Peter Weir, australiano , (Lattimo fuggente – The Truman Show – Master and Commander) torna a Taormina dopo 24 anni dalla sua premiazione per il filmPicnic at Haning Rock, ritorno da protagonista, in un attimo, solo per raccontare il suo cinema ideale, pieno di sogni infranti e infinite riflessioni. Una montagna in salita, un insieme […]
Peter Weir
Peter Weir, australiano , (Lattimo fuggente – The Truman Show – Master and Commander) torna a Taormina dopo 24 anni dalla sua premiazione per il filmPicnic at Haning Rock, ritorno da protagonista, in un attimo, solo per raccontare il suo cinema ideale, pieno di sogni infranti e infinite riflessioni.
Una montagna in salita, un insieme di dubbi ed un guru. Semplicemente una storia.
Peter Weir apre il sipario della lezione con una favolacontemporanea, in risposta alle ansie personali di un uomo, di un regista, a cui un guru ipotetico risponde:Non preoccupartene troppo, preoccupatene abbastanza.
Una storiella, ma è la sintesi sul modo di interpretare il cinema, viverlo, farlo. La leggerezza traspare dalle parole, nei gesti. Il film è iniziato.
A noi lascolto e il desiderio di interagire nella sua messa in scena.
Cominciano i consigli, la lezione decolla, primo anello, la sceneggiatura: semplice idea, essenziale e creativa. Innanzitutto una storia.
Poi il casting. il regista è un investigatore parafrasando Weir è come calarsi dentro i personaggi, esserne introspettivi. Primo aneddoto: in Un anno vissuto pericolosamente(1982) un giovanissimo Gibson insicuro, voleva lasciare le riprese, il regista allora lo invita a cena convincendolo che è proprio la sua insicurezza ad adattarsi alla sceneggiatura.
Ciak! Si gira. Ore di riprese, infinite prove e lo studio è un campo di battaglia. Gli aneddoti si sprecano come in Manster and Commander in cui il set rischia di saltare, letteralmente, in aria per i nervi troppo tesi. Vedi alla voce: Russel Crowe.
Segue il montaggio, lattenzione per il lavoro svolto, per i particolari nascosti, perle che improvvisamente saltano fuori.
Su tutto la musica a miscelare, amalgamare, rendere fluida una storia che già nel suo silenzio parla, Weir si esprime con una delicatezza semplice, poetica, la si avverte in coda al suo fare cinema, ama parlare di sé, ama parlare della vita che in fondo è uno sguardo rubato al cinema.
In sala, una ragazza chiede come diventare regista in una realtà confusa, risponde con un invito a riscoprire sensazioni sublimi, percezioni nuove in realtà sempre più rarefatte
Lamore come origine di tutte le creazioni cita Matisse. Fine. Cala il sipario al The Peter Weir Show. CARPE DIEM.