L'attualità per la sanità pubblica del capoluogo peloritana parla di tre realtà diverse. Considerando anche le vicissitudini del centro di eccellenza Bonino Pulejo, dopo l'accorpamento al Piemonte, con diversi edifici non a norma e una relazione inviata alla Procura della Repubblica
Messina, la situazione finanziaria degli ospedali Papardo fa i conti con i debiti, Policlinico in attivo
Tre ospedali, tre realtà che stanno attraversando fasi profondamente diverse tra di loro. La situazione della sanità a Messina presenta differenze tra una struttura e l’altra. Il primo ottobre è cominciato il nuovo corso dell’ospedale Ircss Neurolesi-Piemonte. Dopo un travaglio durato anni, costellato di polemiche e manifestazioni, l’ospedale Piemonte, prima unica realtà con il Papardo, è stato accorpato al centro di eccellenza Bonino Pulejo per diventare uno dei più grandi poli di riabilitazione del Meridione. Ma i problemi non sono mancati.
Il management del centro di eccellenza, che in questi giorni sta effettuando i trasferimenti dei reparti, ha dovuto superare una serie di imprevisti. Il centro Neurolesi, infatti, avrebbe trovato alcuni degli edifici che costituivano il vecchio ospedale di viale Europa non sarebbero a norma. Rilevatori di gas e fumo non funzionanti e ben 45 porte di sicurezza inesistenti. Con alcuni degli ingressi che costituivano le vie di fuga che sarebbero stati trovati sbarrati da cataste di legno. Problemi che sono stati risolti in pochi giorni, ma che sono finite in una relazione che il direttore generale dell’Irccs Angelo Aliquò ha inviato alla Procura e alla Regione.
Orfano del Piemonte, il Papardo deve invece fare i conti con i debiti che «sono un’eredità del passato», affermano il manager Michele Vullo e il direttore amministrativo Domenico Moncada. A tal proposito, il 16 settembre scorso l’assessorato regionale alla Salute ha chiesto con decreto ad alcune aziende sanitarie di presentare, entro novanta giorni, un piano di rientro di durata non superiore ai tre anni. Per il Papardo si parla di una cifra di 43 milioni e 516 mila euro. Di questi in tre anni se ne dovranno restituire la metà cioè: 21 milioni e 758 mila euro. I vertici dell’azienda pensano di farlo attraverso risparmi e maggiore produttività, seguendo quanto fatto negli ultimi. «Negli ultimi due anni abbiamo recuperato grazie a risparmi sul personale e sul costo di stipendi e presidi medici ben 12 milioni e mezzo», assicurano i manager.
Gode di ottima salute, invece, il terzo polo ospedaliero di Messina, il Policlinico. Ieri in conferenza stampa il nuovo commissario dell’azienda universitaria Giuseppe La Ganga, di fresca nomina assessoriale, ha rivelato di guidare l’unica realtà sanitaria siciliana che non ha debiti, ma anzi di essere in attivo. L’azienda ospedaliera universitaria è già lanciata a migliorare la nuova offerta sanitaria e a progettare grandi cose per il futuro.