Comera prevedibile, stanno venendo al pettine i nodi dovuti a scelte politiche e amministrative demagigiche e sbagliate. Quando queste scelte sono state adottate dal governo regionale - e, segnatamente, dallassessore alla formazione professionale, mario centorrino - questo giornale non era ancora in rete. Qualche considerazione illustrata, adesso, sui disastri della finta formazione professionale siciliana non guasta.
La legge 24 e gli errori di Centorrino
Comera prevedibile, stanno venendo al pettine i nodi dovuti a scelte politiche e amministrative demagigiche e sbagliate. Quando queste scelte sono state adottate dal governo regionale – e, segnatamente, dallassessore alla Formazione professionale, Mario Centorrino – questo giornale non era ancora in rete. Qualche considerazione illustrata, adesso, sui disastri della finta formazione professionale siciliana non guasta.
Quando, nel 2008, l’attuale governo regionale ha cominciato a muovere i primi passi, lo ha fatto, almeno rispetto ai temi della formazione professionale, con chiarezza. Sia il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, sia lassessore alla Formazione professionale, Mario Centorrino, riconoscevano che in Sicilia, negli ultimi ventanni, la formazione professionale era servita più ai formatori che ai giovani da formare per consentire loro l’accesso nel mercato del lavoro. Anzi, se vogliamo essere precisi, il 90 per cento e forse più della formazione professionale legge regionale n. 24 è stata, per oltre un ventennio, completamente sganciata dal mercato del lavoro.
La formazione professionale siciliana targata legge 24, lungi dal formare i giovani da indirizzare nel mondo del lavoro, è servita a finanziare, in modo surrettizio sindacati, patronati e apparati vari. Clientelismo allo stato puro misto all’assistenzialismo di bassa lega.
Coscienti di tutto questo, Lombardo e Centorrino hanno iniziato dicendo che le cose sarebbero cambiate. Strada facendo, invece, la realtà ha cambiato loro. Cosicché la formazione legge 24 è stata trasferita, quasi completamente, sul Fondo sociale europeo(Fsn). Il tutto con una stuccheovole polemica sui nuovi accreditamenti di nuovi enti di formazione, che in parte sono stati accettati e in parte sono stati respinti.
Di fatto, è avvenuto che progetti di formazione professionale, a valere sui fondi europei, meritevoli di essere approvati perché innovativi, sono stati bocciati. Il tutto per mantenere in vita, di fatto, gli enti di formazione targati legge 24. Una scelta sbagliata, perché tali enti, nati tondi, non potranno mai morire quadrati.
Sarebbe stato molto più corretto creare una sorta di ruolo unico ad esaurimento dove collocare tutto il personale della formazione professionale legge 24, lasciando le risorse europee a disposizione di chi vuole innovare veramente leconomia e la cultura imprenditoriale siciliana. Invece il governo, anche per esigenze clientelari, è andato un po di qua e un po di là. Il risultato è che, adesso, il pachiderma legge 24 torna a chiedere risorse: e ne ha ben donde, perché il personale – essendo fatto da padri di famiglia – non può restare senza stipendio.
Lo ripetiamo: sarebbe stato più corretto creare un ruolo unico ad esaurimento dove collocare questo personale. Ci sarebbero volute risorse finanziarie, certo. Ma non ci sembra che la situazione finanziaria della Regione sia particolarmente allegra se, qualche giorno fa, è stato contratto un prestito di oltre 900 milioni di euro con la Cassa Depositi e Prestiti per pagare le spese correnti.
La verità è che i soldi si sarebbero trovati anche per il personale della formazione da collocare in un possibile ruolo ad esaurimento. Ma questo, ovviamente, non sarebbe piaciuto ai gestori degli enti legge 24, che debbono continuare a succhiare risorse dal Fondo sociale europeo chissà per quanti anni ancora. Togliendo opportunità a chi la formazione la sa fare davvero. Il problema è tutto lì.