Unict, il Coordinamento critica il nuovo Cda «Non c’è nessuna stragrande maggioranza»

«Innanzitutto occorre fissare il concetto di stragrande maggioranza». Il Coordinamento unico d’Ateneo passa al contrattacco sulla nomina del nuovo consiglio di amministrazione dell’Università di Catania. Nella nota, chiara già dal titolo A sua immagine e somiglianza, si contestano numeri e cifre che, secondo quanto dichiarato dal rettore Antonino Recca darebbero legittimità ai recenti cambiamenti, ma dietro cui invece, secondo il coordinamento, si cela il dissenso di una parte della comunità accademica.

Prima di addentrarsi in numeri e percentuali occorre ricordare le modalità, stabilite dal nuovo e contestato statuto, che hanno portato alla scelta degli otto componenti (studenti esclusi) del consiglio di amministrazione. Tre sono i membri esterni scelti dal rettore e sottoposti al voto del Senato Accademico (Maria Caramelli, Rosario Pietropaolo e Angelo Sinesio). Gli altri cinque (Febronia Elia, Enrico Iachello, Agatino Russo, Salvatore Santo Signorelli e Maria Antonietta Toscano) sono stati scelti sempre dal rettore all’interno di una rosa di 23 candidati indicata dai dipartimenti. Ed è proprio su questo punto che si concentrano le critiche del coordinamento.

I votanti dei vari dipartimenti che hanno partecipato alla selezione dei 23 candidati sono stati 995 su 1447, il 68,76 per cento, «che come è noto – sottolineano ironici dal coordinamento – è quasi l’unanimità». Ma questa percentuale scende ancora se non si tiene conto delle schede bianche o annullate. «Il Magnifico – scrivono docenti e precari – evita di discutere i dati, per lui superflui, riportati nella terza colonna della tabella (voti ottenuti), che ammontano a 806». Con questi numeri la percentuale di chi ha espresso un voto valido scende al 55,70 per cento. «Un vero plebiscito» sottolineano dal coordinamento.

La disputa su quanti hanno partecipato alle elezioni dei candidati è importante perché quei numeri, sia per il rettore sia per il coordinamento, rappresenterebbero il vero indice di gradimento della comunità accademica nei confronti del contestato statuto. E, a seconda della lente con la quale si leggono, la situazione sembra radicalmente cambiare. «Capirà, speriamo, il Magnifico che la differenza non è di poco conto – sottolineano i docenti – la contestazione può essere espressa non votando, votando scheda bianca, votando un candidato ineleggibile o annullando volontariamente la scheda, scrivendoci sopra stragrande maggioranza, per esempio, o che altro si vuole». Una stragrande maggioranza dunque dietro cui si nasconderebbe «un consenso calante».

Altro spunto di critica è un’affermazione del rettore Recca, già entrata nel mirino del professore Giacomo Pignataro, ex preside della scuola superiore e membro uscente del consiglio di amministrazione. Il rettore ha voluto precisare che tra i 23 candidati ce ne sono sei «che hanno votato lo statuto». Questi, continua Recca, hanno costituito «la lista prioritaria per la scelta dei cinque docenti a far parte del Consiglio di amministrazione». Un’affermazione «candida e sincera» commentano dal coordinamento, che sarebbe la dimostrazione che «le persone che hanno da sempre avallato le scelte del rettore sono risultate anche le più idonee a ricoprire il ruolo di consigliere». Nessuna tregua, dunque, all’interno della comunità universitaria catanese.

Leggi la nota integrale sul blog del Coordinamento Unico d’Ateneo.


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L'associazione di docenti, ricercatori e precari catanesi contesta i numeri forniti dal rettore Antonino Recca. Tra chi ha partecipato alla scelta dei candidati al consiglio di amministrazione, secondo il coordinamento, molti hanno votato scheda bianca o nulla. «Un modo per dissentire dall'applicazione del contestato statuto». Così la percentuale dei votanti scenderebbe al 55 per cento.  «Non proprio un plebiscito» sottolineano i docenti

L'associazione di docenti, ricercatori e precari catanesi contesta i numeri forniti dal rettore Antonino Recca. Tra chi ha partecipato alla scelta dei candidati al consiglio di amministrazione, secondo il coordinamento, molti hanno votato scheda bianca o nulla. «Un modo per dissentire dall'applicazione del contestato statuto». Così la percentuale dei votanti scenderebbe al 55 per cento.  «Non proprio un plebiscito» sottolineano i docenti

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