Volano gli stracci tra il Governo regionale e il presidente dimissionario della Commissione Tecnica Specialistica, Aurelio Angelini. Già consulente dell’ex governatore per le tematiche ambientali e presidente del Comitato scientifico dell’Unesco per lo Sviluppo sostenibile, docente di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio negli Atenei di Palermo ed Enna, era stato scelto dopo che lo stesso Musumeci, durante il suo mandato, aveva auspicato la sostituzione urgente della precedente Commissione.
In seguito all’elezione di Renato Schifani alla presidenza della Regione e con il trascorrere di alcune settimane dall’insediamento della Giunta, proprio Schifani aveva manifestato malcontento per l’operato del CTS. Angelini, da diretto interessato, non ha tardato nell’esprimere la sua idea mettendo avanti alcuni dati: 1.638 pareri emessi negli ultimi tre anni a fronte dei 122 esitati nel biennio 2018-2019; la Sicilia in vetta alle classifiche per l’efficienza delle amministrazioni nel rilascio delle autorizzazioni ambientali nel settore delle energie rinnovabili; il rapporto Fer di Terna che sottolinea l’aumento di potenza in megawatt del 600% tra il 2020 e il 2021. Numeri che si scontrano con quelli citati da Confindustria.
Già perché secondo lui la Commissione Tecnica Specialistica è stata oggetto di «mascariamento» cioè di una campagna che ha voluto schizzare fango per delegittimarne l’operato. «Le evidenze – ha dichiarato Angelini – e i numeri che ho mostrato non hanno frenato la campagna diffamatoria condotta dagli industriali. Con numeri di fantasia hanno sostenuto che ci sono 1.500 richieste di autorizzazioni ferme. In tre anni siamo riusciti a fare delle procedure Via/Vas un esempio di innovazione, trasparenza e partecipazione. Abbiamo assicurato la libertà di iniziativa economica, tutela dell’ambiente, della salute, fornito risposte rapide e garantito l’equo bilanciamento di tutti gli interessi coinvolti».
Posizione mal digerita, quella espressa dal presidente dimissionario Aurelio Angelini, che ha prontamente registrato la replica da parte della maggioranza a sala d’Ercole. «Parole gravissime e offensive – ha detto l’on. Stefano Pellegrino di Forza Italia – che confermano, qualora ve ne fosse stato bisogno, innanzitutto l’inopportunità della prosecuzione di un incarico delicatissimo che va svolto nel massimo rispetto istituzionale, oltre che ovviamente delle leggi e delle norme vigenti. Chiunque abbia ricoperto ruoli amministrativi negli ultimi anni sa bene quante numerose e insistenti siano state le lamentele provenienti da più parti, sulla lentezza dell’operato della CTS, nonché sulla discutibilità delle sue scelte. Confindustria si è fatta portavoce di un grido di dolore dell’imprenditoria siciliana, per altro in settori strategici per l’economia e lo sviluppo della Sicilia. Non a caso il Presidente Schifani ha chiarito più volte già in campagna elettorale ed in questi primi mesi di governo che la riforma del settore delle autorizzazioni è una priorità perché, pur nel rispetto delle esigenze del territorio e dell’ambiente, non si pongano paletti burocratici all’iniziativa imprenditoriale di cui, anzi, la nostra Regione ha assoluto bisogno per rilanciarsi».
Dai banchi dell’opposizione all’Assemblea Regionale Siciliana, si sono fatti sentire pure i deputati del Movimento 5 Stelle. «Che la politica ambientale di Musumeci – ha affermato il capogruppo Antonino De Luca – sia stata fallimentare lo ha riconosciuto ormai anche Schifani che, infatti, vuole cambiare tutto. Appare però curioso che i soggetti che oggi criticano aspramente Aurelio Angelini, vertice della commissione tecnico specialistica, nella scorsa legislatura, non abbiano proferito una sola parola nei confronti di lui, che, lo ricordiamo, è stato nominato da Musumeci. Cosa è successo in questi primissimi mesi per far sì che Schifani e interi pezzi della maggioranza di centro destra disconoscano in maniera così plateale l’operato di un uomo chiave del precedente governo? Come mai l’ex presidente Musumeci non proferisce parola su questo tema? Di certo è in corso un corto circuito clamoroso, una guerra interna al centro-destra siciliano su cui bisogna andare a fondo, perché ad essere in gioco non è la presidenza, né la composizione della CTS, ma le autorizzazioni degli impianti da fonte rinnovabile e di quelli di trattamento dei rifiuti, ambiti molto cari non solo all’imprenditoria sana, ma anche alla mafia e agli ambienti ad essa contigui».
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