Le intercettazioni del primo dei non eletti del Pid nel 2012 al consiglio comunale di Palermo. Il dipendente dell'Amat ad oggi è agli arresti domiciliari per corruzione elettorale. Già nel 2013 insieme alla sorella e alla fidanzata aveva ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Palermo
«Tutti così fanno… devi uscire soldi» Trenta voti, 150 euro. I conti di Bevilacqua
«Tutti così fanno, non possono…non si possono prendere tutti questi voti. Altrimenti devi uscire tutti questi soldi». Il dialogo è uno dei tanti fatti da Giuseppe Bevilacqua ed intercettato dalla guardia di finanza. Voto di scambio, è il tema dell’ultima inchiesta della procura distrettuale antimafia che questa mattina ha mandato agli arresti domiciliari quattro politici di Palermo per corruzione elettorale.
Bevilacqua esponente politico di Pid- Cantiere popolare nel 2012, alle elezioni comunali risultò il primo dei non eletti. Nella scorsa legislatura, prima dell’elezione di Orlando, Bevilacqua faceva parte del consiglio della settima circoscrizione. «Al figlio di Tony gli possiamo fare l’autista…minchia ora ci sono i figli dei mafiosi, stiamo attenti non parliamo per telefono e non lasciare niente qua, portati tutto a casa», raccomandava il politico alla fidanzata, Anna Brigida Ragusa.
Gia nel 2013 all’esponente del Pid era stato notificato un avviso di garanzia dalla Procura di Palermo per i reati di malversazione, appropriazione indebita ed usura. Il politico usava pasta, biscotti e tanti altri generi alimentari destinati dal «Banco opere di carità» alle famiglie povere per le propria campagna elettorale. Le associazioni Giu. gio, Tosto e i Fiori di Sicilia sarebbero state i bracci operativi del Bevilacqua a discapito dei volontari del «Banco delle opere di carità». Nell’operazione di due anni fa risultano indagate anche la fidanzata di Bevilacqua e la sorella Teresa.
«Io sono di Passo di Rigano, qua a Tommaso Natale ho preso 700 voti anche se non mi conosceva nessuno». Esclamava il dipendente dell’Amat davanti a quelli che, secondo gli inquirenti, sono gli esponenti mafiosi proprio di Tommaso Natale: Calogero Di Stefano e Giuseppe Enea.