Unict, se al concorso non vince il migliore Burocrazia vs merito a Economia

La selezione dei ricercatori e degli scienziati più capaci ed eccellenti rappresenta uno dei meccanismi più importanti per far progredire la ricerca scientifica. In Italia i concorsi universitari sono stati frequentemente oggetto di forti critiche sia per le modalità di selezione delle commissioni che per non aver scelto candidati eccellenti con criteri di merito condivisi dalla comunità scientifica.
Esiste a nostro avviso un altro aspetto, sconosciuto a gran parte del pubblico, ma estremamente rilevante nel determinare se un concorso va a buon fine o meno: il funzionamento delle “procedure concorsuali”.

Regole applicate alla lettera
In ogni concorso una quota consistente, forse la più consistente, del tempo è dedicato alla verbalizzazione delle operazioni svolte. Tutti i commissari sono sempre assai preoccupati di non riuscire a rispettare in modo rigoroso le norme procedurali previste dal bando di concorso, temendo possibili ricorsi al TAR, oppure eccezioni di forma da parte del rettore che dovrà firmare gli atti. Il rispetto letterale, prima ancora che sostanziale, delle norme procedurali è la cruna dell’ago attraverso cui passa il filo della selezione, determinandone spesso gli esiti. In altri termini, il fatto di essere un procedimento amministrativo non di rado snatura il senso e i risultati di una gara in cui comunque dovrebbe prevalere il merito.

Un recente concorso di Economia applicata bandito dall’università di Catania nel 2010 illustra bene questo problema. Il concorso ha avuto due vincitori – di affiliazione accademica non locale – che l’intera commissione (ad eccezione del membro interno, di nomina locale) ha ritenuto qualitativamente meritevoli, giudizio largamente condiviso dalla comunità scientifica.

Quando riscontra irregolarità formali, solitamente il rettore deve anzitutto restituire gli atti alla Commissione. Tuttavia a sorpresa il rettore di Catania, con decreto n.6314 del 12 ottobre 2010, ha rifiutato di approvare tutti gli atti e delibera lo scioglimento della commissione, una misura già applicata per altri due concorsi in altre discipline nello stesso ateneo. Dunque la decisione del rettore ha annullato non solo i risultati del concorso, ma azzerato tutto il processo di selezione dei commissari, imponendosi quindi al Miur. La motivazione su cui si regge l’intervento del rettore è puramente formale. Il bando del concorso prescriveva (art.6) ai commissari la seguente procedura: ”A seguito della valutazione delle pubblicazioni e dei titoli di ogni candidato, ciascun commissario esprimerà il proprio giudizio individuale e la commissione, quindi, esprimerà il giudizio collegiale”. La commissione ha interpretato la norma (e in particolare il significato della parola “quindi”) predisponendo dapprima tutti i giudizi individuali e poi, in una seduta successiva, quelli collegiali, comportandosi come avviene in moltissimi altri concorsi. Secondo il rettore invece la norma (e soprattutto la parola “quindi”) andava interpretata nel senso che per ogni candidato si dovevano dare prima i giudizi individuali e quelli collegiali e poi passare a un candidato successivo.

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Leggi gli atti del concorso e la documentazione legale successiva

di Franco Malerba e Francesco Silva

 

[foto da Wikimedia]


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