Il reporter e regista francese interviene oggi pomeriggio alla diciottesima edizione del Premio intitolato alla giornalista italiana uccisa a Mogadiscio nel 1994. Ad aprire il suo workshop il documentario Toxic Somalia, nel quale Moreira ripone i quesiti sul traffico dei rifiuti tossici in Africa che hanno portato alla morte della inviata del Tg3. Oggetto anche dell'ultimo post del nostro blogger Stefano Gurciullo che riprendiamo dal blog il Mafioscopio
Paul Moreira al Premio Ilaria Alpi La Somalia tra mafie, pirati e scorie
La Somalia è la discarica più economica del mondo. Scaricare una tonnellata di rifiuti tossici al largo delle sue coste costa solo 2,50 dollari. Contro i mille che gli occidentali dovrebbero pagare per scaricarli a casa propria. Così barili di scorie nucleari approdano sulle sue spiagge, disseminate di pesci morti e centinaia di somali si ammalano, avvelenati dai rifiuti di altri. Chi scarica nelle acque somale? E chi ci guadagna in Somalia? Sono le domande alle quali il reporter e documentarista francese Paul Moreira cerca di rispondere nel documentario Toxic Somalia, proiettato oggi pomeriggio nel corso del suo workshop in programma a Riccione in occasione della diciottesima edizione del premio Ilaria Alpi. Intitolato alla giornalista uccisa a Mogadiscio nel 1994 assieme all’operatore Miran Hrovatin proprio per aver posto le stesse domande.
L’opera di Moreira è un’inchiesta che conduce nei sotterranei oscuri delle mafie italiane, dei pirati somali e dell’industria delle scorie nucleari. Gli stessi su cui stava indagando l’inviata del Tg3 che aveva scoperto un traffico internazionale di rifiuti tossici e radioattivi prodotti nei paesi industrializzati e stivati, in cambio di tangenti e armi scambiate coi gruppi politici locali, in quelli poveri dell’Africa. Un intreccio di recente analizzato dallo scrittore e storico greco Michel Koutouzis nel suo ultimo libro-inchiesta intitolato Crime, trafics et réseaux: Géopolitique de l’économie parallèle, pubblicato ad aprile, come spiega il nostro blogger Stefano Gurciullo nell’ultimo post del Mafioscopio.
«Michel Koutouzis è riuscito a dissotterrare il filo più nero delle mafie italiane – scrive Gurciullo – E il filo che senza tanto trambusto ha premuto i grilletti dei kalashnikov sui corpi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nel 1994. Lo stesso filo che conduce nei fondali delle coste calabresi, dove tra pesci e alghe trovi un relitto imbottito di rifiuti tossici. E che ora ci riporta in Africa, in Somalia, per lesattezza». Continua a leggere…
[Foto di enamic5]