Regionali, la Conferenza episcopale reclama proprio ruolo Raspanti: «Vogliamo istituzionalizzare dialogo con politica»

«In questa campagna elettorale stanno mancando le progettualità. Per questo noi, come Chiesa, abbiamo presentato questo documento». Non usa mezze parole monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della Conferenza episcopale siciliana in vista delle operazioni di voto del 25 settembre, soprattutto delle Regionali. «Assistiamo a tante promesse – tuona – e poi a risposte, dal governatore di turno, senza soluzioni». Il problema quindi è alla base. Per questo la comunità cristiana intende dare un contributo considerevole. Non un ragionamento di Pil, di prodotto interno lordo, ma su tutti i fattori sociali. Lo sguardo è a chi necessita di assistenza, agli anziani, ai bisognosi. «Nonostante i nostri interventi – prosegue – non siamo mai chiamati. Auspichiamo di istituzionalizzare un dialogo per programmare gli interventi e le politiche». 

Un esempio può essere rintracciato nei giovani, nel ruolo degli oratori presenti nei territori. Una presenza quasi ignorata. «Noi vogliamo esserci – continua – e vorremmo dare un contributo alla crescita della Sicilia. La solidarietà, il lavoro sono temi centrali. Se non si sviluppano le politiche occupazionali, la povertà aumenterà e questi saranno costi». Aspetti che non possono essere ignorati nonostante l’assenza di dibattito sulle tematiche regionali. L’appuntamento con le elezioni politiche, infatti, sembra per i religiosi stare oscurando le problematiche dei siciliani. Ma in terra di Sicilia le problematiche sulle quali dibattere e definire percorsi di definizione non mancano. La confusione sulle leggi elettorali aggrava la situazione e spinge gli elettori ad allontanarsi dalle urne. «Votare – chiosa – è importantissimo. In questi anni abbiamo assistito a un coinvolgimento giusto per tappare la bocca. A noi questo non piace. Sono stati fatti piccoli interventi e poi i fondi sono andati persi. Noi vogliamo impostare un rapporto che definisca un metodo nuovo di intervento». L’obiettivo è il coinvolgimento sociale. Dito puntato anche verso la «burocrazia che sta strangolando. Non è possibile attendere cinque anni per un provvedimento».


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