Il nuovo decreto legge sugli enti locali, spinto dall'associazione nazionale Comuni italiani, parla anche del riequilibrio delle casse delle amministrazioni comunali. Con un articolo che mette il Comune etneo al riparo dalle contestazioni della Corte dei conti di Palermo, attese per la fine di questa settimana
Piano di rientro, governo approva il salva-Catania Girlando: «Adesso c’è tempo fino al 30 settembre»
È l’articolo 15 del decreto legge sugli enti locali appena approvato dal governo di Matteo Renzi. Eppure avrebbero potuto chiamarlo salva-Catania. Perché questo è: una norma di undici righe che modifica la legge di stabilità 2015 e sposta al 30 settembre, anziché al 30 giugno, la scadenza per presentare il nuovo piano di riequilibrio. Dentro alla nuova legge, però, non c’è solo la proroga: le maglie della riscrittura del piano di rientro si allargano, il consiglio dei ministri permette di agire in deroga al Tuel (il testo unico sugli enti locali) in materia di approvazione del disavanzo e di riconoscimento di debiti fuori bilancio. In altri termini: toglie le castagne dal fuoco alle amministrazioni locali. Proprio sui rilievi che la sezione di controllo della Corte dei conti di Palermo aveva mosso al Comune etneo.
«Noi tiriamo un sospiro di sollievo», dice l’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando. In mancanza di un ragioniere generale, il compito di rimodulare il pagamento dei debiti di Palazzo degli elefanti pesa tutto sulle sue spalle. E adesso anche il collegio dei revisori dei conti sembra esserglisi rivoltato contro, domandandogli chiarimenti sul rendiconto 2015. «Così ho più tempo – afferma Girlando – Ci saremmo arrivati anche con la scadenza al 30 giugno, ma poter aspettare fino alla fine di settembre fa sempre bene. Conto di ultimare la riscrittura entro i primi giorni di luglio, così poi ci saranno due mesi buoni per l’approvazione della giunta e del consiglio comunale». Un tempo lunghissimo se paragonato a quello che il senato cittadino avrebbe avuto se non fosse arrivato il salvagente da Renzi: meno di una settimana.
«Era tutto quasi pronto, poi erano sorte quelle questioni», aggiunge l’assessore. Le «questioni» sono le tre ordinanze con le quali la magistratura contabile rimproverava al Comune di Catania un lungo elenco di ritardi e inadempienze. Documenti durissimi ai quali era seguito un confronto diretto a Palermo: da una parte Girlando e la direttrice generale Antonella Liotta, dall’altra il presidente della Corte dei conti Maurizio Graffeo e il suo braccio destro Giovanni Di Pietro. Uno scontro al termine del quale i giudici si erano riservati di decidere sul futuro del municipio catanese in 30 giorni. Adesso che il termine stava per arrivare, l’eventuale pronunciamento viene superato dall’intervento politico direttamente da Roma. Che allontana lo spettro del default dalle casse cittadine e da questa amministrazione. A spingere per un nuovo decreto legge sugli enti locali, del resto, è stata l’Anci, l’associazione nazionale Comuni italiani. In cui il sindaco Enzo Bianco riveste il ruolo di presidente del consiglio nazionale.