C'è la spazzatura dei turisti mordi e fuggi e quella degli incivili autoctoni. Ma ci sono anche (e soprattutto) laterizi, pneumatici, eternit. Secondo l'ultimo censimento sul vulcano si contano più di 250 discariche abusive. Ora in uno dei Comuni interessati dovrebbe partire un progetto per la raccolta delle immondizie più dannose per salute e ambiente
L’Etna? Una montagna di rifiuti pericolosi Nicolosi stanzierà fondi per smaltirli
«Vuoi un frigorifero? Devi arredare la tua cucina? Vai sull’Etna». La montagna meglio di Ikea, così almeno secondo l’amaro commento di chi il vulcano lo ama e lo rispetta. Per chi non è un habitué è difficile rendersene conto, ma il problema dell’inquinamento dell’area è allarmante. «Secondo un censimento realizzato da una delle guide del parco, sull’Etna si trovano oltre 250 discariche abusive» afferma Sergio Mangiameli, presidente dell’associazione Piuma bianca. Rifiuti urbani, lasciati dopo scampagnate e feste di vario genere, ma non solo. «Il problema principale non è rappresentato da questo tipo di rifiuti, ma da quelli pericolosi. Eternit e pneumatici sono quelli più dannosi, perché rilasciano rispettivamente amianto e diossina» spiega Mangiameli.
L’onlus che Mangiameli ha creato nel 2008 ha come scopo principale proprio l’educazione ambientale. Ma si tratta di una materia che chi vive alle pendici di una meraviglia della natura non conosce e per la quale non si applica. A fare da cornice, una gestione poco attenta del territorio, a cominciare dalle difficoltà nel monitoraggio di un territorio molto vasto, diviso – in maniera poco pratica – tra 20 comuni.
A sorvegliare la zona dovrebbe essere l’Ente parco dell’Etna – da anni commissariato – che però non dispone di guardiaparco dal 1993, quando è stato bloccato l’ultimo concorso per mancanza di fondi. A vigilare solo la Guardia forestale, che però dispone di sei distaccamenti con tre uomini ciascuno. Diciotto addetti (non tutti quotidianamente in perlustrazione) per un territorio di circa 59mila ettari.
Eppure, le maniere per risalire a chi lascia dei rifiuti che normalmente sono tracciabili ci sarebbero. «Per gli pneumatici, ad esempio, si può risalire al gommista che li ha acquistati e quindi a chi ha scaricato il rifiuto». Ma alle amministrazioni comunali intervenire può sembrare antieconomico. Una situazione paradossale: «Pulire un bosco conosciuto solo dagli appassionati non è pratico. Solo lo smaltimento dei rifiuti speciali costa 230 euro a tonnellata. A questi si devono aggiungere i costi di conferimento e trasporto» afferma Mangiameli. E ci sono persone che pur di liberarsi in maniera rapida ed economica di un carico di rifiuti pericolosi, non esitano ad abbattere uno dei tipici muretti di pietra per far spazio ai mezzi.
Almeno su un versante ora le cose potrebbero cambiare. Il comune di Nicolosi, una della aree più interessate, dovrebbe mettere a breve una somma in bilancio dedicata alla raccolta dei rifiuti speciali. «Le strade coinvolte sono tutte comunali, quindi l’intervento è diretto. L’Associazione collaborerà con l’amministrazione» spiega Sergio Mangiameli.
Che si tratti di un annuncio da campagna elettorale (a Nicolosi si voterà per le amministrative di maggio)? Lo vedremo. Così come, tra qualche settimana, quando la neve invernale si sarà sciolta, scoprirermo quali meraviglie di inciviltà l’uomo ha riservato alla muntagna.
[Foto di Riana Navratilova]