La persistente violazione del decreto 39 puo' portare lo stato all'esercizio sostitutivo dei poteri
Legge Anticorruzione: la Sicilia rischia il Commissariamento
LA PERSISTENTE VIOLAZIONE DEL DECRETO 39 PUO’ PORTARE LO STATO ALL’ESERCIZIO SOSTITUTIVO DEI POTERI
Paradossi di Sicilia: mentre il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, sbandiera ai quattro venti la sua fedeltà ai principi della legalità e della trasparenza, la Sicilia rischia di essere commissariata proprio per l’inosservanza delle norme che regolano queste materie.
La notizia di questa ennesima spada di Damocle che pende sulla testa della nostra regione, è venuta fuori dopo l’audizione in Commissione Antimafia dell’Ars, dell’ex assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao che ha presentato un dettagliato dossier su tutte le ‘acrobazie’ del Governo regionale in campo di nomine: dall’Irsap all’Irfis, tanto per citare i casi più eclatanti.
La questione, ormai lo sappiamo, è legata all’applicazione del d.lgs n.39 del 2013 che introduce “Disposizioni in materia di inconferibilita’ e incompatibilita’ di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico”, in attuazione della legge anticorruzione (l. 6 novembre 2012, n. 190).
Un decreto, praticamente ignorato dal Governo regionale nonostante una circolare del 10 Giugno scorso, firmata dal Presidente della Regione, ne riconoscesse la diretta e immediata applicabilità anche in Sicilia.
Ebbene, la mancata osservanza di queste norme, come spiega Armao, che ha già segnalato il caso alla alla CIVIT Autorità nazionale Anticorruzione, e al Consiglio dei Ministri, crea “i presupposti per l’avvio dell’iter per l’esercizio dei poteri sostitutivi del Governo nazionale, di cui all’art.8 della l. 5 giugno 2003, n. 131, nei confronti della Regione siciliana”
Sono stati disattesi, infatti, anche termini previsti dall’art. 18, terzo comma, della normativa in questione secondo la quale: “le regioni, le province e i comuni provvedono entro tre mesi dall’entrata in vigore del presente decreto ad adeguare i propri ordinamenti individuando le procedure interne e gli organi che in via sostitutiva possono procedere al conferimento degli incarichi nel periodo di interdizione degli organi titolari”.
Di conseguenza, il quarto comma dell’articolo richiamato del D.lgs. n. 39 del 2013 prescrive che “decorso inutilmente il termine di cui al comma 3 trova applicazione la procedura sostitutiva di cui all’articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, con la conseguente attivazione da parte del Ministro per le Regioni dell’iter che si conclude con la delibera del Consiglio dei Ministri e la nomina di un Commissario per l’esercizio dei richiamati poteri sostitutivi”.
Il che sarebbe una farsa tragi-comica: un Presidente che si proclama rivoluzionario in tema di legalità, si ritroverebbe commissariato per l’inosservanza dei provvedimenti inseriti nella legge anticorruzione. Ma tant’è. Sarebbe l’ennesima prova della differenza che c’è tra la propaganda e le chiacchiere. Un rischio che si duplica: anche la mancata applicazione del decreto 33 del 2013 sulla trasparenza che, in sintesi, tra le altre cose, prevede la pubblicazione online dei curricula e dei compensi di consulenti della pubblica amministrazione, fa scattare lo stesso procedimento.
In Commissione Antimafia, dunque, l’organismo parlamentare guidato dal leader della Destra, Nello Musumeci, non solo Irfis e Irsap – una vicenda, quella dell’Istituto regionale per le attività produttive, a cui sembra avere messo un punto la legge approvata dall’Ars, su iniziativa del Movimento 5 Stelle che ridisegna la governance dell’ente e prevede la decadenza dell’attuale cda imposto, con un blitz, da Confindustria Sicilia- ma molta più carne al fuoco.
In ballo il futuro intero della Sicilia. Un commissariamento ad acta per il decreto 39 in particolare, oltre a danneggiare la Regione in termini di immagine, avrebbe conseguenze imprevedibili visto che le sue norme incidono direttamente sugli aspetti ordinamentali dell’amministrazione pubblica.
