Sfogliando i film

La proiezione de L’inferno di De Liguoro, Padovan e Bertolini, tratto dal capolavoro di Dante e realizzato nel 1911 (un film muto caratterizzato da strabilianti effetti speciali per l’epoca in cui è stato fatto, che allo spettatore di oggi risultano buffi ma allo stesso tempo geniali proprio per i mezzi limitati che si avevano allora) ha chiuso la rassegna Girando le pagine. Cinema – Letteratura – Teatro – Sceneggiatura’: rassegna cinematografica con retrospettive d’autore, recenti produzioni nazionali e siciliane, incontri con attori e registi. Le immagini dell’antica pellicola – alle quali si alternano i quadri didascalici che raccontano le vicende dantesche –  sono state accompagnate dalla musica della band tedesca Tangerine Dream nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini. Approfittando di quest’evento speciale Step1 ha intervistato il direttore della rassegna Sebastiano Gesù. 

Professore, oltre al filo conduttore generale della rassegna – che è il rapporto tra linguaggio letterario e linguaggio cinematografico – quest’anno c’è stato anche un fil rouge che riguarda la Sicilia.
Gli aspetti che riguardano la Sicilia affrontati attraverso le opere presentate nella nostra rassegna sono stati tanti: c’è la Sicilia, problematica, dell’attualità, c’è la Sicilia del documentario e la Sicilia della letteratura vera e propria. La rassegna ha presentato opere di autori come Gesualdo Bufalino che non hanno niente a che vedere con l’impegno sociale, dove troviamo l’amore per il paesaggio, per il mito, per la letteratura dell’isola, e opere di autori più politicizzati come Pasquale Scimeca, che ama molto la letteratura di Vittorini, di Verga e il teatro di Scaldati ma che attraverso i suoi film esprime anche il suo impegno ideologico e politico.  

La rassegna si è anche conclusa con un omaggio a Sciascia e Pasolini.
Abbiamo cercato di raccontare la Sicilia anche attraverso lo Sciascia minore,  quello dell’impegno civile, il polemista – atteggiamenti presenti anche in Pasolini. Per questo motivo abbiamo accostato i due autori nell’ultimo giorno di proiezioni. Sciascia ha collaborato con il cinema non cedendo le sue opere a registi importanti, ma invece scrivendo lui stesso i commenti per alcuni documentari significativi che purtroppo sono andati perduti o dimenticati. Non c’è, quindi, un filo conduttore specifico che riguarda la Sicilia, ma un’idea comune nel tentativo di dare un quadro ricco di elementi su di essa. Tentiamo di dare un quadro completo della nostra terra di anno in anno. Ci sono stati anni in cui non ci siamo occupati della Sicilia ma della letteratura europea, per esempio quella portoghese due anni fa; altri anni l’abbiamo fatta raccontare da autori italiani che hanno visto la nostra terra con l’occhio di chi non è siciliano, come Florestano Vancini che ha raccontato Bronte e al quale abbiamo dedicato una piccola retrospettiva.  

Quali sono i pregi di questa iniziativa?
Siamo arrivati al sesto anno di ‘Girando le pagine’, anche se se ne parla di più adesso e nonostante proprio ora ci siano più difficoltà per organizzarla.

Proiettiamo delle opere molto rare, delle chicche, come il film muto del 1911 L’Inferno tratto dalla Divina Commedia di Dante. In generale non c’è stata in Italia molta attenzione nei confronti del cinema muto sia per quanto riguarda la conservazione delle opere sia per quanto riguarda la visione. Cerchiamo di recuperare, quindi, questi “reperti” perché sono importanti e anche perché non vogliamo essere catalogati come regionalistici. E infatti, anche se alcune opere hanno per protagonista la Sicilia trattano comunque problemi e tematiche che riguardano tutti, come il viaggio, la follia, l’arte, la mafia o l’emigrazione. Quest’ultimo tema è trattato per esempio nel film la Terramadre di Nello La Marca, che ha mostrato come una volta i siciliani volevano partire a tutti i costi, oggi invece qualcuno si interroga se partire o restare, se vale la pena o no: la voglia è quella di restare, poi però si deve fare i conti con le possibilità che la terra offre, con le necessità e le costrizioni.

Un altro pregio di questa rassegna è che abbiamo proposto quattro anteprime di film che stanno o dovrebbero uscire nelle sale cinematografiche, come Puccini e la fanciulla di Paolo Benvenuti, Il Cavaliere Sole – dell’opera di Scimeca – la nostra proiezione è stata infatti la prima aperta al pubblico – e Maria Venera (Quell’estate felice) di Beppe Cino che dovrebbe uscire il 20 febbraio, oltre appunto a La terramadre di Nello La Marca.  

Qual è il suo giudizio sul docufilm Il Cavaliere Sole di Scimeca?
Il Cavaliere Sole è un’opera poetica e letteraria. È letteraria perché ha in sé molte idee di fondo della letteratura, non certo nel dialogo e nell’impostazione. È un film picaresco che tratta il tema della follia e del viaggio come ritrovamento di se stessi e che mette in luce una Sicilia che forse oggi non c’è, ma che allo stesso tempo si vorrebbe che ci fosse. È un’opera di metateatro che finisce con la chiusura del sipario. Ho apprezzato, inoltre, la leggerezza degli attori che trovo meno teatrali, lo stesso Scaldati è più spontaneo, e molti sono attori non professionisti dai tipici volti siciliani, non per niente Scimeca viene spesso definito come un ‘regista di volti’. Penso che questi siano tutti elementi che vale la pena studiare ed approfondire anche nelle scuole. Di Scimeca mi colpisce molto la passione sincera che ha per la sua terra e il suo lavoro: non gli interessa molto la perfezione dell’inquadratura o il linguaggio cinematografico fine a se stesso. Trovo infatti che la naiveté, che una parte della critica gli rimprovera, sia invece un lato positivo ed importante del suo cinema. 

Neanche il regista sa bene come avverrà la distribuzione del film. Lei sa dirci qualcosa a riguardo?Ancora non è chiaro come verrà distribuito, ma Scimeca è abituato alla difficoltà di distribuzione dei suoi film intanto perché lui è un autore indipendente e poi perché subiscono delle censure non ideologiche ma di mercato, come è successo per Placido Rizzotto, il suo film più conosciuto, che è uscito nello stesso periodo de I Cento Passi ed ebbe all’epoca molte più attenzioni. I suoi sono film un po’ disturbanti, poco istituzionali, per esempio La passione di Giosuè l’ebreo si è visto pochissimo perché c’è stata una sorta di censura a causa del tema delicato per la Chiesa. Rosso Malpelo, invece, è arrivato nelle sale cinematografiche grazie all’intervento del Ministero dell’Istruzione che ne ha promosso la distribuzione al pubblico e soprattutto nelle scuole. Io spero che Il Cavaliere Sole venga distribuito come merita. 
 
 


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