Statuto, il Tar rigetta la sospensione La riorganizzazione di Unict va avanti

Università di Catania-Ministero: uno a zero. Il Tribunale amministrativo regionale di Catania ha rigettato la richiesta di sospensione del contestato Statuto d’Ateneo. La procedura è stata espletata in tempi molto più rapidi del consueto visto che in ballo c’era l’impugnazione di un atto ufficiale.

Il Miur aveva chiesto il provvedimento perché la carta statutaria – approvata lo scorso 15 dicembre – è stata giudicata dai tecnici ministeriali illegittima. Immediate erano state le reazioni alla notizia, divise tra quanti hanno chiesto di ripartire da zero e costruire una nuova commissione e i favorevoli alla linea intransigente del rettore Antonino Recca che, incurante dei rilievi ministeriali, aveva fatto approvare lo Statuto pubblicato poi in Gazzetta Ufficiale.

Ora lo Statuto viene sbloccato, almeno fino al nuovo pronunciamento del Tar. Si evita così la paralisi della riforma della struttura universitaria catanese, dall’abolizione delle facoltà alla riorganizzazione di tutti gli uffici con le conseguenti nomine dei direttori dei dipartimenti. La prossima sentenza seguirà i tempi più lunghi della giustizia amministrativa e riguarderà le obiezioni di merito che il Ministero ha avanzato riguardanti 18 articoli su 23. Nella nostra infografica sono raccolti tutti i passaggi contestati.

«La richiesta di sospensiva non è avvenuta (come altrove) per un vizio di violazione di legge, ma anche pereccesso di potere, non avendo il nostro ateneo seguito le corrette procedure di adozione statutaria», ha scritto qualche giorno fa il Coordinamento unico d’Ateneo sul suo blog su CTzen. Ma il Tar non è stato dello stesso avviso e ha riscontrato «l’insussistenza di significativi profili di fondatezza del ricorso», come si legge nell’ordinanza depositata oggi.

Nessun commento da palazzo Centrale. Il rettore Recca ha dato disposizione di diffondere il testo dell’ordinanza senza aggiungere nulla di più. La sospensione, dichiarò il magnifico al momento del ricorso, avrebbe arrecato «un danno grave ed irreparabile per il ricorrente».

 

[Foto di Giofilo]


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