Nel dettaglio, il caso Irfis-FinSicilia, tocca il cuore del Governo siciliano. Perché riguarda la nomina a vice presidente della società finanziaria del Segretario generale della Regione, Patrizia Monterosso. In violazione dell’articolo 12 del citato d.lgs n. 39 del 2013 che disciplina le incompatibilità tra incarichi dirigenziali interni e esterni e cariche di componenti degli organi di indirizzo nelle amministrazioni statali, regionali e locali.
“Ebbene non solo l’Irfis-Finsicilia S.p.A. e’ società a totale partecipazione della Regione, che svolge per conto della stessa importanti funzioni affidate in virtù della disciplina dell’in house providing ed e’, pertanto, pacificamente assoggettata alle funzioni di coordinamento generale dell’azione amministrativa, ma la stessa società gestisce ingenti fondi di pertinenza regionale (fondi a gestione separata) per le attività produttive (che ammontano ad oltre 100 milioni di euro), come tali rientranti nel patrimonio regionale- si legge nel dossier di Armao-
In tal guisa, pur nel rispetto delle tesi svolte dall’Avvocatura distrettuale dello Stato nel parere reso (di cui si ribadisce di non conoscere le argomentazioni, ma solo le conclusioni attraverso il riportato articolo di stampa), non pu revocarsi in dubbio che appare difficilmente conciliabile la posizione di Segretario generale con quella di Vicepresidente della Società finanziaria che gestisce fondi della Regione, che risulta contraente della Regione, oltre ad essere dalla stessa interamente partecipata, il cui organo di amministrazione e’ nominato sulla base di un’istruttoria svolta dall’Ufficio sottoposto alla stessa Segreteria generale”.
Altrettanto grave il caso Irsap: ” La norma in questione prevede specificatamente la inconferibilità degli incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali e di quello gli di amministratore di ente pubblico, di livello nazionale, regionale e locale” nei confronti di coloro che, nei due anni precedenti, abbiano svolto incarichi e ricoperto cariche “in enti di diritto privato o finanziati dall’amministrazione o dall’ente pubblico che conferisce l’incarico ovvero abbiano svolto in proprio attivita’ professionali, se queste sono regolate, finanziate o comunque retribuite dall’amministrazione o ente che conferisce l’incarico.
Orbene, che il geom. Cicero abbia svolto incarichi in enti pubblici finanziati dalla Regione (consorzi Asi in liquidazione di Caltanissetta, Enna ed Agrigento) e nello stesso Irsap appena costituito, quale Commissario, non può in alcun modo essere revocato in dubbio.
Ne discende che, anche sotto tale profilo, il Geom. Cicero, ove non fossero preclusive (come lo sono) le già dedotte censure relative al difetto dei requisiti soggettivi, non pu rivestire l’incarico di Presidente dell’Irsap di cui all’art. 8 l.r. 12 gennaio 2012, n.8 per la sopravvenuta disciplina sull’inconferibilità della carica”.
Giova, infine, ricordare che, ai sensi art. 17 del decreto legislativo : “gli atti di conferimento di incarichi adottati in violazione delle disposizioni del presente decreto e i relativi contratti sono nulli”, con evidenti effetti anche sugli atti adottati dall’organo collegiale nel quale viene nominato il soggetto al quale non è conferibile l’incarico e che di tali nomine sono personalmente responsabili per le conseguenze economiche degli atti adottati i “componenti degli organi che abbiano conferito incarichi dichiarati nulli” (art. 18, primo comma)”.
Insomma, non basta il rischio del commissariamento. C’è anche quello del danno erariale.
C’è una soluzione per evitare questo scempio? Secondo l’associazione Open Gov, di cui è presidente Armao, ci sarebbe: il Parlamento siciliano dovrebbe capprovare una norma secondo cui nell’ ipotesi di inibitoria per conferimento di incarichi nei confronti del presidente della Regione, degli assessori, al conferimento degli incarichi provvede il presidente dell’Assemblea regionale siciliana nel rispetto delle vigenti previsioni di legge.
Come dire se il Governo non applica le leggi, ci pensi il Parlamento, onde evitare l’onta di un passaggio di poteri a Roma.
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