Pescherecci e acquacoltura in Sicilia segnano il pass

PRESENTATO STAMATTINA A PALERMO IL ‘RAPPORTO’ 2013 DELL’OSSERVATORIO DELLA PESCA NEL MEDITERRANEO. UNO SCENARIO DI CRISI CHE E’ IL FRUTTO DELLE PENALIZZAZIONI DELL’UNIONE EUROPEA E DELL’ASSENZA DI UNA POLITICA REGIONALE PER QUESTO SETTORE

In caduta libera la pesca siciliana. E’ l’amara sintesi dei dati presentati dall‘Osservatorio della Pesca del Mediterraneo stamattina nella sede di Banca Nuova di via Giacomo Cusmano, a Palermo.

Alla presenza dell’assessore regionale alle Risorse agricole, Paolo Ezechia Reale, del dirigente generale della pesca, Dario Cartabellotta, il coordinatore dell’Osservatorio, Giuseppe Pernice, ha tracciato un quadro desolante sul sistema pesca siciliano sia in termini strutturali che socio-economici.

“Siamo ai minimi storici, altri cinquantasette battelli sono stati demoliti nel 2013 – riferisce Pernice – adesso occorre invertire la rotta, non si può più ridurre la flotta per salvaguardare il mare e le sue risorse. Il costo della politica di ripopolamento ittico è ricaduto sull’Italia e la nostra Isola in particolare. Anche il costo delle concessioni incidono notevolmente sul comparto dell’acquacoltura, penalizzandone lo sviluppo ed impedendo di svolgere un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento ittico e nella soddisfazione dei bisogni al consumo “.
(sopra, impianto di acquacoltura a Porto Palo di Capo Passero: foto tratta da vivereportopalo.it)

“Gli stessi risultati possono raggiungersi – precisa – puntando sull’innovazione tecnologica e sui natanti intelligenti a basso impatto ambientale e ridotti consumi”.

“C’è una ripresa degli stock ittici nel Canale di Sicilia confortata dagli studi scientifici – conclude Pernice – la politica di protezione delle risorse ittiche va vista a livello internazionale con un nuovo approccio che guarda alla cooperazione ed al dialogo con i Paesi rivieraschi”.

“L’Osservatorio della Pesca è uno strumento di straordinaria importanza -dichiara l’assessore Reale – e può essere la chiave di volta per la nuova programmazione comunitaria che vedrà protagonista la Regione nella individuazione degli obiettivi da perseguire a seguito della ‘governance decentrata’ voluta da Bruxelles con il Feamp”.

“Stiamo rivedendo il nostro impegno su agricoltura e pesca anche in termine di partecipazione all’Expo 2015 di Milano – rilancia l’assessore alle Risorse agricole e alla Pesca – non è cambiata la nostra volontà di partecipare come protagonisti, ma stiamo trattando per capire cosa fare dopo il blocco della ‘macchina’ organizzativa dovuta ai fatti di cronaca che hanno portato alle verifiche dell’Autorità anticorruzione che hanno rallentato l’organizzazione dell’evento”.

“Stiamo lavorando sulla programmazione del Feamp, il nuovo strumento comunitario della Pesca – dice Dario Cartabellotta – che dovrebbe prevedere uno stanziamento per la Sicilia nel prossimo periodo 2014/2020 di circa 200 milioni di euro. Coinvolgeremo, nei prossimi giorni, il partenariato sociale per condividere gli obiettivi da raggiungere”.

“Raccolgo il disagio del mondo della pesca siciliana e la perdita dei posti di lavoro è la testimonianza di una costante disperazione dei pescatori e degli operatori del settore – afferma Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo della pesca di Mazara del Vallo”.

“Volutamente non ho inserito le conclusioni nel ‘Rapporto 2013’ – riferisce – per il semplice fatto che non c’è nulla di nuovo se non il fatto che le indicazioni emerse nei Rapporti del 2011 e 2012 non sono mai state recepite dal Governo regionale”.

“Continueremo ad essere il pungolo – racconta Tumbiolo – per affermare il principio della crescita e dello sviluppo del settore che passano dall’applicazione della filosofia, della metodologia e degli strumenti della Blue economy”.

“Spero nel cambiamento di tendenza – continua il presidente del Distretto – e la presenza oggi dell’assessore Reale e del dirigente generale Cartabellotta alimentano la speranza che un nuovo approccio è possibile e pertanto rinnoviamo l’apertura di credito al Governo regionale con l’auspicio che il nuovo corso istituzionale possa invertire la tendenza per un nuovo approccio al settore che aiuti imprese della filiera e pescatori”.

“Blue Sea Land, l’expo internazionale delle produzioni di eccellenza siciliane che si terra’ dal 9 al 12 ottobre 2014 nelle città di Palermo, Gibellina, Mazara del Vallo e Marsala – conclude il presidente del Distretto pesca – è la piattaforma ideale promuovere e potenziare il dialogo e la cooperazione in un processo di internazionalizzazione che e’ la grande scommessa della ‘blue economy e della Sicilia, azione centrale del Feamp che lascia ampio spazio per la cooperazione transfrontaliera”.

Tornando ai dati sulla pesca e sull’acquacoltura in Sicilia, riportiamo, in sintesi, il quadro che è emerso dallo studio.

Il ‘Rapporto’ conferma il trend negativo degli ultimi anni con un ridimensionamento costante del comparto peschereccio siciliano.

Alla data del 31 dicembre 2013 l’intero compartimento marittimo siciliano ha contato duemila e 892 battelli; alla fine del 2012 erano due mila e 949 e nel 2011, invece, tre mila e 035.

Nel 2013 la stazza lorda complessiva della flotta peschereccia si è attestata a quarantanove mila e 995 tonnellate, nel 2012 erano cinquantuno mila e 708 e nel 2011 le tonnellate complessive erano cinquantacinque mila e 778. La potenza complessiva dei motori della flotta siciliana si è ridotta a 241.118 chilowatt, nel 2012 era di 244.743 e nel 2011 di 256.519.

La vetustà della flotta è cresciuta, nonostante le massicce demolizioni di natanti, attestandosi intorno all’età media di 33,7 contro i 33,3 del 2012. E pensare che dieci anni fa la media vetustà della flotta siciliana era di 28 anni.

Sul versante delle nuove costruzioni il 2013 ha registrato un dato in controtendenza: la realizzazione di nove nuovi battelli, nel 2012 erano stati soltanto quattro.

Sul fronte occupazionale si sono persi 800 posti di lavoro, 300 tra i pescatori e 500 nell’indotto. Alla fine del 2013 la cifra complessiva è di sette mila e 500 lavoratori. Un dato che da solo testimonia il fallimento della politica regionale e nazionale nel settore, schiacciato dalle scelte comunitarie e mortificato dall’incapacità della classe politica di promuovere azioni di contrasto e rilancio economico-produttivo.

Dal ‘Rapporto’ emerge il peso del costo del gasolio. Difatti, i consumi energetici incidono per quasi il 60 per cento sui costi complessivi di gestione dell’attività.

Inoltre a riflettersi negativamente sul settore anche le controversie internazionali che hanno toccato i motopescherecci impegnati nella pesca d’altura, costretti a subire un ulteriore costo dovuto alle pesanti multe pagate ai Paesi rivieraschi della sponda Sud del Mediterraneo.


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