Si avvicina il time out per la consegna delle liste per le elezioni politiche ma in Sicilia i partiti non possono allentare l’attenzione. Bisogna definire i candidati per l’Assemblea regionale siciliana e fare i conti con il taglio dei parlamentari. I manifesti in giro per le città sono in certi casi ancora indefiniti cioè in assenza di forza politica di appartenenza. Insomma solo candidature annunciate. Nel centrodestra la calma è apparente. Se il nome di Renato Schifani ha rappresentato la sintesi mal digerita di coalizione, bisogna fare i conti con alcuni passaggi di non poco conto. Come l’uscente vicepresidente del governo di Nello Musumeci nonché assessore all’Economia Gaetano Armao, transitato con Azione di Carlo Calenda che lo ha nominato responsabile del dipartimento nazionale delle politiche euromediterranee. E sul caso è intervenuto il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, nella sua veste di commissario locale di partito, che ha definito Armao come «un amministratore esperto e di grande competenza. La sua candidatura – prosegue il primo cittadino aretuseo – a presidente della Regione Siciliana incarna una proposta di governo regionale certamente all’altezza delle complesse sfide del Pnrr, della nuova programmazione, della gestione di acqua e rifiuti, del dissesto idrogeologico, dell’alta dispersione scolastica e della sanità dei siciliani».
In Fratelli d’Italia, superate le questioni relative alla candidatura sicura e blindata di Salvo Pogliese, non sono passate inosservate alcune assenze in campo. Se da una parte alcuni passi di lato sono stati fatti per fare spazio a ingressi degli ultimi anni, come la senatrice Tiziana Drago e Angela Foti, dall’altra sono state preferite altre destinazioni, sul territorio nazionale, per dare sfogo all’indigesta mancata ricandidatura di Musumeci alla presidenza della Regione. Il partito di Giorgia Meloni, comunque, nella città etnea continua a coinvolgere simpatizzanti, che rimangono dietro le quinte, provenienti pure dal bacino autonomista e lombardiano.
Nel centrosinistra ad agitare le acque è la mancata definizione del perimetro a sostegno di Caterina Chinnici uscita vincente per il Partito Democrartico dalle primarie e dal confronto con Claudio Fava, per i Cento Passi, e Barbara Floridia per il Movimento 5 Stelle, deve fare i conti sia in casa che con i possibili alleati. Fava chiede di avere «parole chiare su come e con chi procedere in questa campagna elettorale. Se non ci sarà immediatamente un luogo di discussione – continua – su tutte le scelte strategiche e di governo, vorrà dire che la coalizione progressista non esiste più». Una accelerata che non scuote più di tanto i pentastellati, impegnati ad avanzare richieste su richieste per il programma. «Bisogna offrire – ha detto Antonio Bonaccorso da anni militante del Movimento 5 stelle – una sanità con servizi appropriati ed efficienti per i siciliani. E poi bisogna puntare sull’ambiente, ridando dignità al mare e alle coste, e sui giovani. Questa regione deve essere attrattiva e non un luogo da cui scappare».
Prosegue spedito Cateno De Luca con Sicilia vera e le liste che sostengono la sua candidatura. Dopo il cammino da Messina a Palermo, il catenomoto non si è fermato. Dalle città ai paesi di provincia, l’ex primo cittadino della città dello Stretto tira dritto. Così come i suoi sostenitori tra cui Antonio Danubio, già consigliere alla provincia di Catania. «De Luca sarà il migliore – ha detto Danubio – presidente. Sono certo che il 25 settembre verrà eletto dal popolo siciliano perché lo ha già dimostrato nei tre Comuni che ha amministrato. Ovunque ha avuto ottimo risultati. Da ultimo a Messina è riuscito ad avviare lo sbaraccamento della città atteso da oltre cento anni». Corsa in solitaria, poi, per Eliana Esposito che guarda alla Regione per gli Indipendentisti liberi.
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