Le lezioni di cinema proseguono con un’altra grande regista, stavolta tedesca: MARGARETHE VON TROTTA, con Il suo nuovo film “Rosenstrass”.Il film inizia con una scritta davanti a un cimitero ebraico: “father”.. .”husband” che ci introduce al senso di tutta la storia. Hannah, figlia di una bambina ebrea scampata all’olocausto, non riesce a capire perché la […]
Margarethe Von Trotta: raccontato da una donna
Le lezioni di cinema proseguono con un’altra grande regista, stavolta tedesca: MARGARETHE VON TROTTA, con Il suo nuovo film “Rosenstrass”.
Il film inizia con una scritta davanti a un cimitero ebraico: “father”.. .”husband” che ci introduce al senso di tutta la storia. Hannah, figlia di una bambina ebrea scampata all’olocausto, non riesce a capire perché la madre non parli mai del suo passato in Germania, così si reca a Berlino per parlare con la donna, ormai anziana, che le salvò la vita quando era solo una bambina durante le leggi marziali della dittatura nazista.
E’ un film ben realizzato, semplice e non pesante malgrado Il tema, che riflette e fa riflettere sulla memoria di quelle donne ariane che si opposero al nazismo, quelle mogli che difesero e protessero fino alla fine i propri mariti sopportando ogni tipo di umiliazione, ingiuria, persecuzione. Erano due volte colpite, negli affetti e nella loro identità di cittadine. Erano tedesche ma per i nazisti divennero ben presto “le puttane degli ebrei”.
Margarethe sceglie di parlare con noi in italiano; inizia a riassumerci Il senso del suo “Rosenstrass” che fa come da ultimo tassello al suo mosaico cinematografico sulla grande storia del ventesimo secolo, mosaico iniziato con “Rosa Luxemburg” e con “Anni di piombo”.