pubblicazione è del ’78, con la raccolta di poesie Il buio e l’alba, stampata da Galatea editrice. Poi verranno, per gli stessi tipi, altri due esperimenti lirici: Piccoli e forti nel ’79 e Verità nascoste nel 1980. Anno in cui l’autore pubblica anche «il suo primo grosso successo», il romanzo Sunrise. Seguiranno ancora due ulteriori racconti lunghi: un interessante, almeno dal titolo, Il sacerdote, del 1988 (volume che MeridioNews è in procinto di avere), e una concessione alla fantascienza, con l’epico Missione Smirkus, la Terra fonde. Oltre al libro di poesie D’impeto. Queste opere sono state pubblicate con l’etichetta Aceg.
Nei primi anni Ottanta il territorio comincia ad accorgersi del talento cristallino di Giordano. Sul suo profilo Fb, Di Mauro espone alcune fotografie di quel periodo. Le immagini immortalano una iniziativa organizzata ad Acireale, in municipio: si tratta di una mostra di pittura chiamata Un linguaggio giovane. «Gli studenti del Liceo artistico esponevano opere pittoriche ispirate alle poesie di Emanuele Giordano», dice la didascalia vergata dal giornalista. Alla manifestazione, incredibilmente, partecipa anche Danilo Dolci, sociologo della nonviolenza. Il Gandhi italiano appare in una foto in terza fila. In un altro scatto, si torna alla famiglia Capuana: il figlio minore di Pietro, Salvo (non coinvolto nell’inchiesta 12 apostoli), in età infantile, ritira un premio dedicato al misterioso, almeno pubblicamente, Emanuele Giordano. «Era il 1980 – scrive Di Mauro – Stavo presentando, all’auditorium di San Giovanni Nepomuceno di via Romeo ad Acireale, il romanzo Sunrise».