Una Sicilia più simile alle rinomate località delle coste tirrenica e adriatica, quella immaginata dall’assessore del Territorio e dell’Ambiente, Maurizio Croce, che con una direttiva dello scorso 9 giugno ha prorogato le concessioni demaniali marittime fino al 31 dicembre 2020. Una risposta importante per l’economia locale, soprattutto per i gestori di stabilimenti balneari, da parte della Regione Sicilia che sembra voler puntare finalmente sulla risorsa più ovvia, in un’isola: il mare.
Il provvedimento di Croce prevede una serie di implicazioni. A partire dall’entità delle tasse: gli oneri concessori rimarranno invariati per i prossimi cinque anni e saranno fortemente agevolati per forze di polizia, enti di culto e imprese ittiche o marine. Per tutte queste realtà sarà sufficiente versare un canone ricognitorio. Potranno essere rilasciate anche nuove concessioni la cui durata, tuttavia, non potrà andare oltre il 2020.
Non è dato sapere, invece, quanto potrà guadagnare l’ente da questa operazione, considerando che la mole degli introiti dipenderà proprio dalla programmazione economica dei privati che investono nel settore. Di sicuro, sarà un importante strumento per fare cassa. Al punto che i capogruppo del Pdr all’Assemblea siciliana, Beppe Picciolo, non esita a definirlo il «nuovo bancomat della Regione».
L’adeguata pianificazione dello sviluppo delle coste sarà affidata al Piano regionale del demanio marittimo che dovrà essere redatto grazie al contributo dei singoli Comuni, chiamati a predisporre i rispettivi Pudm (Piani di utilizzo delle aree demaniali). Una pratica che sta facendo registrare molti ritardi e i primi commissariamenti. Ben 24, finora. E i nomi eccellenti si sprecano, a partire da isole come Pantelleria, Ustica e Lipari, a forte vocazione turistica. Da segnalare, in provincia di Agrigento, Porto Empedocle e Cattolica Eraclea. Tra i capoluoghi, Siracusa, insieme ai centri di Avola e Carlentini. Nel Palermitano, Cefalù, Cinisi, Terrasini, Trappeto e San Mauro Castelverde. Vasta la rappresentanza messinese con Furci Siculo, Furnari, Itala, Monforte, San Giorgio, Motta d’Affermo, Pace del Mela, San Filippo del Mela, Rometta, San Pier Niceto, Scaletta Zanclea e Valdina.
Come conferma l’assessore, questo è solamente un primo elenco. Si tratta dei Comuni già diffidati nelle scorse settimane, per i quali i termini sono già scaduti. Nuovi commissariamenti sono attesi nei prossimi giorni.
Entro quest’anno, come precisa Picciolo, si avrà pure la trasformazione, nelle nove province, degli uffici periferici demaniali in servizi demaniali «con una piena autonomia gestionale, garantendo la riorganizzazione amministrativa degli stessi e una più capillare presenza sul territorio per poter meglio vigilare sul rispetto generale dei singoli Pudm».
«La stagione estiva delle tante attività che ruotano intorno all’utilizzo della costa è salva – continua il capogruppo – ma in una prospettiva di medio termine anche per le esanime casse della Regione Siciliana è in arrivo una boccata di ossigeno con lo sblocco e il costante monitaraggio dei canoni di concessione delle aree del demanio marittimo. Il decreto ponte firmato dall’assessore, oltre a rimuovere un pesante ostacolo per l’avvio delle concessioni, imprime un’accelerazione alle procedure d’adozione del Pudm da parte dei Comuni inadempienti».
La proroga, conferma il deputato regionale, «sblocca fino al 2020 l’attività balneare, dando la possibilità ai titolari di concessione di programmare con cadenza quinquennale la propria attività, mentre chi ha un contenzioso può mettersi in regola con il pagamento nella misura ridotta del 30 per cento». «Nuove concessioni – conclude – potranno inoltre essere rilasciate da parte di quei Comuni che hanno recepito o recepiranno il Pudm».
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