La seconda parte dellintervista ad Ahmed Laafifi, membro fondatore del Centro Ricerche Mediterranee di Casablanca. Stavolta ci parla della presenza dell'Italia in Marocco e di bambini che fanno 10 km per andare a scuola- Leggi la prima parte dell'intervista
LItalia di ieri. Il Marocco di oggi. Il Mediterraneo 2010 – 2a PARTE
Leggi la seconda parte dell’intervista in francese
Ritenete che luniversità marocchina stia allo stesso livello delle altre università europee ?
“Non possiamo dire che luniversità marocchina si trovi allo stesso livello. Le competenze di professori e specialisti, per quanto riguarda le conoscenze e le certificazioni conseguite, sono quasi le stesse. Ma in termini di risultati ciò che facciamo è sicuramente inferiore. Innanzitutto è un problema di mezzi : in Marocco luniversità dispone di pochi mezzi. Inoltre è anche un problema di numero di studenti : malgrado il fenomeno della déperdition (abbandono degli studi da parte dei giovani studenti, ndr), ci sono troppi studenti in certi settori e in certi corsi di formazione. Molti titoli di studio non producono sbocchi lavorativi. Fino agli anni 43-44 lo Stato offriva molti posti: tutti gli studenti che avevano una formazione in letteratura, lingue e altre scienze umanistiche, non appena laureati trovavano impiego. LOMC lorganizzazione mondiale del commercio e la Banca Mondiale hanno chiesto al Marocco di ridurre i posti da funzionario. Nel 1981 lo Stato marocchino offriva tra 40 e 50 mila posti lanno nei ministeri, nellinsegnamento, nelle università, nei licei. Adesso sono 7000 i posti offerti dallapparato statale.”
Perché lOrganizzazione Mondiale del Commercio vi ha chiesto di ridurre questi posti nelle strutture statali ?
“Perché prendono le decisioni standosene seduti in ufficio. Non conoscono la realtà economica del paese perché non si trovano sul campo. E un grosso problema. Uno studente che ha studiato per 4-5 anni alluniversità, una volta ottenuta la laurea in geografia, letteratura, lingue, limpresa non lo assume perché dice : la vostra laurea è meritevole, ma se vi assumo occorrerà che vi formi per un altro anno o due. E loro non vogliono pagare per questo. Le imprese marocchine preferiscono assumere laureati delle scuole private del commercio che però non sono gratuite come le università. La banca mondiale guarda i numeri e dice : attualmente il Marocco ha 850.000 funzionari: sono troppi ! Lo stato spende troppo e i funzionari non sono produttivi. Occorre per tanto ridurli. Per esempio con il pensionamento anticipato : lanno scorso in Marocco si è avuta la “prima uscita volontaria”. E stato chiesto ai funzionari di tutti i ministeri con 20 anni di carriera se volessero andare in pensione anticipata con una certa somma di denaro come indennità globale. Le banche avrebbero poi aiutato i neo pensionati a mettere su una piccola azienda.”
Quali sono i rapporti tra Italia e Marocco per quanto riguarda la formazione e la ricerca?
“A livello di formazione e ricerca, i paesi mediterranei dellUnione Europea e il Marocco promuovono pochi scambi, quindi non si conoscono ancora del tutto. Per esempio io, prima di venire a Catania, non conoscevo luniversità di Catania, non sapevo come funzionasse il sistema educativo italiano, né che ci fossero delle possibilità di scambio con Catania. Fino a poco tempo fa gli scambi culturali si facevano in unottica verticale, cioè con la Francia. Abbiamo bisogno di unapertura. Da qualche anno fortunatamente i rapporti con la Spagna si stanno sviluppando. LItalia in termini di formazione e ricerca sarebbe praticamente assente in Marocco, se non fosse per alcune imprese italiane, listituto culturale Dante Alighieri per linsegnamento della lingua e della cultura italiane e per le ovvie relazioni diplomatiche tra i due paesi. Forse la Germania è più presente e più dinamica dellItalia che invece si affaccia sullo stesso mare del Marocco. Nelle università sono persino sorti dei Dipartimenti di tedesco. I nostri studenti studiano la lingua tedesca. I giovani marocchini amano le lingue straniere e quando le studiano, riescono a parlarle bene.”
Per quanto riguarda il sistema scolastico in Marocco, ci spiega come è funziona? E lo stesso di quello italiano, o no?
“Penso sia la stessa cosa. La scuola è obbligatoria fino a 16 anni: lo Stato è tenuto a intervenire in maniera abbastanza decisa, perché nelle campagne i genitori non permettono ai loro figli di andare a scuola tutti i giorni.”
E perché ?
“Ci sono innanzitutto delle giuste motivazioni, come il fatto che a volte la scuola è lontana. Ci sono dei bambini in Marocco che fanno 10 km a piedi per andare a scuola. La geografia del Marocco è parecchio variegata: abbiamo le montagne, ma anche il Sahara a sud. Per le popolazioni che vivono nelle zone montagnose, quando piove molto e nevica, tutto si blocca! E se la scuola è a 10 km, i bambini delle scuole primaires (dai 6 anni agli 11/12 anni) non vanno a scuola.”
Non ci sono dei mezzi di trasporto ?
“Ci sono delle associazioni, delle ONG (organizzazioni non governative, ndr) straniere che mettono a disposizione un autobus o che costruiscono delle piccole mense, dei ristoranti perché i bambini possano avere un posto dove mangiare senza fare avanti e indietro per chilometri.”
Oltre alle lunghe distanze, ci sono delle altre ragioni che ostacolano listruzione dei bambini?
“Sì, certi genitori non vogliono mandare i figli a scuola perché in campagna i bambini altro non sono che la loro forza lavoro, sono delle braccia in più che aiutano. E perciò un padre si chiede: i miei figli passeranno una giornata intera stando seduti a leggere e scrivere; cosa ne ricavo io da questo? Nulla! Preferisco che badino alle pecore, alle mucche, ai polli, che lavorino la terra con me. Allinizio i genitori preferiscono mandare solo i figli maschi, perché se la scuola è lontana, hanno più paura per le femminucce che per i maschietti è normale e se si mandano i maschi, non è necessario mandare anche le femmine.”
La stessa situazione del sud Italia…
“Forse da qualche anno la situazione è cambiata. Viviano epoche vissute da altri paesi mediterranei 10, 15, 20 anni fa ”
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La traduzione è stata realizzata da Andrea Deioma.
Si ringrazia la Dott.ssa Marisa Tiberio per la gentile collaborazione.