Era l’8 gennaio del 2021 quando per la prima volta MeridioNews ha fatto il nome di Andrea Barresi come uno dei consiglieri pronto ad avanzare di ruolo come assessore. Tra anticipazioni a mezza bocca, voci di corridoio sempre più forti e spergiuri, dieci mesi dopo – e con il bilancio di previsione approvato – è arrivata l’ufficialità che ha portato alla rottura degli equilibri a Palazzo degli elefanti all’interno della giunta del sindaco Salvo Pogliese, ma non solo. Quelle etnee sembrano manovre che avranno ripercussioni anche a livelli più alti. Dopo la reazione amareggiata dell’ormai ex assessore Alessandro Porto che, al momento, è rimasto in piedi nel gioco delle sedie, sono arrivate le dimissioni dell’altro rappresentante della Lega Fabio Cantarella. Intanto, però, come aveva promesso il 13 settembre, Andrea Barresi rilascia la sua prima intervista da neoassessore a MeridioNews.
Ma quindi noi avevamo previsto il futuro o lei ha provato a negare l’evidenza?
«Nessuna delle due. La mia nomina ad assessore era una cosa di cui si discuteva. Nelle logiche degli accordi che c’erano, era un fatto che avevamo già discusso insieme al sindaco ma, per una questione di garbo istituzionale nei suoi confronti non ho mai messo pressione né ansia per accelerare e non lo avrei mai messo in difficoltà rilasciando delle dichiarazioni che avrebbero potuto essere foriere di equivoci. Quando i tempi sono stati maturi, è stato lui a chiamarmi per dirmi che era pronto per il rimpasto. Ufficialmente l’ho saputo sabato mattina».
A proposito di «accordi». Da consigliere più votato nelle Amministrative 2018 nella lista In campo con Pogliese era passato al gruppo misto – anche dopo la mancata elezione a presidente del consiglio comunale – per poi fare rientro nella casa del padre appena sette mesi dopo. Già all’epoca si era vociferato di un suo assessorato.
«È vero che dopo essere stato il più votato di mia sponte tendevo a fare il presidente del Consiglio ma non mi sono candidato. Il motivo della frattura con il sindaco non è stato legato alla questione presidenza ma a una serie di atti che non avevo gradito. Pur essendo transitato al gruppo misto ho sempre votato, in maniera critica e costruttiva gli atti di maggioranza. L’unico che non ho votato è stato l’aumento della Tari ma non mi sono mai dichiarato all’opposizione anche perché ho sempre avuto nei confronti del sindaco straordinari rapporti umani. E politicamente non ho mai avuto un atteggiamento di rottura tanto che dopo sette mesi sono rientrato ma non in vista di accordi. Adesso, credo che la sua scelta sia ricaduta su di me perché sono un consigliere anziano, al terzo mandato (la prima volta avevo 24 anni) e quindi ho tanta esperienza politica».
Una scelta che non è stata accolta con favore da una parte della politica. Dopo la notizia della sua nomina, l’ex assessore Alessandro Porto si è detto «amareggiato» della sostituzione, note al vetriolo sono arrivate sia dalla Lega che da Mpa e l’assessore Fabio Cantarella si è dimesso. Si sarebbe aspettato tutto questo?
«Che io abbia avuto questa potenza mi sembra molto difficile. Durante il mio mandato da consigliere ho sempre avuto rispetto per tutte le forze politiche sia di maggioranza che di opposizione e un equilibrio garbato nei confronti della Giunta senza mai travalicare le mie competenze e senza mai scavalcare nessuno. Alessandro Porto ho letto che ci è rimasto male e mi dispiace, abbiamo sempre collaborato negli anni. Non mi ha ancora chiamato per farmi gli auguri e le congratulazioni, ma so che da qui a breve lo farà per il rapporto che abbiamo. Dal punto di vista politico delle coalizioni non voglio entrare nel merito perché non ho ancora sentito il sindaco e credo che sia giusto che debba essere lui a dare un’idea. Per il resto, ognuno è libero di dire e fare quello che vuole. Per l’assessore Cantarella mi può solo dispiacere perché è una persona per bene e un gran lavoratore».
E parlando di politica in senso stretto, lei dove si posiziona adesso?
«Io ho la tessera di Fratelli d’Italia, partito di cui il sindaco è segretario regionale e qui resto. Perché, dovrei andare?».
Sulle deleghe che cosa ci può anticipare? Se non ci fossero altri parti di rimpasto e redistribuzioni e dovessero andare a lei quelle che erano del suo predecessore (Decentramento e periferie, Anagrafe, Innovazione tecnologica, Smart Cities e Protezione civile, Polizia municipale), sarebbe soddisfatto?
«Mio padre è stato per oltre 35 anni un vigile urbano in città. Quindi, il corpo lo conosco e come figlio di ispettore della polizia municipale quella delega mi piacerebbe. Al momento però non mi posso esprimere perché non lo so ancora, sarà il sindaco a dare direttive in tal senso. Dunque, ancora nulla è detto».
Però una cosa le va riconosciuta: con MeridioNews ha mantenuto la promessa di rilasciare la prima intervista. Adesso, qual è la prima che fa alla città da neoassessore? Così poi possiamo verificare che mantenga anche questa …
«Per mia natura sono pragmatico, metodico e mi piace programmare le cose. Forse anche un po’ per deformazione professionale da avvocato civilista, non parlo mai prima di conoscere bene una cosa. Così farò anche per il mio mandato da assessore. Dunque per le cose specifiche legate alle deleghe, dirò quando avrà il quadro chiaro. Al momento, l’unica cosa che posso garantire, al di là delle frasi di rito, è il massimo e incondizionato impegno che metterò in tutto quello che farò».
Nel suo primo post su Facebook da assessore lei si rivolge e si affida «all’aiuto di Dio e alla benedizione della nostra amata Patrona Sant’Agata». Perché?
«Io sono cristiano e mi sono sempre affidato al Signore in ogni cosa che ho fatto nella vita. E le dirò di più: ieri mattina, quando ho saputo che il sindaco mi aveva nominato, sono andato in Cattedrale e ho anche portato un mazzolino di fiori a Sant’Agata perché sono devoto da buon catanesissimo da generazioni quale sono».
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