Nella Giornata della Memoria una serata in auditorium per ricordare la Shoah: un percorso di brani tratti da opere di Primo Levi, Peter Weiss e da testimonianze storiche. La rete della Memoria | Sessant'anni fa la scoperta dell'orrore
Lingue non vuole dimenticare
Follia, orrore e morte: elementi a tutti noi noti e che si incastrano in maniera maledettamente perfetta quando si parla dellolocausto di sessantanni fa.
Oggi si celebra la Giornata della Memoria e in tutta Italia sono state organizzate migliaia di iniziative. La nostra facoltà ha anticipato lappuntamento a ieri sera, con un incontro nellauditorium dei Benedettini intitolato Le farfalle non volano nel ghetto.
Un percorso di brani tratti da opere di Primo Levi, Peter Weiss e da testimonianze storiche di deportati, accompagnati da esecuzioni musicali e canti della resistenza fascista.
Il Preside Pioletti ha introdotto la serata portando allattenzione del pubblico la necessità di ricordare, anche se a volte fa male, perché il ventre che lo generò (il nazi-fascismo) è ancora fecondo, e possiamo vederlo ovunque intorno a noi.
Il ricordo a cui siamo stati invitati rappresenta una testimonianza, e anche se alcuni lo hanno definito retorico, nulla di retorico cè stato nella scorsa serata, come ha precisato anche il Preside.
Attraverso i brani interpretati dagli attori del Teatro Stabile di Catania abbiamo rivissuto ancora una volta (e forse non è mai abbastanza) lorrore delle camere a gas, delle separazioni tra madri e figli, la continua lotta per la vita, fino alla liberazione. Una liberazione vissuta dalle vittime con incredulità, con la disillusione a cui quellesperienza li aveva ammaestrati. Eravamo smarriti di fronte alla libertà, erano i pensieri di alcuni deportati.
Su tutti noi le parole pronunciate, le note ascoltate hanno lasciato un segno, uno spunto per riflettere; non solo sulla tragedia che oggi ricordiamo ma anche sulla storia in generale, e su quanto le nostre vite siano cambiate da quel giorno.
Per i più adulti lavvenimento ha rappresentato un ritorno al loro passato, alla giovinezza, alla storia della loro vita. Per i tanti studenti che hanno affollato l’Auditorium, un’occasione per cercare di comprendere a fondo le dimensioni di qualcosa che, lontano da loro, fa percepire ancora forte la sua presenza.