La cooperativa Trame di Quartiere e Salvo Di Gregorio hanno dato vita a un'esposizione che unisce il reportage all'alta moda. «Ho voluto dare una luce diversa al quartiere senza deturpare la sua vera identità», dice il fotografo a MeridioNews
Una mostra fotografica con le sex workers di San Berillo «Sono state loro le protagoniste e le autrici del progetto»
Piazza Carlo Alberto, il grande albero piantato 40 anni fa al centro di quella che oggi l’associazione culturale
Gammazita ha ribattezzato piazza dei libri, la statua di Colapesce in corso Sicilia, la Chiesa ortodossa di
Piazza Falcone. E ancora, i gatti incuranti di quello che succede attorno a loro, i cani che si inseguono, i piccioni che
aspettano le briciole. Sono tutte le immagini e le descrizioni di chi li ha immortalati. Gli scatti diventano metafora del
nostro modo di vivere. Indifferente, incurante, nostalgico per certi versi. La povertà da una parte, la festa
dall’altra.
Un insieme di case con le finestre sbarrate, tra gli specchi e la solitudine. E poi ci sono loro, le vere protagoniste di questa storia: le sex workers. Che ballano e lavorano tra i vicoli del quartiere. Immagini di gambe lunghe, tatuate, con tacchi alti e gli strumenti
del mestiere. «La sua solitudine, il lavoro, le persone, la spazzatura, la solitudine, la festa», scrive una delle
autrici.
Sono le fotografie della mostra collettiva San Berillo. Dentro e Altrove, nata dalla collaborazione tra la
Cooperativa sociale di comunità Trame di Quartiere di Catania e il fotografo Salvatore Di Gregorio, autore
del progetto fotografico Taliami e te fazzu petra realizzato nel 2019 a San Berillo, esposto al Red Hook Labs
III di New York e pubblicato, tra gli altri, da i-D, Vice, Unseen, It’s Nice That, C-41.
Per la prima volta arriva a San Berillo, insieme agli scatti di Ambra, Magnolia, Totino, Franchina, Katia,
Josepha, Ramona, Giudy, che da attrici sono diventate autrici.
«Conoscevo il quartiere e la sua storia, i ragazzi di Trame e il loro lavoro di rigenerazione nel quartiere –
spiega Di Gregorio, fotografo pluripremiato originario di Caltagirone – Così ho pensato a un lavoro in grado di dare una luce diversa al quartiere, senza deturpare la sua vera
identità, ma immergendolo in un’atmosfera un po’ fantasy e superando gli stereotipi. Ho creato un
progetto che mischia il linguaggio del reportage a quello della moda, i due campi di cui mi occupo come
fotografo».
Di Gregorio, che vive e lavora tra Londra e Berlino, nell’estate del 2019, insieme a Fabio Merche, stilyst londinese, ha realizzato dei ritratti
che vedono protagonisti alcuni dei lavoratori e delle lavoratrici del quartiere, che hanno posato indossando
abiti di alta moda – da Tom Ford ad Alexander Mc Queen a Vivien Westwood – per dare un tocco glamour
al quartiere. «Si sono divertite un sacco, si sono sentite modelle. Le ho lasciate libere nella scelta della posa,
è stata una bella esperienza».
Da modelle a fotografe. Le sex workers sono passate dietro l’obbiettivo per un laboratorio di fotografia che
ha dato vita alla mostra esposta all’interno di Palazzo De Gaetani. «È venuto fuori un livello altissimo, sono
rimasto davvero stupito dalle foto, che abbiamo scelto tutti insieme abbinando una didascalia che
spiegasse l’ispirazione».
Un momento speciale, come conferma Maria Chiara Salmeri, referente progetti culturali di Trame di
Quartiere. «Ognuno di loro ha raccontato cosa c’era dietro le foto e sono venute fuori otto narrazioni
diverse. C’è chi ha raccontato la sua storia personale, chi il quartiere, chi le vie che percorre ogni giorno.
Alcuni hanno immortalato alcuni dettagli che ricordano il Paese d’origine».
La mostra, realizzata con il sostegno di Ance Catania, sarà visitabile fino al 5 giugno e si svolge in due
momenti distinti: un percorso espositivo esterno tra i vicoli di san Berillo tappezzati dagli scatti di Di
Gregorio e un percorso interno, presso lo spazio di Palazzo de Gaetani, depositario delle voci e dei racconti de* sex workers. «San Berillo è un quartiere molto complicato, ha tante manifestazioni di interesse a livello
di rigenerazione – conclude Di Gregorio – Mi auguro che possa mantenere il suo fascino, nonostante i
problemi e le contraddizioni, che lo rendono unico. Lo rendono San Berillo».