Dal giorno dell’individuazione del covo di Matteo Messina Denaro, è iniziato iniziato il carosello dei ritrovamenti di tutti i gadget che hanno accompagnato almeno gli ultimi anni (dei trenta) della latitanza del boss stragista a Campobello di Mazara, nel Trapanese. Dalle pillole di Viagra nel cassetto del comodino accanto al letto all’intera collezione delle calamite di Masha e Orso sul frigorifero della cucina o ai leoncini di peluche appoggiati sul divano o appesi alla maniglia di una porta; fino agli storici occhiali da sole marca Ray-Ban e alla parrucche da donna. Oggetti a cui è stata data la stessa rilevanza del ritrovamento del libro mastro (con appunti e numeri da chiamare “in caso di bisogno”), della pistola già carica e pronta a sparare; dell’auto acquistata in una concessionaria di Palermo; e delle cinque carte d’identità false (oltre quella del geometra Andrea Bonafede, già arrestato per favoreggiamento) di cui l’ormai ex primula rossa di Cosa nostra avrebbe potuto prendere in prestito l’identità al bisogno. Ciascuno dei ritrovamenti ha meritato una nota delle forze dell’ordine con tanto di video e foto. Oggetti rilevanti per comprendere il tenore di vita di Messina Denaro e per individuare la sua rete di protezione messi sullo stesso piano di gadget che non aggiungono nulla. Se non pruriginosità alla vicenda.
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