Federica Grasso ha aperto un laboratorio di decoro ispirato dal rispetto della tradizione. Nei giorni scorsi qualcuno ha dato fuoco al locale. «La prima cosa che ho pensato è stato a un guasto all'impianto elettrico, ma la luce funziona ancora», racconta
Via Sant’Anna, incendiata la bottega Fucina Sikula Benzina sullo zerbino. «Spaventati, non molliamo»
«Il fuoco veniva dalla porta, il tappetino era intriso di benzina». È la breve ricostruzione di quanto avvenuto la sera del 4 aprile al civico 4 di via Sant’Anna a Catania. Una delle traverse che collega via Vittorio Emanuele a via Garibaldi. A parlare è Federica Grasso, dell’associazione d’arte popolare Fucina Sikula. «Appena ho saputo – racconta la giovane a MeridioNews – mi sono precipitata. C’erano i vigili del fuoco, un sacco di fumo e i carabinieri che, seguendo le tracce, cercavano di capire da dove fosse partito l’incendio. La prima cosa che ho pensato – continua – è stato a un guasto all’impianto elettrico, ma come vedi la luce funziona ancora».
La 31enne realizza opere artigianali con materiale di riciclo, rispettando la tradizione dell’arte tipica siciliana. «Io tramando storia – sottolinea Federica – principalmente dipingo decori classici su oggetti antichi recuperati. Mi dedico a quest’attività da nove mesi». Riguardo le cause dell’incendio non c’è ancora nulla di ufficiale, le autorità hanno intanto sequestrato del tappetino. «Io penso che sia una stupidaggine, un atto delinquenziale, non darmi una spiegazione», aggiunge.
Il verbale dei carabinieri di Catania parla di «danneggiamento a seguito di incendio». Secondo quanto dichiarato dalla ragazza alle forze dell’ordine, i danni ammonterebbero a 1800 euro per le sole opere. A questi vanno aggiunti quelli alla porta e alle pareti, non ancora quantificati. «Ma i soldi non mi interessano – spiega Federica – il problema è che hanno attaccato un pezzo di storia. Questa è una bottega di valore inestimabile, uno dei tanti laboratori del falsario Paolo Ciulla». Nato a Caltagirone, visse tra Ottocento e Novecento, dedicandosi alla contraffazione di banconote raggiungendo quasi la perfezione. Un’attività che a Catania e non solo lo fece diventare quasi una leggenda. «In realtà era un’artista – sottolinea Federica – che ha rielaborato opere di fine Ottocento e inizi Novecento. Tra l’altro ci troviamo sotto Palazzo Verga. Se l’incendio avesse raggiunto la bombola del gas sarebbe stata coinvolta anche la biblioteca Verga».
La Fucina Sikula, infatti, non è solo un laboratorio, ma vuole essere anche un progetto di riqualificazione. «Altarino di Sant’Agata, Casa Verga e la Chiesa di Sant’Anna. Tutti monumenti abbandonati al degrado e che aprono solo per Sant’Anna e in questi giorni in occasione delle Verghiane. Via Sant’Anna ha un valore storico che deve essere valorizzato. Con le associazioni della via – spiega Federica Grasso – volevamo anche chiedere la possibilità di bloccare il transito veicolare e far chiudere la strada».
Nonostante l’incendio, la Fucina Sikula non vuole mollare: «Dopo 31 anni di sacrifici, un avvenimento del genere è pesante, ma continueremo a stare qui. Sono spaventata, ma non mi faccio intimorire. Ho un attestato da comì di cucina tipica siciliana che vale a livello europeo. Potrei lavorare ovunque. Ma non voglio andare da nessun’altra parte. Questa è la mia città».