"Lo sguardo incantato" è una mostra di scatti e parole che si terrà fino al 29 luglio allo spazio eQuidè di Catania. Un percorso innovativo sia dal punto di vista della location sia dal punto di vista concettuale che apre la strada a un progetto ambizioso
«Niente di preciso, in fondo solo emozioni»
«Sono sola qui, sono solo un luogo senza tempo e senza indirizzo, senza ricordi e senza storia …».
Ritenevo fosse più semplice buttar giù un pezzo di recensione nei confronti di una mostra fotografica, ma il lavoro che mi si è messo davanti si è rivelato più complicato del previsto.
In via San Michele a Catania, una nuova goccia di luce apre le porte all’arte. Un piccolo spazio dal nome “eQuidè” si propone come possibile punto di partenza per un progetto più ambizioso: quello di integrare arte e lavoro (che non sia necessariamente di stampo artistico). Ed è questa la linea di pensiero con cui Raffaella mi illustra il proprio sogno, che, con un po’ di coraggio inizia ad uscire dal cassetto.
Attualmente, e per circa un mese, il negozio ospita una mostra fuori dal classico standard che a Catania siamo abituati a visitare, sia, appunto, per la locazione che dal punto di vista concettuale.
Due artisti, due campi apparentemente lontani, fotografia e narrativa, ma uno sguardo che s’intreccia verso un’unica direzione. Loro, Santo Mangiameli (fotografo) e Sandra Quagliata (scrittrice), entrambi appartenenti alla nascente agenzia foto giornalistica “Neda Free Reports” (di cui fa parte anche chi scrive) lo concepiscono come «lo sguardo incantato», che poi è anche il titolo della mostra.
Dunque in un viaggio fatto di racconti e immagini si aprono porte verso tematiche differenti: amore, disillusione, finzione, nascita e morte, sogno e realtà, consapevolezza, sfruttamento e ipocrisia, ricerca d’attenzione ed accettazione, ricordi, disperazione, istante e eternità, sensazione, tempo, vita e gioco. Questi sono solo alcuni dei fili di Arianna all’interno di un labirinto fotografico.
Sicuramente uno degli elementi colti a primo acchito è l’importanza dei dettagli e dei particolari, che ad occhi e menti non allenati potrebbero non essere capiti. Indubbiamente, il nodo da cui dipanano i fili è il tentativo di cogliere un istante, un’emozione, un invisibile, per dargli voce e poter essere ascoltato anche da chi non si è mai accorto della sua esistenza. Indubbiamente riuscito.