Di megafomani, dottorandi che citano De André e voltantinanti non professionisti: il resoconto della giornata di mobilitazione ai Benedettini della vostra blogger matricola preferita
‘LUniversità è una cosa movimentata‘
Caro diario,
l’Università è una cosa movimentata.
Oggi (ieri, ndr), ad esempio, sono arrivata in facoltà con la mia solita aria trasognata e la decisione di non seguire lezioni soporifere.
Prima di raggiungere l’aula, sono stata bloccata due volte di fila, separatamente, da distributori di volantini non certo professionisti. Si capiva che non erano del mestiere… Insomma, fermarsi a spiegare parola per parola il contenuto del volantino è da novellini, affatto professionale.
D’altro canto, il cortile dell’ex Monastero sembrava avere qualcosa di diverso dal solito. Anche io, che sono ancora troppo matricola per comprendere certe dinamiche, annusando l’atmosfera mi sono resa conto che, forse, qualcosa non era proprio normale.
Ho avuto conferma d’essere meglio di un cane da tartufo, quando i megafomani si sono mostrati in tutto il loro splendore.
I megafomani sono quelli che il megafono è una naturale estensione della loro voce, quelli che se ne stanno per i fatti loro e sembrano anche personcine tranquille, poi ti volti un attimo, li perdi di vista per un secondo, e quando punti di nuovo gli occhi nella loro direzione li vedi saltare agilmente su una panchina, farsi bordeaux in viso e fomentare le genti, nel frattempo raccoltesi ai loro piedi.
I megafomani sono l’anima di qualunque manifestazione che si rispetti.
Oggi se la prendevano con una Ministra con la “m” maiuscola, tale Gelmini, una che le cose le fa bene, oppure non le fa affatto. Come la Carfagna, insomma.
La Gelmini, sostenevano i megafomani e qualche sparuto professore lasciatosi prendere dalla foga della pubblica rimostranza, è una donna di polso e dalle grandi capacità oratorie (altre similitudini con la collega Carfagna), una donna che ce la sta mettendo tutta al fine di risvegliare istinti che neanche la Moratti, nonostante si sia impegnata anche lei, è riuscita a riportare alla luce.
I Benedettini brulicavano di vita e di dialogo. Qualcuno, badando bene a non farsi sentire da orecchie indiscrete, arringava:
“Ma non è così! La riforma è giustissima! Serve a tutti! Fa bene Berlusconi a invocare l’aiuto della Polizia, così queste scemenze non si sentono più…”
Altri, i più, seguivano il piccolo corteo interno, gridavano slogan di protesta e confrontavano notizie ed informazioni. Studenti, alcuni dei quali presi perfino in prestito da altre facoltà, interrompevano le lezioni in pieno svolgimento e spiegavano ad allibite platee le ragioni di quella mobilitazione che doveva essere generale. Incerti assistenti, non potendo invitare direttamente gli studenti ad alzarsi e manifestare, suggerivano che “in certe circostanze non si può rimanere inermi, senza darsi da fare. Bisogna informarsi, capire dove i giornali tagliano e dove gonfiano, confrontare le testate e non lasciarsi scivolare addosso provvedimenti evidentemente ingiusti”.
Ed è stato strano vedere la celeberrima A/1 gremita, ricolma di studenti appollaiati fin sulle finestre, applaudire al ritmo di motti dal vago sapore sessantottino.
Caro diario, pensavo a un dottorando che, per qualche minuto, si è trasformato in megafomane. Ha urlato De André. “Se siete convinti di allontanare la paura di cambiare, verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte.”