10 Novembre 1995, un giorno sciagurato per la Nigeria

Titolo: Un giorno in Nigeria: 10 novembre 1995 (tratto da Transistor radio); Autore: Ken Saro-Wiwa; Regia: Emanuela Pistone; Traduzione: Paolo Maddonni; Adattamento: Compagnia Isola Quassùd; Immagini: Antonio Micalizzi; Interpreti: Badou Gueye, Mansour Gueye, Kadhy Diane, Valentina Ferrante, Samantha Intelisano, Rufin Don Zeyenounin

Emanuela Pistone, ideatrice e fondatrice dell’associazione per la promozione socio-culturale Isola Quassùd, presenta un’interessante lavoro teatrale che analizza la tematica sociale nigeriana al tempo del compianto Ken Saro-Wiwa, scrittore, editore e funzionario statale del suo amato paese al tempo delle lotte per le nuove forme di spoliazione economica ambientale ai danni della Nigeria negli anni ’80 e ’90. Il poliedrico intellettuale venne impiccato per ordine della giunta militare del generale Sani Abachi il 10 novembre del 1995, assieme ad altri esponenti del suo movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni. Egli, infatti, nacque sulle sponde del fiume Niger e con gli altri nigeriani di quella comunità sperimentò in prima persona l’invasione delle multinazionali del petrolio.

Le richieste dell’associazione fondata da Saro-Wiwa miravano ad integrare la gente della comunità nei lavori dell’estrazione del petrolio, una “pretesa” non troppo esigente, visto che quelle famiglie videro la distruzione delle loro terre. Si trattava dunque di una giusta rivendicazione, per “piangere soltanto con un occhio” e per avere almeno una speranza di lavoro per molti nigeriani. Quelle richieste non vennero mai accordate, dato che le multinazionali, in particolare la Shell, avevano già portato in Nigeria i loro lavoratori. L’intellettuale lottò rigorosamente, diventando un paladino della nuova indipendenza africana, opponendosi a questa nuova sconsolante ingiustizia e col tempo divenne un personaggio molto “scomodo” per il suo governo.

Il suo impegno, – ci spiega la regista – come quello di moltissimi altri autori africani, si è concretizzato con la sua opera letteraria, oltre che con i doveri che la sua associazione si era preposta di raggiungere. L’Africa ha sempre avuto una tradizione orale che ha celebrato le memorie ed i costumi delle sue società, tuttavia col tempo questa è diventata scritta, anche se in molti casi si è trattato di un fenomeno elitario, dato che l’analfabetismo raggiunge altissimi livelli in quegli stati. Per questo gli scrittori africani sono più conosciuti fuori dal loro continente.

Ken Saro-Wiwa fu autore di due poemi, Anche questa Nigeria e Canzone Ogoni, dai quali fu in seguito tratto e composto il breve atto unico comico La Radio a transistor. L’opera messa in scena venerdì 20 aprile all’auditorium De Carlo dell’ex monastero dei Benedettini di Catania fa parte di una serie di brevi sit-com che lo scrittore africano creò per la radio, una commedia esilarante ma allo stesso tempo drammatica, poiché mette in luce le gravi problematiche sociali nigeriane.

I due personaggi protagonisti, Basi (Mansour Gueye) e Alali (Badou Gueye), due giovani venuti via dal villaggio per l’attrazione della grande città di Lagos, ogni giorno combattono contro la fame e la miseria, che ora prendono forma e si incarnano nel personaggio della perfida padrona di casa, Madam (Valentina Ferrante), impaziente di ricevere la pigione per l’affitto, ora assumono le sembianze di Mister Newmann (Samantha Intelisano), un falso esattore delle tasse che vuole derubare i due poveri amici. La messinscena, piuttosto essenziale, vuole sottolineare l’abile uso dell’ironia e della comicità, per presentare le reali vicende dei personaggi protagonisti. Intorno a dialoghi e monologhi drammatici si avverte una grande denuncia politica e sociale che Ken Saro-Wiwa aveva già manifestato, sin dalle prime ingiustizie che aveva avuto modo di vedere con i suoi stessi occhi.

La Radio a transistor presenta anche una interessante sperimentazione del linguaggio, che vede nell’opera la presenza di diversi codici linguistici per sottolineare i vari aspetti multi-etnici esistenti all’interno dello stato africano. La commedia può essere considerata come una sorta di testamento di Ken Saro-Wiwa, ovvero una dichiarazione, molto simile a quella che lo scrittore fece davanti al tribunale che lo condannò e che non gli fu concesso di leggere.

Il grande successo riscosso dal lavoro della regista Emanuela Pistone rispecchia un importante interesse per questioni di cui non tutti sono a conoscenza, per questo lo spettatore è in grado di poter comprendere il significato delle problematiche politiche e sociali della Nigeria e delle altre comunità africane.

                                                                                   

 

                                                                                                   Foto di Francesco Aloisio


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