Paternò, niente simbolo Pd alle amministrative Rissa interna su alleanze e ruolo del segretario

Partito democratico a brandelli a Paternò, dove – in vista delle imminenti elezioni amministrative – il simbolo dem potrebbe rimanere nel cassetto, non assegnato a nessuno candidato alla poltrona di primo cittadino. In particolare, il simbolo potrebbe non andare al sindaco uscente Mauro Mangano, eletto 5 anni fa con il sostegno dei democratici. Questi ultimi sono frammentati e diversi esponenti locali si stanno candidando in liste che non appoggiano Mangano. 

In questi giorni è in corso un vero e proprio braccio di ferro tra il vicepresidente del consiglio e capogruppo Pd Nino Calabrò, che sosterrà il primo cittadino uscente, e il segretario comunale dei democratici (nonché consigliere comunale) Filippo Sambataro, il quale sta per candidarsi in una lista che fa capo ad un altro candidato sindaco, Nino Naso, appoggiato da civiche con forte ascendente di centro destra. Calabrò e Sambataro stanno dando vita a una battaglia per l’assegnazione del simbolo. Il vice presidente del consiglio chiede chiarezza con una nota inviata alla segretaria provinciale e al comi­tato provinciale di garanzia del Pd, con la quale ha avanzato la richiesta di rimozione di Sambataro dalla carica di segretario. «È necessario fare chiarezza nel più breve tempo possibile – ha detto Calabrò – non si può essere segretario di un partito e sostenere un candidato sindaco di­verso. Anche perché a sostegno di Nino Naso c’è la lista Fratelli di Paternò, riferimento di Fratelli d’Italia di Ignazio La Russa e dell’ex sindaco Pippo Failla. Il simbolo del Pd deve andare con Mangano perché lui è il sindaco uscente del Pd». 

Va giù duro il segretario comunale dem Filippo Sambataro: «ll capogruppo difende ostinatamente il sindaco uscente che è responsabile unico della frammentazione e disgregazione del partito a Paternò. Per questo – prosegue Sambataro – ribadisco che il Pd locale non apparenterà il proprio simbolo a nessuna lista di candidati al consiglio comunale. Diverse sono le motivazioni di questa scelta, prima tra tutte la mancata fiducia a Mangano. Sfiducia legata al vuoto amministrativo di questi cinque anni, all’assenza di una programmazione, a una mancata visione della città, alla inefficace identificazione di linee prioritarie di sviluppo e a motivazioni politiche». «In questi anni – attacca ancora Sambataro – il Pd, pur essendo partito di maggioranza, è stato assente nelle scelte di governo. Il primo cittadino uscente ha costruito, al bisogno, alleanze poco chiare e incomprensibili per i nostri elettori, con soggetti non appartenenti alla nostra storia. Ha portato – conclude il segretario – alla disgregazione non solo della parte eletta, ma soprattutto della base». 

Se Mauro Mangano non dovesse ottenere il brand del partito, avrebbe il sostegno di una civica che si rifà al Pd denominata Democratici per Paternò. Solo la settimana prossima si scriverà la parola fine sulla vicenda. Come si diceva, il Partito democratico paternese è frammentato e si ritrova a sostenere diversi candidati a sindaco: presente con Mauro Mangano, ma anche con Nino Naso (sponsorizzato dall’assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo) e con Anthony Distefano (sostenuto dai deputati Luca Sammartino e Concetta Raia). Gli unici candidati che non hanno legami con i dem sono il 90enne Nino Lombardo, appoggiato da una civica, e da Salvo La Delfa, candidato del Movimento 5 stelle


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