Ingegnere idraulico, dopo la laurea e l'Erasmus in Spagna decide di andare a vivere in Olanda. Adesso si occupa della progettazione di piattaforme petrolifere in Russia e di tornare in Italia non se ne parla. «La lontananza gioca il suo ruolo, ma siamo nel 2012 e non siamo più ai tempi dello sceccareddu che impiega otto anni per andare da Catania a Messina». Guarda la videointervista
No surrender: Peppe, da Catania all’Olanda «Bisogna inseguire la felicità»
Giuseppe Petrina, 27 anni, è un giovane catanese passato da un quartiere costiero Ognina al paese subacqueo per eccellenza, l’Olanda. Con lui, in attesa dell’evento di stasera, continuiamo il nostro viaggio alla scoperta delle storie di chi parte e di chi resta. Martone & Co. di Peppe non avrebbero da lamentarsi. Poco prima della laurea in Ingegneria, indirizzo idraulico, ha deciso di partire per i Paesi Bassi. «Ho sempre avuto voglia di viaggiare racconta e dopo l’Erasmus in Spagna, a Valencia, prima della tesi sono andato in Olanda, in un paese con una cultura completamente diversa da quella italiana».
Nessun posto di lavoro vicino a mamma e papà, dunque. Giuseppe vive a L’Aja dal luglio 2009 dove lavora per la Van Oord, azienda famosa per aver costruito le isole artificiali di Dubai. Ma non sono previsti viaggi esotici a breve, visto che si occupa di costruzione di piattaforme petrolifere in Russia, a Sachalin.
La società olandese si contraddistingue per la sua apertura, elemento che influenza anche i rapporti interpersonali. «Ci sono tantissime culture ed è una cosa fantastica. Sicuramente in questo contesto multirazziale e multiculturale c’è molta onestà. Una persona deve essere trasparente, perché altrimenti non si integra. E poi è una società giovane, reattiva, dinamica, con poca burocrazia e che dà responsabilità ai suoi giovani». Ma alle volte può peccare di dinamismo: «Forse noi italiani nel lavoro portiamo quel peperoncino in più che agli olandesi a volte manca», dice Giuseppe.
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Di ritornare in Italia, per adesso non se ne parla: «Sono contento qui, sono integrato nella società e il mio lavoro mi soddisfa spiega Sicuramente tutto può succedere, ma in questo momento non tornerei». Anche perché alle spalle c’è la scelta di vivere a 360 gradi la vita nel suo nuovo Paese, evitando anche l’abitudine di molti stranieri che tornano per i periodi di vacanza. «La mia famiglia è molto contenta. La lontananza gioca il suo ruolo, ma siamo nel 2012 e non siamo più ai tempi dello sceccareddu che impiega otto anni per andare da Catania a Messina».
Andare, restare… scelte difficili, ma che per Petrina devono avere un fine: «Ognuno deve perseguire il proprio sogno. Bisogna essere felici. Se lo si è andando fuori o restando in Italia, nessuno può giudicare».
[Foto di motumboe]