Trapani, i dubbi della città a una settimana dal voto Dalle grane giudiziarie di Fazio e D’Alì agli outsider

Il ritorno di Mimmo Fazio tra la sua gente, nel suo comitato elettorale, è un bagno di baci, abbracci, applausi e selfie. Chi lo conosce ed è pronto a segnare il suo nome domenica prossima parla di una persona «onesta», «integerrima», «un grande amministratore». Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il candidato sindaco del capoluogo trapanese, arrestato per corruzione nell’inchiesta Mare Monstrum, sembrano non avere intaccato di una virgola l’entusiasmo attorno al deputato regionale e in passato già primo cittadino. E così, nel giorno del suo ritorno alla libertà, ecco amici e simpatizzanti pronti a riprendere la campagna elettorale esattamente da dove si era interrotta, come se nulla fosse.

Eppure, facendo due passi nel centro di Trapani, l’aria che tira non è affatto quella dell’ultima settimana di campagna elettorale. Qualche manifesto sparuto negli spazi autorizzati, comitati elettorali chiusi per la pausa pranzo, mentre nei bar la gente parla del tempo o della finale di Champions. Intanto la città è ben lontana dai fasti dell’America’s Cup, dal decoro urbano che solitamente la distingue dagli altri capoluoghi di provincia dell’Isola, mentre ad accompagnare i pochi turisti in strada è il puzzo dei cumuli di spazzatura.

«Purtroppo – ammette Fazio – guardo fuori dalla finestra e vedo una città in abbandono, chiunque venga eletto ha il dovere di risollevare le sorti di Trapani». 

Certo, il taglio della campagna elettorale si discosta necessariamente dai contenuti per virare invece verso la questione morale, «perché se non si è liberi da vincoli morali – sottolinea il candidato sindaco del Pd, Piero Savona – viene più difficile poter rappresentarsi nel contesto regionale e nazionale». Insomma, le grane giudiziarie, in caso di elezione di Fazio, rischierebbero di macchiare l’intera città «buttando discredito su Trapani – aggiunge Savona – e creando imbarazzo e confusione nei cittadini. Io spero che la città sappia riflettere e soprattutto sappia che le vicende penali dei singoli candidati non sono avulse da un’amministrazione che deve invece essere trasparente e limpida».

In ogni caso Savona si dice convinto che «la stragrande maggioranza dei trapanesi sia brava gente e proprio per questo stanno soffrendo di più, perché oggi hanno la consapevolezza che la città negli ultimi 20 anni potrebbe essere stata gestita da personaggi che hanno problemi di diversa natura, ma comunque problemi con la giustizia».

Anche secondo il candidato del movimento civico A misura d’uomo, Giuseppe Marascia, «c’è molta confusione» che però «probabilmente ha aperto per noi qualche possibilità in più. Il nostro è un impegno civile collegato a una responsabilità sociale che dovrebbe essere diffusa come modello di vita». Ma Marascia mostra anche realismo e riconosce che verosimilmente le vicende che hanno coinvolto Fazio e D’Alì potrebbero spostare una fetta maggiore di consenso nei confronti del candidato pentastellato Marcello Maltese, che, dal canto suo, si mantiene cauto: «Fin quando non c’è una condanna, esprimersi ci sembra superfluo e inutile». 

Il candidato alla carica di primo cittadino dei Cinquestelle preferisce invece concentrarsi sui contenuti e puntare sul ticket col candidato sindaco di Erice: «I due Comuni condividono già diversi servizi – sottolinea – ed è evidente che due amministrazioni contigue non possono non sedersi allo stesso tavolo a discutere ad esempio dei servizi a rete, come i trasporti, le fognature, la sicurezza, i rifiuti».

Ma se mai elezioni furono dall’esito più incerto, qualcuno dopo le vicende giudiziarie che hanno portato alla richiesta di obbligo di dimora per Antonio D’Alì e agli arresti domiciliari per Fazio ha preferito fare un passo indietro. È il caso dell’associazione Codici (inizialmente schierata a sostegno di Fazio), ma anche «di tanti singoli – racconta ancora Maltese – che hanno scelto di fare un passo indietro e indirizzare altrove la propria fiducia elettorale».

Eppure Fazio non solo non ha ritirato la candidatura, ma sottolinea che un passo indietro avrebbe potuto essere letto come un’ammissione di colpevolezza. «Io non sono un corrotto – si difende -. Sono fiducioso che verrà accertato nell’ambito del giudizio. Non mi sono dimesso perché ho la coscienza perfettamente a posto, ho fatto il sindaco per dieci anni e sei mesi, gestendo risorse ingentissime. Tutto mi si può dire, forse che ho un caratteraccio, ma non di essere un corrotto. Sono convinto che la giustizia a orologeria non esista, anche se alle volte a pensare male ci si azzecca».

Dal canto suo D’Alì, rientrato ieri a Trapani dopo una mini fuga di 24 ore in Inghilterra per seguire il big match tra Juventus e Real Madrid, si dice sicuro della propria coscienza e preferisce concentrarsi sul programma elettorale e sul futuro di Trapani. La sua ricetta? «Portualità, aeroporto, infrastrutture. Ma soprattutto ricettività turistica, che potrebbe creare economia circolare e fino a tremila nuovi posti di lavoro. Non mi concentro sulle vicende o sui demeriti dei miei competitor – commenta -. Preferisco incontrare i cittadini, ascoltare le esigenze e mettere a fuoco interventi nel breve, medio e lungo termine. Io sono convinto che il consenso attorno alla mia candidatura stia crescendo, ma la risposta – conclude – la daranno gli elettori domenica».


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