Wind Jet, aperta procedura di mobilità Licenziati in massa 504 dipendenti

«Incapace di proseguire l’attività con l’unica prospettiva di essere posta in liquidazione». Non lasciano spazio ad equivoci ed interpretazioni, questa volta, le parole con cui la compagnia aerea catanese Wind Jet annuncia che la società si vede costretta a comunicare la necessità di procedere a un licenziamento collettivo di personale, conseguenza della crisi economica in cui l’azienda del patron del Calcio Catania Antonino Pulvirenti versa ormai da anni. A pagarne le spese saranno 504 dipendenti di cui 442 assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato e 62 a tempo determinato. A cui si sommano un dirigente e cinque collaboratori.

Leggi la lettera dell’azienda ai sindacati

I toni della lettera, a firma dell’amministratore delegato Stefano Rantuccio, indirizzata ai rappresentanti sindacali aziendali, alla segreteria della Filt Cgil e della UilTraporti, sono lontani da quelli ottimistici del presidente Antonino Pulvirenti che pochi giorni fa si diceva soddisfatto dell’accordo firmato il 13 aprile scorso con Alitalia per l’integrazione delle due compagnie. La Cgil ha cercato di rassicurare i 504 lavoratori Wind Jet con la promessa di adoperarsi sia per la salvaguardia dei posti di lavoro sia per la concessione degli eventuali ammortizzatori sociali. La UilTrasporti Nazionale, invece, avrebbe invitato i dipendenti Wind Jet a richiedere i crediti pregressi all’azienda. Ai lavoratori non sono ancora stati corrisposti gli stipendi di febbraio, marzo e aprile e la tredicesima del 2011.

«Nonostante le potenzialità di mercato e la volontà di affermare la compagnia sul territorio nazionale ed estero, testimoniato dall’aumento dei voli in incremento del 25 per cento dal 2007 al 2011 e dall’acquisizione di nuove tratte, la Wind Jet s.p.a si trova ad oggi ad affrontare una pesantissima situazione di crisi economica», si legge nella lettera. Difficoltà che si inserirebbero, secondo i vertici aziendali, nella situazione di forte disagio economico che sta interessando l’intero settore del trasporto aereo. La crisi economica generale, scrivono, «ha determinato infatti un brusco calo dei viaggi aerei che ha causato, come noto, il fallimento di compagnie aree poi acquisite da gruppi più grandi». Una storia che sembra ripetersi proprio con la low cost catanese, che ad oggi ha in attivo 22 destinazioni di cui 12 italiane e dieci europee e ha in forza una flotta di 12 airbus basati su Catania e Palermo.
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Ma i numeri che colpiscono sono quelli della crisi. I risultati registrati negli ultimi tre bilanci d’esercizio della società testimoniano perdite economiche pesantissime dal 2009 al 2011: «A fronte di una perdita di euro 182.577 nel 2009, si è passati a più di tre milioni nel 2010 e per l’anno 2011 si prevedono perdite superiori ai dieci milioni di euro», fanno sapere dalla Wind Jet. A causare queste perdite sarebbero stati l’enorme aumento dei costi delle materie prime (carburante) e dei servizi accessori, e incidenti ed eventi eccezionali «che hanno significato costi importanti alla lunga insostenibili per la compagnia», spiegano. Eventi imprevedibili che hanno causato perdite e un grosso danno di immagine, come il birdstrike all’aeroporto di Parma nel 2009 che secondo la compagnia ha causato danni al motore dell’aeromobile coinvolto per sette milioni di euro, oltre a quelli – stimati in due milioni di euro – causati da una grandinata quello stesso anno all’aeroporto di Palermo. Ma ad aver dato il colpo più duro alla società di Pulvirenti sarebbe stato soprattutto l’incidente del 24 settembre 2010, sempre a Palermo, che ha provocato danni per un ammontare complessivo di 20 milioni di euro. Un incidente che era stato già stato individuato come la motivazione di diversi licenziamenti attuati dalla compagnia etnea.

A questi motivi, rende noto l’azienda etnea, si aggiunge la richiesta da parte delle banche dell’immediato rientro delle esposizioni, determinando «una carenza di liquidità che pesa fortemente sulle spese correnti dell’attività aziendale». L’azienda annuncia anche che a copertura delle perdite, all’approvazione del bilancio 2011, dovrà ridurre il capitale sociale.

I tempi per l’attivazione della procedura di mobilità saranno quelli previsti dalla normativa vigente. E dal canto suo la Filt Cgil assicura un costante e totale controllo nella gestione della procedura e nell’eventuale passaggio azionario. Mentre l’azienda si dichiara «non in grado di programmare misure per fronteggiare le conseguenze sul piano sociale dell’attuazione del programma di mobilità», e si dice «disponibile alla verifica ed analisi di soluzioni alternative ipotizzabili, ivi compresa il ricorso agli ammortizzatori sociali applicabili».

Sulla recente acquisizione da parte della compagnia di bandiera la Wind Jet si mantiene vaga e annuncia che «nonostante le profonde ed oggettive difficoltà menzionate, sussiste l’ipotesi di un possibile e parziale recupero del business di Wind Jet, salvando quindi parte della forza lavoro in essa occupata attraverso l’intervento di soggetti terzi del settore, come peraltro reso noto attraverso comunicazioni di stampa». Un’operazione che però dipende da diverse variabili, come l’approvazione dell’operazione da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato e che comunque comporterebbe una gestione degli esuberi, specifica la low cost etnea.


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In una lettera a firma dell’amministratore delegato, Stefano Rantuccio, e indirizzata ai rappresentanti sindacali, all’ufficio regionale del lavoro e al ministero del lavoro, la compagnia aerea etnea annuncia che oggi è stata aperta una procedura di mobilità. Un licenziamento collettivo di personale per far fronte ad una crisi diventata insostenibile, «necessaria conseguenza della programmata cessazione di ogni attività della Società», si legge nella comunicazione

In una lettera a firma dell’amministratore delegato, Stefano Rantuccio, e indirizzata ai rappresentanti sindacali, all’ufficio regionale del lavoro e al ministero del lavoro, la compagnia aerea etnea annuncia che oggi è stata aperta una procedura di mobilità. Un licenziamento collettivo di personale per far fronte ad una crisi diventata insostenibile, «necessaria conseguenza della programmata cessazione di ogni attività della Società», si legge nella comunicazione

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