Regionali, gli appelli a Rosi Bindi sugli impresentabili Fava e Musumeci dibattono a distanza sull’antimafia

Il tema caldo resta quello dei cosiddetti impresentabili candidati nelle liste elettorali per le prossime Regionali. Nelle ultime settimane, è stato un fiorire di appelli alla presidente della commissione nazionale Antimafia, Rosi Bindi, perché vigili, esattamente come fatto in Campania. Dopo Giancarlo Cancelleri e Nello Musumeci, nei giorni scorsi invece è stata la volta del presidente dell’Assemblea regionale, Giovanni Ardizzone, che ha chiesto di verificare «il lungo elenco di impresentabili che ci sono in tutte le liste, in particolar modo in quelle di Forza Italia, che ha riciclato persone chiacchieratissime».

«Sono contento – commenta a Meridionews Nello Musumeci – che anche il presidente Ardizzone la pensi come me. Già 15 giorni fa lanciai questo appello alla responsabilità dei partiti». Ma non appena si prova a entrare nel dettaglio di quelle persone «chiacchieratissime» – il pensiero va al consigliere comunale catanese Riccardo Pellegrino – Musumeci dribbla la domanda. Lo fa anche sui transfughi, nonostante le richieste dei Centristi di non accettare le candidature dei «voltagabbana». «In Sicilia – sostiene ancora Musumeci – il 40 per cento delle famiglie vive sulla soglia della povertà, manca l’acqua per le campagne, le scuole cominciano a svuotarsi, le strade sono impercorribili… ma lei pensa che io abbia tempo per pensare a queste sollecitazioni?».

E in effetti in candidato governatore sostenuto dallo schieramento di destra sostiene che tra le sue priorità non ci sia nemmeno la squadra di governo. Lo aveva detto qualche giorno fa, lo ribadisce ancora una volta adesso. «Daremo alla Sicilia una squadra di governo competente e autorevole, capace di affrontare la più difficile stagione dal dopoguerra – prosegue -. Gli assessori saranno scelti in base a requisiti di moralità e competenze, d’intesa con le forze politiche della coalizione. Com’è noto, ho già indicato i due componenti tecnici della giunta (Armao e Lagalla, ndr). Nessun altro nome è stato concordato e designato: ne parleremo più avanti, dopo aver definito il programma. Non ci penso adesso, ho altre priorità: vincere la campagna elettorale e quindi preparare delle ottime liste».

Ma se per qualcuno questa campagna elettorale è quasi un derby che inevitabilmente coinvolge gli Atenei siciliani, l’altro derby è quello sul fronte antimafia. Da una parte Musumeci, che in questa legislatura ha guidato la commissione regionale antimafia, dall’altra Claudio Fava, attuale vicepresidente della Commissione nazionale d’indagine sulla criminalità organizzata. Più volte Fava ha ribadito la sua preoccupazione per quelle parole che, a suo dire, si sarebbe scelto di non usare in questa campagna elettorale. «Parlare di mafia non porta più voti – è stata più volte l’accusa mossa da Fava – per questo l’argomento non viene affrontato, come se questa terra potesse essere considerata libera dal giogo mafioso».

Ma secondo Musumeci, invece, l’antimafia non sarebbe «un tema di campagna elettorale e non è neanche un obiettivo di governo. Claudio Fava, che l’antimafia la fa davvero e seriamente, lo sa bene. L’antimafia è un prerequisito che appartiene al codice genetico della politica, che, se dovesse esserne priva, non avrebbe titolo per potersi presentare al giudizio degli elettori». Intanto, però, la prima inquilina di palazzo San Macuto, Rosi Bindi, continua a essere chiamata in causa da parte di tutti gli schieramenti. E non è escluso che un suo intervento, alla fine, possa arrivare davvero.


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