L'indagine è a carico di ignoti. A valutare possibili coinvolgimenti del governo saranno i magistrati aretusei che poi potrebbero mandare le carte al tribunale dei ministri di Catania. Un andamento simile a quanto accaduto con la nave della guardia costiera
Sea Watch, procura di Roma ipotizza sequestro di persona Fascicolo inviato a Siracusa, possibile un nuovo caso Diciotti
Il caso Sea Watch come quello Diciotti? Potrebbe essere così. A sostenerlo sono i magistrati della procura di Roma che hanno inviato il fascicolo aperto a carico di ignoti in seguito ai fatti accaduti al largo delle coste siracusane, dove a fine gennaio la nave dell’ong tedesca è rimasta ferma 12 giorni prima di avere l’ok allo sbarco da parte del governo italiano, sbarco poi avvenuto a Catania.
A ipotizzare il reato di sequestro di persona sono i pm capitolini che, per competenza, hanno inviato il fascicolo alla procura di Siracusa. A questi ultimi, adesso, toccherà valutare se all’origine della vicenda possano esserci responsabilità dell’esecutivo. Qualora fosse così le carte passerebbero al tribunale dei ministri di Catania. Il procuratore aretuseo Fabio Scavone precisa che «sulla sosta della Sea Watch alla fonda di Siracusa nel gennaio scorso la procura non ha aperto alcuna inchiesta». Tutte le denunce presentate al suo ufficio che ipotizzavano un eventuale coinvolgimento di esponenti del governo sono state inviate alla procura di Catania, senza essere vagliate, perché la competenza sui reati ministeriali è della Procura distrettuale etnea. La stessa cosa farà con fascicolo arrivato dalla procura di Roma.
Il canovaccio dunque potrebbe essere simile a quello visto per lo stop alla nave della guardia costiera italiana, rimasta, a metà agosto 2018, a poche decine di metri dal molo del porto di Catania, con 177 migranti a bordo. Uno sbarco che in quella occasione avvenne dopo circa una settimana e per il quale la giunta per le autorizzazioni del Senato si è dovuta pronunciare sul rinvio a giudizio per il ministro degli Interni Matteo Salvini. Il capo del Viminale, dopo avere incassato il no al processo da parte dell’organismo parlamentare, ha avuto anche la fiducia della maggioranza dell’assemblea a Palazzo Madama.