Nel teatro della politica di ieri, l'hotel delle Palme di Palermo, i coordinatori Fausto Raciti e Giuseppe Castiglione trovano l'accordo. Un patto per le riforme, l'ennesimo che reitera la prosecuzione della legislatura regionale all’Ars. Possibile l'apertura a un esponente alfaniano in giunta
Pd-Ncd insieme per riforme e per il futuro di Crocetta Tra lotta alla burocrazia e reddito di cittadinanza
Né felici, né scontenti. Pare questo lo stato d’animo di sintesi che stabilisce la nascita dell’accordo tra Pd ed Ncd. La timidezza del Partito Democratico e l’esitazione, tra ritrosie ed impaccio, precisazioni e chiarimenti, del Nuovo centro destra, fissano i paletti di un patto per le riforme, l’ennesimo, che suggella, reitera e sigla, la prosecuzione della legislatura regionale all’Ars.
Una rivoluzione normalizzata, ormai da tempo, quello di Rosario Crocetta, ieri convitato di pietra di un incontro che mette in chiaro, tra fragilità e proiezione a medio termine, tutto quello che nelle ultime settimane è stato preparato. Viene scelto l’Hotel delle Palme, uno dei simboli degli incontri della politica di ieri, per provare a cambiare quella di oggi. Per quella di domani, i partiti si stanno ancora attrezzando. Non occorre fare fretta. Oltre tre ore di discussione tra Giuseppe Castiglione e Fausto Raciti, cooordinatori di Ncd e Pd, con la benedizione di Gianpiero D’Alia ed ancora Dore Misuraca (Ncd), Antonello Cracolici, capogruppo del Pd, Gianluca Miccichè (Udc) e last, but not least Francesco Cascio, ex presidente dell’Ars, che sembra quello del «non ci volevo venire», tormentone di trent’anni fa di uno spot televisivo di una marca di caffè siciliana.
E’ stato tra i più ostinati Cascio, insieme a D’Asero ed Alongi, nel gruppo parlamentare del Nuovo Centro Destra. La proiezione di uno schieramento post berlusconiano poco brillante nei numeri ed a trazione salviniana anche in Sicilia, li ha fatti desistere. Né li solletica la sponda civica invocata da Nello Musumeci. Meglio non restare allora schiacciati dagli agguerriti Lentini, Lanteri e Cardinale, sguinzagliati sui territori a porre improbabili argini ai grillini. Del resto quello che si esclude oggi potrà avvenire domani, cioè il passaggio in giunta di un esecutivo destinato ad aggiustamenti continui, a cambi di marcia, a patti a cui scendere. Questo per le riforme – mentre ancora si attende il via libera da Roma sul ddl Acqua, dove pare possibile l’impugnativa di alcune parti della legge – parlerà il linguaggio ruvido del ridimensionamento della burocrazia regionale, un bersaglio facile a cui esporre i dipendenti regionali, che spesso fanno oggettivamente poco per sottrarsi. Ci lavorerà il mediatore Giovanni Pistorio.
O ancora il reddito di cittadinanza, bandiera pentastellata che Crocetta è pronto ad agitare che sta preparando Bruno Caruso, assessore regionale al Lavoro. Oggi i centristi incassano un accordo di massima sulla presidenza della commissione Bilancio all’Ars, ed un rafforzamento sui numeri di un parlamento regionale, costituzionalmente instabile. Nessuno salterà dalla sedia, in ogni caso, se questo accordo tra i due partiti dovesse accelerare partorendo in tempi ravvicinati l’apertura ad un esponente in giunta degli alfaniani. Gli anni luce della politica siciliana misurano distanze siderali, a misura di parallasse.