Spedire le merci dalla Sicilia al resto d’Italia o in Europa? Possibile, ma ad un costo decisamente maggiore rispetto alla stessa operazione fatta da un’altra Regione. E non è solo colpa delle distanze da coprire che si allungano. Anzi. A incidere maggiormente sull’attività di tanti imprenditori siciliani sono le inefficienze del sistema dei trasporti. Quella che in termini tecnici si chiama accessibilità. E che nel profondo Sud del Paese è sostanzialmente negata. O quantomeno fortemente ridimensionata. Basta pensare che sulla rete ferroviaria dell’Isola i container marittimi non possono viaggiare perché non passano dalle gallerie, vecchie e inadatte. O che il prezzo per spedire le merci dall’Isola raddoppia rispetto al resto d’Italia solo perché i nostri treni sono troppo corti, in media 200 metri in meno di quelli che sfrecciano sui binari del Nord.
Un problema che non riguarda solo le merci, ma anche i passeggeri: metà Italia, quella settentrionale, in meno di tre ore può raggiungere Roma, Milano, Torino; mentre a quella meridionale non bastano 180 minuti per arrivare alla capitale, ma anche a Napoli, Palermo, Bari e Reggio Calabria. Come spiegato dal dossier di Francesco Russo, docente all’Università mediterranea di Reggio Calabria.
I suoi dati sull’accessibilità al trasporto nel Meridione hanno ottenuto l’attenzione della Commissione trasporti del Senato. Russo e altri docenti che da anni si occupano di questi temi verranno ascoltati nei prossimi giorni. Ai parlamentari proveranno a spiegare l’enorme gap di possibilità che esiste tra i cittadini del Sud e quelli del resto d’Italia. «L’accessibilità nel Mezzogiorno – scrive Russo nella sua relazione – ha avuto sempre un ritardo rispetto a quella media nazionale, ma, in qualche modo, il ritardo è sempre stato costante. Cioè al crescere dell’accessibilità del Centro-Nord è sempre cresciuta anche quella del Sud, pur mantenendosi comunque una profonda differenza. Negli ultimi 15 anni – continua – si è assistito per la prima volta ad un nuovo processo, mai accaduto dalla fondazione della Repubblica e forse dello Stato unitario: a fronte di una crescita formidabile dell’accessibilità del Nord, c’è stata una crescita zero, o di infimo ordine, nel Sud. Crescita nel Centro-Nord trainata dall’impetuoso avanzamento dell’alta velocità ferroviaria che, da sola, secondo alcune stime varrà complessivamente 100 miliardi di euro».
Questa condizione blocca lo sviluppo industriale della Sicilia e rappresenta una delle principali difficoltà per tutti quegli imprenditori – ancora la stragrande maggioranza nell’Isola – che basano il loro business su prodotti materiali. Per l’Unione europea il mezzo di riferimento su cui viaggiano le merci in ambito nazionale è la ferrovia. Il corridoio 5 – il grande progetto ferroviario che unirà entro il 2050 Helsinki a Malta, passando per Palermo e Augusta – riveste un’importanza cruciale. Ma al momento in Sicilia mancano quelle che gli operatori considerano le condizioni di base per un servizio merci.
«La prima condizione – scrive Russo – è che i container marittimi ed i semirimorchi, posti sui carri, passino dentro le gallerie, cioè le sagome siano tali da permettere il transito». In Sicilia questo non avviene. L’immagine mostra come dalla Toscana in su questo sia possibile. Mentre dalla Sicilia e dalla Sardegna non partano neanche i container marittimi.
Seconda condizione è la lunghezza dei treni merci. «Il costo di ogni contenitore – spiega il docente – si riduce al crescere della lunghezza del treno. Il costo di trasporto di un contenitore in un treno da 500 metri è il doppio del costo dello stesso contenitore in un treno da mille metri». In Germania i treni sono in media lunghi 835 metri, in Italia fino a Bologna 750 metri. E l’obiettivo dell’Europa è raggiungere entro il 2030 i 1.500 metri tra Stoccolma e Bologna. In Sicilia la lunghezza attuale è di 380 metri. E non ci sono progetti per cambiare le cose.
La situazione peggiora paradossalmente se si guarda al mare e al trasporto su traghetto. «Considerando le spedizioni di camion, autotreni e autoarticolati tra la Sicilia e i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, emerge che dall’Isola è possibile raggiungere solo la Tunisia, mentre spostandosi in Campania si possono raggiungere più Paesi, e spostandosi ancora più a Nord e cioè a Genova, sono disponibili il massimo dei collegamenti», analizza Russo.
Un quadro sconfortante che Russo e i suoi colleghi andranno a illustrare alla politica nazionale, chiedendo, tra le altre cose, di insistere su «una programmazione unitaria tra le varie Regioni e coerente con i progetti europei»; sul «co-finanziamento pubblico dei servizi di trasporto»; su «una promozione decisa e convinta su scala europea delle politiche infrastrutturali per il Mediterraneo».
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