Sicilia, Regione in subbuglio, dipendenti in rivolta

SI APRE OGGI UNA SETTIMANA POLITICA, PARLAMENTARE E SOCIALE DIFFICILISSIMA PER LA NOSTRA ISOLA. CON IL GOVERNO CHE, PER ‘RASSERENARE’ GLI ANIMI, HA FATTO SAPERE CHE, FINO AD OGGI, “SONO STATI TAGLIATI SPRECHI E NON DIRITTI”. IN REALTA’, OLTRE AD AVER DISPOSTO TRASFERIMENTI SENZA CAPO NE’ CODA (LEGGERE ‘DEPORTAZIONI’ DI PERSONALE), L’ESECUTIVO HA TAGLIATO FAMP E BUONI PASTO. IL DEMENZIALE DISEGNO DI LEGGE SULLE AREE METROPOLITANE E SUI “LIBERI” (O QUASI…) CONSORZI DI COMUNI…

Dire che oggi, in Sicilia, si apre una settimana difficile è retorico. Tutto, oggi, dalle nostre parti è fuori posto. L’economia è allo sbando. Lo scenario è difficile in tutto il nostro Paese. Con un Governo nazionale – il Governo Letta-Alfano-Bilderberg – che parla comicamente di “ripresa” mentre l’Italia va a fondo. In una situazione del genere la nostra Isola si ritrova, di fatto, senza una legge Finanziaria, perché il Governo di Rosario Crocetta non è riuscito a metterne in piedi una degna di questo nome.

Il risultato è che risultano senza risorse finanziarie Teatri, Associazioni, Enti e Fondazioni culturali, Parchi e Riserve naturali, l’Arpa, enti che operano nell’economia e nel sociale e via continuando. Tutto questo senza che ci sia ancora una prospettiva concreta per affrontare l’emergenza, a parte le promesse del Governo nazionale.

La stessa manovra annunciata dall’assessore all’Economia, Luca Bianchi con un ipotetico intervento di Roma appare confusa ed incerta al pari dell’azione amministrativa dello stesso Bianchi. Insomma, confusione su confusione. 

A creare problemi al Governo ci sono anche i dipendenti pubblici. Tutta gente che, nelle scorse settimane e negli scorsi mesi è stata trattata molto male da questo Governo che, al di là delle parole, spesso roboanti, ha prodotto solo demagogia e populismo.

Abbiamo scritto “a creare problemi al Governo regionale”. Abbiamo sbagliato: in realtà è il Governo regionale che, fino ad oggi, ha creato problemi al personale della Regione.

Per domani è prevista una grande manifestazione popolare di tutti i dipendenti pubblici della Sicilia (che sono tantissimi) e di tutti i precari rimasti ‘scoperti’. Ad organizzarla sono Cgil, Cisl e Uil. La scorsa settimana abbiamo scritto che l’appuntamento è per domani mattina, a Palermo, alle 09.00, in via Nortarbartolo, davanti la sede dell’assessorato regionale all’Economia. In realtà, l’appuntamento è in Piazza Indipendenza, davanti Palazzo d’Orleans, la sede del Governo della Regione.

A nostro modesto avviso, domani Palermo sarà completamente bloccata per tutta la mattina. Perché in piazza saranno in tanti. Tantissimi. E sempre più arrabbiati dopo quanto abbiamo letto ieri sera sulla rete.

Ieri sulla rete, tra i dipendenti della Regione circolava una dichiarazione del presidente della Regione, Rosario Crocetta, sulla manifestazione di domani:

“Inutile fare i profeti di sciagure – dice Crocetta – fino ad oggi sono stati tagliati solo sprechi e non diritti”.

Piccata la reazione dei dipendenti sulla rete: “Quindi secondo lui – cioè secondo Crocetta – il FAMP e i buoni pasto dei lavoratori sarebbero solo sprechi? Questa è l’ennesima sfida all’intelligenza dei dipendenti regionali di un Presidente che spera di governare la Regione siciliana solo con la preghiera! Per questi motivi è importante la partecipazione di tutti al sit-in!!!!”.

Insomma, la partecipazione alla manifestazione di domani, da parte dei dipendenti pubblici, dovrebbe essere piuttosto sentita e partecipata. Anche perché, in un anno di Governo, di ‘casini’, al personale regionale, il presidente Crocetta e i suoi assessori ne hanno combinati tanti. Forse troppi.
Come dimenticare i trasferimenti senza né capo né coda? O meglio, più che trasferimenti, le “deportazioni” nel nome di “rotazioni” che, in molti casi, hanno solo sguarnito gli uffici, aumentando a dismisura la confusione amministrativa?

