Povero Piero… ma date la notizia soltanto ad esequie avvenute

Titolo: Il povero Piero                                             Autore: Achille Campanile                                             Regia e Scene: Marco Carriglio Libertini                              Costumi: PaoloTommasi                                                      Musiche: Matteo D’Amico                                                                                            Luci: Gigi Saccomandi                                  Interpreti: Giulio Brogi, Magda Mercatali, Rosalina Neri, Anna Gualdo,Nicola Pistoia, Aldo Ralli, Eva Drammis, Donatella Liotta           Produzione: Teatro Biondo Stabile di Palermo

Certe volte la vita può essere davvero sorprendente, così sconcertante da potersi divertire a giocare con la morte. Questa altalena pericolosa che rispecchia, in certi casi, l’esistenza dell’uomo dà uno spunto di riflessione per ragionare consapevolmente sulla nostra presenza in questo mondo, dando libero sfogo a tutta una serie di considerazioni che però non possono avere una risposta chiara.

Il cosiddetto “gioco fra la vita e la morte” fu spesso un argomento prediletto da quella schiera di autori e drammaturghi che appartennero al “Teatro dell’assurdo”, che vede fra i suoi padri fondatori scrittori drammatici del calibro di Ionesco e Beckett. Anche Achille Campanile può essere considerato un caposcuola del genere, in particolare fu proprio lui a proporre in Italia questo modello letterario, che trae le sue origini da quello francese.


Il povero Piero, commedia proposta nei giorni scorsi dal Teatro Stabile di Catania, per la produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo, prende spunto proprio dall’omonimo romanzo di Campanile, la cui prima rappresentazione andò in scena nel lontano 1961 al teatro S. Erasmo di Milano con la compagnia del “Teatro delle novità”. Data l’ampiezza del testo la commedia è stata più volte ridotta ed adattata, ma la grande novità è rappresentata dalla riproduzione integrale del testo, curata dal regista Pietro Carriglio.

Il primo atto della commedia si apre con una triste assemblea di persone che piangono la scomparsa del povero Piero, malato ormai da tempo, all’alba di una tranquilla giornata. La moglie Teresa ed i più stretti congiunti devono rispettare le sue ultime volontà, cioè di dare la notizia della sua scomparsa soltanto ad esequie avvenute. Tuttavia non sembra così facile osservare questa semplice richiesta, dato che attorno alla triste vicenda si svilupperà tutta una serie di equivoci e vicende surreali che porteranno gli altri parenti ed amici a venire a conoscenza del fatto.

La particolarità di questa prima parte dello spettacolo dipende dal fatto che il protagonista della commedia non c’è. Una vicenda alla Godot, almeno così potrebbe sembrare, dato che il personaggio principale è soltanto citato e non si vede mai sulla scena. Tuttavia, con grande sorpresa del pubblico e soprattutto degli altri personaggi, ecco che proprio alla fine del primo atto il “povero Piero” farà la sua comparsa sul palcoscenico. La sua è una vicenda alquanto bizzarra ed allo stesso tempo fortunata, dato che la sua morte è stata soltanto apparente.

Una volta ritornato alla vita di tutti i giorni il protagonista si renderà conto di come la moglie abbia ormai regalato alla portiera le sue scarpe più belle, di come il cognato abbia preso possesso del suo bel foulard e di una sua spilla, di come in generale tutte le cose siano potute cambiare nell’arco di pochissimo tempo. In effetti tutta la commedia gira intorno ad un’acuta osservazione dei vizi e delle piccole ipocrisie di tutti i giorni, mostrate da una serie di personaggi ridicoli, nevrotici e patetici, tutti colti in un momento di alta ritualità: le esequie per la morte del loro caro amico.

La serietà all’interno di questa divertente rappresentazione risulta essere dunque soltanto latente a tutte le azioni, che si sviluppano attorno ad una scena piuttosto monotona e identica, sia nel primo che nel secondo atto. Un divanetto, una sedia, un tavolino, un carrellino che la cameriera porta e ritira, una struttura molto colorata di blu ed azzurro, con delle colonne ai lati del palco, che bene si associa alle questioni tragicomiche che si succedono incessantemente durante lo spettacolo ed inoltre una bara, quella che avrebbe dovuto accogliere la salma del “povero Piero”, ma che ormai viene usata soltanto come un panchetto per chi volesse sedersi a parlare del più e del meno, che sarà per di più venduta per un altro imminente funerale ad un prezzo molto accessibile. Questi gli elementi ideali per lo sfondo di una commedia che alterna, sin dall’inizio, serietà e comicità, come vogliono giustamente le regole dell’assurdo.

L’autore, in questo modo, riesce a prendersi gioco della morte, un po’ come a volte fa la vita, un po’ forse per sdrammatizzare i momenti di grande tristezza per la perdita di una persona cara, un po’ anche per riflettere sulla decadenza dell’uomo, che di fronte ad una tragedia simile molte volte non è in grado di prendere le giuste decisioni per continuare la sua esistenza. E non dite che Piero non lo aveva raccomandato: …se dovessi morire date la notizia solo ad esequie avvenute. Non è molto quello che vi chiedo, quindi rispettate la mia volontà.


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