La seduta, che tra i punti all'ordine del giorno ha il piano sui rifiuti, si trasforma in un attestato di inefficienza dell'amministrazione da parte di diversi consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione. Ma la sorpresa finisce all'arrivo di un noto ospite dell'aula: la mancanza del numero legale
Palazzo degli elefanti, pioggia di critiche a giunta «Assessori? Sono sordi e ciechi dinanzi alla città»
Dalle lamentale alle critiche passando per i «disastri e le grida di dolore di una città intera». A riassumere l’ultima seduta del Consiglio comunale è l’intervento del capogruppo di Forza Italia Santi Bosco. Le sue parole fotografano la delusione del senato catanese, un sentimento forte nell’opposizione quanto tra la maggioranza. «La domanda che ci si pone è semplice: l’amministrazione comunale da chi è sostenuta in aula?», chiede l’esponente del centrodestra. La risposta arriva un’ora dopo quando alla votazione dei verbali delle riunioni precedenti – un atto formale – manca il numero legale. E a nulla serve la sospensione di un’ora perché alla ripresa dei lavori i consiglieri presenti sono solo otto, nonostante all’ordine del giorno c’è la votazione di una delibera particolarmente politica: il futuro piano settennale sulla raccolta dei rifiuti. Un esito prevedibile considerati gli attacchi partiti dai banchi del centrosinistra all’indirizzo degli scranni dei tre (su nove) assessori presenti: Salvo Di Salvo, Saro D’Agata e Marco Consoli.
A suonare la tromba della rivolta è Giuseppe Catalano. Il componente di Articolo 4 – il gruppo che sembrerebbe puntare a riempire la poltrona lasciata vuota dall’assessora alle Attività produttive Angela Mazzola – si presenta con una maglietta su cui spadroneggia una scritta in rosso e a stampatello: assessori, è primavera. La protesta è condita da nove sveglie e altrettanti paia di occhiali che il consigliere ha intenzione di regalare ai componenti della giunta «sordi e ciechi di fronte ai problemi della città, dal centro alla periferia», spiega Catalano. «Svegliatevi perché è maggio, la temperatura è alta ma il tempo con voi rimane brutto», attacca. Per il politico il problema della giunta non sarebbe la difficoltà a risolvere i problemi ma la superficialità nel trattarli. «Vi rendete conto, assessori, che avete portato un consigliere a questo punto? Sostengo la protesta di Catalano perché l’amministrazione non collabora», rincara la dose il capogruppo di Articolo 4 Nuccio Lombardo. Lui di rimpasto non vuole sentirne parlare, come il resto dell’aula. Ma l’ombra di una rivalutazione della giunta pare pesante.
Non teme di parlare di «crisi di maggioranza» Sebastiano Anastasi di Grande Catania. E dopo che Sebastiano Arcidiacono presenta all’aula l’opportunità di istituire una commissione d’inchiesta sulla gestione dell’ufficio stampa istituzionale dell’ente «perché la democrazia passa soprattutto dalla comunicazione e di tante cose che succedono in aula non c’è traccia», Niccolò Notarbartolo del Partito democratico analizza il declino dell’Amt, la partecipata comunale del trasporto pubblico. «L’azienda è stata condotta in modo irresponsabile, le spese sono state gestite in maniera folle e i costi non hanno mai subito una razionalizzazione», spiega il consigliere. E se per Catalano il nodo è «l’attaccamento alle poltrone da parte degli assessori», il rappresentante di Grande Catania Giuseppe Castiglione ritorna sulla vicenda dei due capigruppo in carica del Pd: Giovanni D’Avola e Nino Vullo. Il primo rimane in aula solo per pochi minuti, il secondo per tutto il tempo. Ma lo strappo è visibile in maggioranza e non passa inosservato all’altro fronte del Consiglio che gela la presidenza retta da Francesca Raciti: «Articolo 4 vi ha dato il benservito e il Pd è un coacervo di capigruppo, politicamente non si capisce più nulla».