Ai ‘bordelli’ sociali si dovrebbero sommare quelli politici. La scorsa settimana la Prima Commissione legislativa – Affari istituzionali – ha varato un disegno di legge pasticciato, confuso e pieno di profili di incostituzionalità. E’ il provvedimento che dovrebbe istituire le tre città metropolitane – Palermo, Catania e Messina – e il ‘Liberi Consorzi di Comuni’, che si annunciano tutto, tranne che liberi.

L’articolo 15 dello Statuto è chiarissimo: l’Ars deve fornire solo la cornice legislativa e debbono essere i Comuni a dare vita, liberamente e senza condizionamenti politici, ai “Liberi Consorzi di Comuni”.
In realtà, per com’è nata, questa legge, così com’è uscita dalla Commissione presieduta dal confusionario Antonello Cracolici è un aborto. Lo Statuto prevede il superamento delle Province e delle figure dei Prefetti.

Ora, in un momento di crisi come l’attuale abolire i Prefetti è impossibile. In realtà, il Governo Crocetta ha solo l’esigenza di risparmiare: e sta provando a risparmiare sulle istituzioni pubbliche che costano meno: le Province.
Delle Province sono stata momentaneamente aboliti gli organi elettivi – Presidenti e Consigli provinciali – che, in realtà, potrebbero essere ripristinati, così come chiesto dal capo dell’opposizione, Nello Musumeci.

A nostro modesto avviso, per chiudere l’ennesima pagina di confusione istituzionale e politica sarebbe bene ripristinare Presidenti e Consigli provinciali, eliminando dall’Assemblea regionale siciliana un disegno di legge che, fino ad oggi, ha solo creato ulteriore confusione.

A non convincere è la ‘filosofia’ di questa legge: non si possono istituire – come vorrebbe fare il Governo Crocetta in accordo con alcuni Sindaci di grandi città siciliane – le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina solo per salvare i bilanci di questi tre grandi Comuni, facendo contestualmente sparire 50 e forse più piccoli Comuni! Non è questo lo spirito che dovrebbe informare la nascita delle tre città metropolitane.

Una legge così importante – che deve integrare e valorizzare il ruolo dei Comuni – non si può fare senza soldi! Che si abbia almeno il coraggio di chiamare le cose con il loro nome e cognome. Si dica: non ci sono soldi e poiché dobbiamo salvaguardare i Comuni di Palermo, Catania e Messina, 50 e più Comuni debbono sacrificarsi. Debbono scomparire! Per una decina di anni saranno periferie-‘dormitoi’. Poi, quando le condizioni economiche cambieranno si vedrà!

Anche i ‘Liberi Consorzi di Comuni’, in queste condizioni, sono una sceneggiata. In questo disegno di legge c’è un’ambiguità di fondo: l’articolo 15 dello Statuto prevede la trasformazione delle Province in “Liberi Consorzi”. L’Ente intermedio tra Regione e Comuni rimane e cambia nome e conformazione territoriale. Con vecchie e nuove competenze. I Comuni rimangono tali e quali, con bilanci e strutture amministrative. Lo Statuto non prevede la scomparsa dei Comuni!

Su questi punti – una volta fuori dalle secche di una Commissione legislativa – la Prima Commissione – che fino ad oggi, per un motivo o per un altro motivo, è stata gestita con i piedi, si potrà finalmente fare un po’ di chiarezza nel rispetto dello Statuto. Che non va ‘interpretato’: va applicato nel rigoroso rispetto dell’autonomia dei Comuni!


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Si apre oggi una settimana politica, parlamentare e sociale difficilissima per la nostra isola. Con il governo che, per 'rasserenare' gli animi, ha fatto sapere che, fino ad oggi, "sono stati tagliati sprechi e non diritti". In realta', oltre ad aver disposto trasferimenti senza capo ne' coda (leggere 'deportazioni' di personale), l'esecutivo ha tagliato famp e buoni pasto. Il demenziale disegno di legge sulle aree metropolitane e sui "liberi" (o quasi. . . ) consorzi di comuni. . .

Si apre oggi una settimana politica, parlamentare e sociale difficilissima per la nostra isola. Con il governo che, per 'rasserenare' gli animi, ha fatto sapere che, fino ad oggi, "sono stati tagliati sprechi e non diritti". In realta', oltre ad aver disposto trasferimenti senza capo ne' coda (leggere 'deportazioni' di personale), l'esecutivo ha tagliato famp e buoni pasto. Il demenziale disegno di legge sulle aree metropolitane e sui "liberi" (o quasi. . . ) consorzi di comuni. . .

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