Ad aver causato la crisi nei due teatri, secondo i sindacalisti, è stata «l'eccessiva ingerenza della politica negli enti culturali». I rappresentanti dei lavoratori hanno parlato anche di possibili soluzioni: tagliare gli sprechi e avviare piani di rilancio industriali. E chiedere alla Regione interventi con leggi sullo spettacolo
La Cgil sui problemi di Stabile e Bellini La richiesta: «Concertazione senza polemiche»
Un incontro per fare il punto della situazione sullo stato di salute del teatro Bellini e del teatro Stabile. A organizzarlo questa mattina la segreteria etnea della Cgil. «I due enti culturali versano in condizioni pericolose e occorre una seria presa di posizione da parte delle istituzioni», attacca in apertura il segretario generale della Camera del lavoro Giacomo Rota. Il suo appello si rivolge alla Regione Sicilia e al Comune di Catania e intende porre le basi per «un lavoro di concertazione fuori dalle facili polemiche», aggiunge Rota.
Il riferimento, in questo caso, è alla querelle nata tra l’amministrazione comunale, l’aula consiliare di palazzo degli Elefanti, i sindacati e il consiglio d’amministrazione dello Stabile sulla richiesta di dimissioni del presidente Nino Milazzo approvata dal senato cittadino. «È meglio che facciamo tutti un passo indietro e che alcuni personaggi la smettano di cercare protagonismi sui problemi degli enti culturali», attacca Rota. Che precisa la posizione della Cgil: «Non ha preso le parti di Milazzo e del suo cda ma ha solo espresso l’idea che chiedere le dimissioni del presidente dello Stabile nella fase in cui si approvano i bilanci è deleterio». «La bomba a orologeria lanciata dal consiglio comunale rischia di aggravare ancora di più le sorti dello Stabile», aggiunge Rota. Che precisa: «Stiamo parlando di un ente in cui i lavoratori non percepiscono lo stipendio da febbraio». E poi lancia una provocazione: «Non mi pare che il consiglio comunale di interesso dei problemi dei dipendenti di Myrmex o Sism. Forse che quelli non sono di moda?».
La sorte dei lavoratori del Bellini è la stessa di quelli dello Stabile. Entrambi i gruppi di dipendenti hanno ricevuto l’ultima mensilità nel mese di febbraio. «Siamo gente che ha moglie e figli a carico e che sconta i tagli e cuci della politica», afferma il rappresentante dei lavoratori Antonio Giardinieri. Dipendente dello Stabile da 25 anni conferma che «così non si può lavorare ma lo facciamo lo stesso».
Il dramma è «l’eccessiva ingerenza della politica negli enti culturali». L’affermazione appartiene al segretario generale Slc Cgil Davide Foti. Che aggiunge: «Il 90 per cento dei danni che registrano i teatro deriva dall’utilizzo clientelare che di essi ha fatto negli anni la politica». Foti fa poi una riflessione: «Dal 2008 a oggi i fondi complessivi in entrata per lo Stabile sono diminuiti del 47 per cento e per il Bellini del 40 per cento». E domanda: «Come ci si può occupare della cartellonista e della programmazione quando o non ci sono soldi o non si sa quanti ce ne saranno sia prima della stagione successiva che in corso d’esecuzione?».
Per il sindacalista la soluzione investe tre aspetti. «Bisogna tagliare le eccessive consulenze esterne, intervenire sugli sprechi e rilanciare gli enti con piani industriali che garantiscano i livelli occupazionali», afferma il segretario di Slc Cgil. Punta proprio sui lavoratori il segretario confederale Cgil Giovanni Pistorio. «La difficoltà dei teatri la pagano sulla propria pelle i dipendenti i quali, con estrema dignità, continuano a lavorare anche senza stipendio e – continua – anche quando i tagli avvengono in corso d’opera». «La cultura è un fattore trainante per tutte le città, soprattutto per quelle di area metropolitana e questo prima o poi lo si dovrebbe capire anche con leggi sullo spettacolo che nella Regione Sicilia sono assenti», conclude Pistorio.