Miccichè, nel primo discorso i costi della politica «Marxismo ha fallito, no a stipendi troppo bassi»

Cita Marx e la sua antitesi, il capitalismo, dichiarando la sconfitta del primo e l’affermazione del secondo. Cosi il commissario di Forza Italia Gianfranco Miccichè, appena eletto presidente dell’Ars al culmine di una seduta ad alta tensione, esordisce dal suo scranno conquistato faticosamente, dopo tre votazioni e 39 voti raggiunti al terzo scrutinio.

«Sono veramente emozionato – comincia – il mio compito sarà favorire il percorso della realizzazione del programma che i siciliani hanno votato con Musumeci. Il compito del governo sarà arduo, titanico per come è ridotta la nostra terra, ma sono sicuro che Musumeci saprà farlo con le capacità dimostrate in passato. È una grande emozione stare qui per la seconda volta – aggiunge, ricordando la sua precedente esperienza da presidente dell’Ars durata dal 2006 al 2008 con il governo Cuffaro – e non vi nascondo che non avevo preparato alcun intervento per scaramanzia». 

Il primo pensiero del neo presidente come da premessa, va ai costi della politica. «Sono favorevole al taglio degli stipendi troppo alti, ma credo che il mondo abbia da tempo dichiarato il fallimento del marxismo e il successo del capitalismo – afferma -. Sono contrario agli stipendi troppo bassi», è la dichiarazione di Miccichè con una posizione diametralmente opposta a quella del suo predecessore Giovanni Ardizzone. «Voglio continuare ad eliminare gli sprechi il più possibile, ma certamente non lo farò ai danni di questa Assemblea». Quindi approfondisce concetto: «Non considero positivo risparmiare cento se questo poi fa un danno di duecento. Non credo che una buona amministrazione possa funzionare come un’impresa se chi ci lavora non è contento e soddisfatto. E torna a casa con guai causati da uno stipendio troppo basso»

Davanti a giornalisti e parlamentari torna sull’argomento: «Ci possono essere i tetti, ma a qualsiasi livello, non solo ad uno di questi», dice riferendosi con molta probabilità al tetto stabilito nella precedente legislatura per i funzionari dell’Ars. Poi inverte il trend e passa alla situazione economica e ai danni della vecchia politica nell’isola: «Dobbiamo avere l’intelligenza di capire che non si può più sbagliare, risalire la china e creare sviluppo. Io sarò garante di questo processo, voglio essere garante dei diritti della maggioranza e dell’opposizione, ma sopratutto voglio essere garante della trasparenza». Tra i primi progetti messi in cantiere, sembra ci sia quello di riformare le funzioni dell’Antimafia regionale: «La Commissione antimafia così com’è non funziona, va rivista – dichiara -. Ho già chiesto a Claudio Fava un incontro per parlarne». E a proposito di questioni legate a mafia e antimafia, dedica alcune parole a Marcello Dell’Utri, in carcere per scontare una condanna per concorso esterno: «Sulla vicenda Dell’Utri c’è una inaudita cattiveria di chi si arroga il diritto di essere Dio e no un giudice. È insopportabile, spero il Paese reagisca ma non lo farà».

Per la sua elezione sono stati decisivi i voti del Pd e di Sicilia Futura, a nulla invece è servito il tentativo del Movimento 5 stelle di spaccare la maggioranza. Anche se due deputati del centrodestra non avrebbero votato per Miccichè. «Non c’è stato nessuno screzio con le opposizioni né con i 5 Stelle né con il Pd, che hanno tutto il diritto di contestare – ha detto Miccichè -. Io negli ultimi giorni ho cercato il dialogo con alcuni di loro, non avendo la maggioranza per essere eletto. Se le opposizioni alzeranno la voce – continua – questa volta sarà compito della maggioranza ascoltare».

Poi chiama vicino a sé Margherita La Rocca Ruvolo, che il M5s ha scelto come candidata su cui catalizzare i voti, per congratularsi con la parlamentare per i 20 voti ottenuti. Il nuovo presidente ha intanto convocato la prossima seduta d’aula lunedì alle 16. Al’ordine del giorno l’elezione dell’ufficio di presidenza: poltrone da vicepresidente, deputati questori e segretari. 


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