Cgil, Cisl, Uil e Ugl stamattina hanno organizzato un presidio sotto la prefettura contro l’eliminazione della mobilità in deroga per gli ex dipendenti delle tante aziende del territorio catanese. «Non prendiamo soldi da quasi due anni e non veniamo reinseriti da nessuna parte», protestano gli ex occupati
Prefettura, lavoratori protestano contro Regione Sindacati: «Sbloccare fondi mobilità in deroga»
«È un vero e proprio terremoto sociale», tuonano così le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil e Ugl che stamattina hanno organizzato un presidio sotto la Prefettura di Catania per manifestare contro l’eliminazione della mobilità in deroga. Che è stata bloccata dal 2015 «perché la Regione Siciliana non ha i fondi», dicono i sindacati. Si tratta di quel tipo di ammortizzatore sociale che subentra in seguito alla mobilità ordinaria e che spetta di diritto a chi è stato licenziato a causa della crisi: il cosiddetto licenziamento collettivo. Un sussidio che dovrebbe, in seguito, portare anche al reinserimento nel mondo del lavoro delle persone licenziate. Ma spesso questo non accade.
La protesta di stamattina nella centralissima via Etnea si è concentrata «contro l’immobilismo e l’irresponsabilità della Regione – aggiungono i sindacati e i lavoratori – Chiediamo al Prefetto che faccia da intermediario tra noi e la Regione Siciliana». E appunto gli stessi lavoratori, o meglio ex lavoratori, sono scesi in piazza a protestare. Non percepiscono alcun sussidio da oltre un anno, nonostante questo spetti loro di diritto. «È una situazione insostenibile», urlano i manifestanti. «Io lavoravo alla Cesame – dice Corrado Barbagallo – dal 2008 è stato un susseguirsi di cassa integrazione e mobilità e adesso sono un nullafacente che non prende nemmeno la mobilità in deroga dal 2015. È impossibile mantenere una famiglia».
È questo il caso di Massimiliano Lanzafame, ex dipendente della Sat (Siciliana automazione e tranciatura). «Io sono in mobilità in deroga dal 2013 – racconta a MeridioNews – ma a causa del blocco non sto percependo nulla. Ho figli e mia moglie fa lavori domestici quando viene chiamata da qualcuno». La situazione nella quale vive «è drammatica. Tiro avanti lavoricchiando dove capita – racconta – Ho venduto la macchina, adesso cammino solo con lo scooter». «La nostra azienda contava oltre duecento dipendenti – aggiunge l’ex collega Rosario Cristaudo – ma poi ha chiuso nel 2009. Alcuni nostri colleghi hanno trovato lavoro al Nord. Noi che siamo rimasti a Catania siamo stati tagliati fuori da tutto».
Ed è proprio questo che lamentano in tanti: l’essere tagliati fuori dal mondo del lavoro. «Lavoravo in un centro commerciale Conforama di Giarre – spiega Marco Antonio Didiodato, che non percepisce soldi da due anni – e dal 2009 non ho avuto più opportunità di lavoro, nonostante ci siano a Catania tanti centri commerciali. Una persona che perde il lavoro è scartata ovunque». «Non si può vivere così – conclude Isabella Patamia, ex dipendente Kromotek (impianti fotovoltaici) – io sono separata e ho una situazione abbastanza grave a casa. L’azienda ha licenziato quasi tutti i dipendenti. E siamo qui a spasso. Senza contare il problema adesso della mobilità in deroga. Ho preso quella del 2014 da neanche un mese».