No surrender: Peppe, da Catania all’Olanda «Bisogna inseguire la felicità»

Giuseppe Petrina, 27 anni, è un giovane catanese passato da un quartiere costiero – Ognina – al paese subacqueo per eccellenza, l’Olanda. Con lui, in attesa dell’evento di stasera, continuiamo il nostro viaggio alla scoperta delle storie di chi parte e di chi resta. Martone & Co. di Peppe non avrebbero da lamentarsi. Poco prima della laurea in Ingegneria, indirizzo idraulico, ha deciso di partire per i Paesi Bassi.  «Ho sempre avuto voglia di viaggiare – racconta – e dopo l’Erasmus in Spagna, a Valencia, prima della tesi sono andato in Olanda, in un paese con una cultura completamente diversa da quella italiana».

Nessun posto di lavoro vicino a mamma e papà, dunque. Giuseppe vive a L’Aja dal luglio 2009 dove lavora per la Van Oord, azienda famosa per aver costruito le isole artificiali di Dubai. Ma non sono previsti viaggi esotici a breve, visto che si occupa di costruzione di piattaforme petrolifere in Russia, a Sachalin.

La società olandese si contraddistingue per la sua apertura, elemento che influenza anche i rapporti interpersonali. «Ci sono tantissime culture ed è una cosa fantastica. Sicuramente in questo contesto multirazziale e multiculturale c’è molta onestà. Una persona deve essere trasparente, perché altrimenti non si integra. E poi è una società giovane, reattiva, dinamica, con poca burocrazia e che dà responsabilità ai suoi giovani». Ma alle volte può peccare di dinamismo: «Forse noi italiani nel lavoro portiamo quel peperoncino in più che agli olandesi a volte manca», dice Giuseppe.

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Di ritornare in Italia, per adesso non se ne parla: «Sono contento qui, sono integrato nella società e il mio lavoro mi soddisfa – spiega – Sicuramente tutto può succedere, ma in questo momento non tornerei». Anche perché alle spalle c’è la scelta di vivere a 360 gradi la vita nel suo nuovo Paese, evitando anche l’abitudine di molti stranieri che tornano per i periodi di vacanza. «La mia famiglia è molto contenta. La lontananza gioca il suo ruolo, ma siamo nel 2012 e non siamo più ai tempi dello sceccareddu che impiega otto anni per andare da Catania a Messina».

Andare, restare… scelte difficili, ma che per Petrina devono avere un fine: «Ognuno deve perseguire il proprio sogno. Bisogna essere felici. Se lo si è andando fuori o restando in Italia, nessuno può giudicare».

[Foto di motumboe]


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