Nonostante gli interessati smentiscano le trattative, il partito di Beppe Grillo ha paura che l'intenzione sia quella di fare squadra per privarli delle cariche rappresentative all'Ars. Tuttavia, anche dentro al centrodestra si preferisce rimanere guardinghi. Anche nella consapevolezza che i franchi tiratori potranno avere un ruolo
Regione, il M5s teme l’inciucio tra Forza Italia e il Pd Cancelleri: «A noi vicepresidenza, lo vuole il popolo»
«Se faranno una cosa del genere, se solo ci proveranno, se ne prenderanno la responsabilità. Siamo una forza politica con 20 deputati e agiremo facendo opposizione come un blocco monolitico». A dirlo è Sergio Tancredi, deputato trapanese del M5s, paventando quell’accordo bipartisan tra Forza Italia e Partito democratico che servirebbe a tenere fuori i pentastellati dalle cariche rappresentative che spettano alle opposizioni. «A noi tocca di certo una vicepresidenza, ci spetta come maggiore forza di opposizione il vice presidente vicario – dice Tancredi – un deputato segretario e la presidenza di una commissione».
La voce di un inciucio tattico messo in atto silenziosamente dal Pd e da FI però non si dissolve, anzi viene alimentata dall’ipotesi di Gianfranco Miccichè di fare entrare in giunta quale esperto di agricoltura, Paolo Inglese, prorettore di Fabrizio Micari, candidato del Pd e del centrosinistra alla presidenza della Regione. L’accordo sulle poltrone dell’Ars da una parte assicurerebbe la presidenza a Miccichè, dall’altra servirebbe al Pd che con i suoi numeri, 13 deputati, non può competere con il M5s (20 seggi) nella disputa per il vicepresidente vicario (che viene assegnato in genere alla maggioranza, mentre l’altro vice all’opposizione).
In ballo c’è anche un posto strategico nell’ufficio di presidenza e la guida di alcune commissioni come l’antimafia, che non è permanente e quindi il presidente dell’Ars dovrà decidere se costituirla o meno. Sebbene l’accordo anti-grillini sia smentito ufficialmente da FI e Pd, anche i pentastellati sentono mancare il terreno sotto i piedi. «Con noi non sta parlando nessuno e questo ci preoccupa», ammette Tancredi. E se per il Pd non c’è alcun accordo in ballo – il segretario Fausto Raciti lo ha smentito in modo categorico – per Giuseppe Milazzo, il parlamentare più quotato per la carica di capogruppo di Forza Italia, «non c’è alcun bisogno di accordi sottobanco, abbiamo i numeri e nessun motivo per non votare tutti compatti – dice – per il resto non ci intromettiamo nelle dinamiche delle minoranze, sono affari loro».
Sembra tuttavia che la maggioranza non abbia ancora trovato una strategia al di fuori dell’accordo con il Pd per fare in modo che non vi siano franchi tiratori nella prima seduta d’Aula. La vicepresidenza a Giancarlo Cancelleri però potrebbe essere blindata anche in caso di inciucio. I pentastellati avrebbero il voto di Claudio Fava, 21 certi dunque, mentre tra i 49 della maggioranza basterebbero anche una decina di franchi tiratori per stravolgere i giochi. E questo preoccupa molto Roberto Di Mauro, designato già vicepresidente della maggioranza. Da Diventerà Bellissima il deputato ex azzurro Giorgio Assenza garantisce: «Ci siamo già riuniti con Musumeci e non ci sono state frizioni di alcun tipo, il nostro gruppo voterà compatto». Si attende la riunione di Forza Italia lunedì mattina, per comprendere se qualche mal di pancia nella maggioranza può mettere a rischio i precari equilibri per cui il supporto dell’opposizione diventerebbe indispensabile. Intanto Cancelleri dal blog di Beppe Grillo scrive chiaramente: «Vogliamo la presidenza dell’Assemblea regionale. O la vicepresidenza. Comunque chiediamo di entrare nell’ufficio di presidenza dalla porta di ingresso e non barattando voti con nessuno. Dobbiamo andare dentro perché ci spetta, perché lo vuole il popolo».