Truffa sull’aceto siciliano ed energia dall’olio  Finanza: «Fatture gonfiate fino a dieci volte»

«Le società che dovevano realizzare i servizi di divulgazione, con brochure e meeting sostenuti a costi irrisori, hanno poi fatturato cifre spropositate, un decimo di quanto è stato rendicontato alla Regione: per gli eventi il rapporto è di circa uno a dieci». Questo è solo uno dei tanti escamotage alla base della maxi truffa architettata con false fatturazioni, affidamenti pilotati e budget gonfiati ai danni dello Stato e dell’Unione europea. In totale sono state denunciate 22 persone mentre sigilli sono scattati per un valore di circa 450 mila euro, l’ammontare della truffa.

A scoperchiare una frode, avviata nel 2009 e conclusa cinque anni dopo, la Guardia di finanza del capoluogo, coordinata dalla Procura, che ha eseguito il sequestro nei confronti del Consorzio Agrario di Palermo S.c.a.r.l., nonché del suo ex rappresentante legale G.T., residente a Palermo, e di una miriade di società e persone fisiche tutte collegate alla truffa finalizzata l’ottenimento di finanziamenti concessi dall’assessorato delle Risorse agricole e alimentari della Regione siciliana. Il fil rouge che collega una mezza dozzina di società sparse per l’Isola, soprattutto a Palermo, a Catania e Caltanissetta, sarebbe proprio l’ex rappresentante legale del consorzio.

«La truffa si è giocata sia nella fase di elaborazione progettuale sia in quella esecutiva», racconta Daniele Tino, il comandante del gruppo Tutela spesa pubblica del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, e il meccanismo era sempre lo stesso: «Venivano presentati una serie di preventivi falsi per gonfiare il budget e assicurare il finanziamento ad alcuni soggetti che poi erano tutti collegati all’ex presidente del consorzio agrario. Una galassia di società comunque riconducibili alla stessa persona o a suoi familiari o a persone legate da vincoli di amicizia». 

Nel mirino delle fiamme gialle sono finiti così due distinti progetti: l’Aceto salutistico siciliano (A.SA.SI.) e Andromeda, entrambi inseriti nel Programma di Sviluppo Rurale (PSR) Sicilia 2007/2013 e, in particolare, della misura 124, finalizzata al sostegno ai progetti di cooperazione per il trasferimento, verifica e collaudo dell’innovazione finalizzata alla competitività delle imprese agricole. Più nel dettaglio, il progetto A.Sa.Si. doveva servire a realizzare una speciale tipologia di aceto, mentre il secondo, Andromeda, la creazione di un prototipo sperimentale per la produzione di energia elettrica e termica mediante un cogeneratore diesel da alimentare attraverso olio vegetale puro. 

Il valore complessivo delle iniziative ammonta a 1 milione e 673 mila, a valere sul Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, sul bilancio nazionale e sul bilancio regionale siciliano. «In realtà qualcosa è stato realizzato – prosegue Tino -, ma per quanto riguarda l’aceto sicuramente non è stato eseguito il progetto: anziché partire dal vino hanno comprato direttamente dell’aceto e lo hanno addizionato con dei polifenoli». Il prodotto finale non è mai finito sugli scaffali spacciandolo per qualcos’altro, mentre è stato promosso in diverse occasioni e con materiale pubblicitario, «sempre sovrafatturando i costi – prosegue Toni – a fronte di 16 mila euro spesi per sostenere alcuni di questi eventi, poi ne sono stati documentati e fatturati ben 100 mila come costo alla Regione».

Secondo gli investigatori, infatti, i partner responsabili delle attività sarebbero ricorsi all’utilizzo di «preventivi artefatti o di comodo utili a pilotare l’affidamento dei servizi ad imprese ad essi stessi riconducibili attraverso legami societari trasversali, vincoli di parentela e rapporti di amicizia». Attraverso budget di spesa gonfiati ad hoc,i partner coinvolti sarebbero riusciti non solo ad assicurarsi l’affidamento dei vari servizi e forniture, ma hanno anche massimizzato l’ammontare dei contributi percepibili. Anche i costi del personale impiegato nello svolgimento delle varie attività progettuali sarebbero stati rendicontati impropriamente da partner diversi rispetto a quelli che hanno provveduto alla loro effettiva liquidazione. 

Al termine delle indagini, in capo all’ex rappresentante legale del Consorzio, unitamente ad altri 21 soggetti (persone fisiche e giuridiche, tra i quali fornitori, partner e capofila dei progetti) è stato possibile accertare una truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche per 311 mila ero, nonché una frode fiscale per un importo complessivo di 134 mila euro. Agli enti giuridici coinvolti, in relazione al reato di truffa aggravata, è stata contestata anche la responsabilità amministrativa degli enti dipendente da reato.


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