Pietro Ferrera, il 45enne ucciso a coltellate stanotte nella sua abitazione mentre dormiva, era un tifoso rosanero e faceva parte del gruppo organizzato della Curva Superiore dello stadio palermitano. In suo onore durante la partita di oggi si è scelto il silenzio
Omicidio via Falsomiele, il lutto arriva al Barbera La vittima era un ultras, nessun coro dalla Nord 12
Una curva silenziosa, quella di oggi al Barbera, sullo sfondo di un pareggio casalingo che non ha lasciato neppure tutto questo amaro in bocca, visto la prima posizione in classifica del Palermo. A gettare sul match contro il Livorno un alone di tristezza sarebbe stato, piuttosto, un lutto. Di fronte a una curva, quella superiore, che imperterrita non intona nessun coro per tutta la partita, qualcuno inizia a farsi qualche domanda, a chiedersi il motivo di un simile atteggiamento. Fuori discussione l’ipotesi che possa trattarsi di una protesta, che sembrerebbe fuori luogo di fronte a un mister ad oggi imbattuto e alla vetta della classifica ancora occupata dai rosanero. «Oggi silenzio per via di un marito ucciso da una moglie», si vocifera tra alcuni tifosi. Non un marito qualsiasi. Il 45enne Pietro Ferrera, ucciso questa notte con 20 coltellate dalla moglie e dai due figli maggiori, che avrebbero tutti confessato il delitto, sarebbe stato un ultras. Ex militare dell’esercito, gestiva un bar a Ballarò, in piazza del Carmine, insieme ai figli.
«Non sappiamo molto, solo che era un ultras della Curva Nord 12», confermano intanto i tifosi della Curva Nord Inferiore, anche loro allo stadio oggi pomeriggio per tifare Palermo, durante la sfida della sedicesima giornata di campionato della serie B. E in effetti, sulla pagina social ufficiale della Nord 12 poco prima delle tredici di oggi ecco spuntare un post per avvisare tutti: «A causa di un gravissimo lutto improvviso per oggi sono bloccate tutte le attività – scrivono -. Vi preghiamo di non commentare», chiedono infine i tifosi del gruppo organizzato della Curva Superiore del Barbera. Nessuno striscione, nessun coro, almeno da parte loro. A cantare è soltanto il gruppo che occupa il settore inferiore della curva, che prova come può a incitare i giocatori impegnati con un pareggio che non si riesce a sbloccare e che, dal canto suo, solidarizza con il lutto portato al braccio da un’altra tifoseria, la Cremona Ultras, che piange la perdita di un tifoso morto ieri per un malore durante il tragitto per raggiungere lo stadio.
Intanto, proseguono le indagini per chiarire la dinamica del delitto, accaduto questa notte in via Falsomiele, nel residence al civico 138. Una strada già tristemente nota alle cronache per un altro fatto di sangue, il duplice omicidio di Giuseppe Vela e Vincenzo Bontà, freddati a colpi di pistola la mattina del 3 marzo 2016. Delitto ancora oggi insoluto, dal momento che l’unica imputata andata a processo è stata assolta in primo grado lo scorso ottobre. Questo, invece, sembrerebbe indirizzarsi verso un finale ben diverso, dal momento che al vaglio degli investigatori ci sono ben tre confessioni, quella della moglie Salvatrice Spataro e dei due figli maggiori Mario e Vittorio. Tre assassini per un omicidio, avvenuto mentre la vittima dormiva nel suo letto. «La scena del crimine parlava da sola», hanno detto gli agenti sopraggiunti nell’abitazione, dopo la chiamata al 118 della donna, arrivata poco dopo mezzanotte. Adesso toccherà risalire al movente del gesto. I tre presunti responsabili, condotti al Pagliarelli, raccontano che Pietro Ferrera era un uomo violento, ma di lui nel casellario giudiziario non c’è traccia. Tre i coltelli al vaglio degli inquirenti, con i quali sarebbero state inferte venti coltellate. Il corpo dell’uomo intanto, nella camera mortuaria del Civico, resta in attesa di essere sottoposto all’autopsia.
Secondo quanto riferito dai tre indagati al pm Gianluca De Leo, la vittima avrebbe cercato di avere un rapporto sessuale con la moglie che, esasperata dalle sue richieste, avrebbe reagito colpendolo alle spalle con un coltello da cucina. Dopo il primo colpo, l’uomo avrebbe cercato di aggredirla e a questo punto sarebbero intervenuti i due figli maggiori (i due più piccoli dormivano a casa della nonna) che gli avrebbero inferto altri colpi fino a ucciderlo.